Concetti Chiave
- Nel Canto XVI, Dante continua la descrizione dei sodomiti e introduce l'arrivo di Gerione, cambiando tono rispetto ai canti precedenti.
- I poeti incontrano tre sodomiti, Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Iacopo Rusticucci, che riconoscono Dante come fiorentino e lo pregano di ascoltarli.
- Dante esprime rispetto per i tre sodomiti, nonostante la loro condizione, e riconosce la loro fama e il loro valore passato.
- Iacopo Rusticucci chiede informazioni sulla situazione di Firenze, e Dante attribuisce la corruzione della città agli uomini nuovi e alle ricchezze improvvise.
- Virgilio getta una corda in un burrone, facendo apparire Gerione, una figura mostruosa che emerge nuotando nell'aria verso i poeti.
Indice
Introduzione
Il racconto iniziato nel canto XV continua con altri toni nei due successivi canti: ma in questi s'interseca a esso un discorso di genere assai diverso. Nella prima parte del canto XVI il poeta continua la rassegna dei violenti contro natura, cioè i sodomiti. Finita la quale, per completare il terzo girone dei violenti, egli dovrebbe parlar subito dell'ultima specie di essi, dei violenti contro natura e arte, cioè gli usurai; invece nella seconda metà del canto passa a parlarci del suo avvicinarsi col maestro al grande baratro centrale nel quale precipita in cascata il Flegetonte, e il cui fondo costituisce l'ottavo cerchio, il primo dei due cerchi dei fraudolenti.
Incontro con un'altra schiera di sodomiti
I poeti sono già giunti, sempre camminando sull'argine, dove s'ode il rombo della cascata, quando appare sul sabbione un'altra schiera di sodomiti. Da questa si staccano tre peccatori, che correndo verso Dante, lo pregano di fermarsi, avendolo dall'abito riconosciuto per fiorentino. Virgilio esorta il discepolo ad essere cortese con costoro e aggiunge che, se non fosse per il fuoco, spetterebbe a lui correre loro incontro. I tre, giunti davanti all'argine, formano un cerchio e ruotando e volgendo al tempo stesso il viso verso Dante cominciano a parlargli.Uno dei tre dannati prega Dante di non badare alla miseria del luogo e alla loro condizione, ma di piegarsi alle preghiere, per la fama che di loro tre continua ancora sulla terra. Presenta colui che lo precede, Guido Guerra, quello che lo segue, Tegghiaio Aldobrandi, e sé stesso, Iacopo Rusticucci. Dante, che se non fosse stato per il fuoco, si sarebbe gettato giù dall'argine per abbracciarli, li assicura di non provare alcun disprezzo per loro, anzi di averne sempre venerato i nomi; si dichiara fiorentino e spiega la sua condizione.
Guido Guerra: Guido Guerra VI figlio di Marcovaldo, conte di Dovadola, e di Beatrice degli Alberti, nacque intorno al 1220 e fu, dopo un periodo trascorso presso la corte di Federico II, uno dei più validi sostenitori, in Firenze, della parte Guelfa. Combatte nel 1255 contro i Ghibellini di Arezzo e dovette esulare dopo Montaperti; promotore della riscossa guelfa, combatté sotto Carlo I d'Angiò.
Tegghiaio Aldobrandi: figlio di Aldobrando degli Adimari, famoso cittadino fiorentino della generazione precedente a quella di Dante; fu podestà di Bresso nel 1256 e combattente a Montaperti: aveva sconsigliato invano l'attacco contro i Senesi, che portò alla celebre sconfitta. Morì prima del 1266.
Iacopo Rusticucci: della consorteria dei Cavalcanti, fu nel 1254 procuratore speciale del comune di Firenze per trattare con gli altri comuni toscani; era ancor vivo nel 1266. Secondo notizie di commentatori antichi avrebbe avuto una moglie ritrosa e bisbetica, da cui si sarebbe diviso, e per la cui avversione sarebbe stato indotto al peccato di sodomia.
Cause della corruzione di Firenze
Iacopo Rusticucci chiede a Dante se a Firenze esiste ancora cortesia e valore, poiché un loro concittadino, Guglielmo Borsiere, ha portato tristi notizie. Col voi alzato e con voce ferma Dante dichiara la corruzione di Firenze colpa degli uomini nuovi e delle eccessive e improvvise ricchezze. Rattristati dalla notizia i tre lodano Dante della sincerità e lo pregano di ricordarli sulla terra. Poi, rotta la ruota, si allontanano di corsa per raggiungere la loro schiera.Guglielmo Borsiere, personaggio fiorentino di cui mancano precise notizie storiche, è un uomo di corte. Dovette morire poco prima del 1300, o addirittura ai primi di quell'anno. Esso è un fiorentino, che giunto da poco all'Inferno, parla di Firenze con dei concittadini e porta loro le ultime novità della comune patria.
L'arrivo di Gerione
Assordati dal fragore dell'acqua che precipita, giungono i due poeti sull'orlo del cerchio. Qui Virgilio chiede a Dante una corda che questi porta legata alla vita e con la quale già aveva sperato di prendere la lonza. Virgilio la getta nel burrone arrotolata, mentre Dante si chiede che cosa dovrà succedere al novo cenno del maestro. Ed ecco infatti una mostruosa figura salire nuotando nell'aria dal profondo burrato ed accostarsi all'orlo superiore di questo.Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della prima parte del canto XVI?
- Chi sono i tre peccatori che si avvicinano a Dante e cosa chiedono?
- Quali sono le cause della corruzione di Firenze secondo Dante?
- Chi è Guglielmo Borsiere e quale ruolo ha nel racconto?
- Cosa accade quando Virgilio getta la corda nel burrone?
La prima parte del canto XVI continua la rassegna dei violenti contro natura, cioè i sodomiti, e introduce un incontro con un'altra schiera di sodomiti.
I tre peccatori sono Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Iacopo Rusticucci, e chiedono a Dante di fermarsi e ascoltarli, riconoscendolo come fiorentino.
Dante attribuisce la corruzione di Firenze agli uomini nuovi e alle eccessive e improvvise ricchezze.
Guglielmo Borsiere è un fiorentino che, giunto da poco all'Inferno, porta notizie tristi sulla corruzione di Firenze ai suoi concittadini.
Quando Virgilio getta la corda nel burrone, una mostruosa figura, Gerione, sale nuotando nell'aria e si accosta all'orlo superiore del burrato.