Concetti Chiave
- Il Canto XIII dell'Inferno presenta Pier della Vigna, un esempio di condanna religiosa e comprensione per la fragilità umana, con Dante che vede riflesso parte di sé nel personaggio.
- Pier della Vigna, ministro di Federico II, è calunniato e si suicida, ribadendo la propria innocenza e chiedendo a Dante di restaurare la sua reputazione sulla terra.
- Dante e Virgilio attraversano la selva dei suicidi, dove le anime si trasformano in arbusti contorti, tormentati dalle Arpie che si nutrono delle loro foglie.
- Gli scialacquatori, come Lano da Siena e Iacopo da Santo Andrea, sono puniti correndo tra i cespugli, inseguiti da cagne nere che li dilaniano.
- Il canto si conclude con l'incontro con un fiorentino suicida, che lamenta il gesto inutile di Iacopo da Santo Andrea, esprimendo il dolore causato dalla sua azione.
Canto XIII dell'Inferno
Il personaggio di Pier della Vigna è un esempio tipico di quella compresenza nell'Inferno, in alcuni casi, di condanna religiosa e di comprensione per gli errori e la fragilità umana. D'altra parte Dante vuol vendicare la sorte ingiusta di Piero, proclamare la sua innocenza. Senza giungere all'identificazione troppo precisa proposta da qualche studioso tra Dante e il suo personaggio, non par dubbio che in quest'ultimo il poeta vedeva molto di sé stesso.Piero non solo solennemente afferma con giuramento la sua fedeltà da vivo all'imperatore, ma la testimonia anche nell'Inferno: per lui, l'imperatore fu d'onor si degno; fu vittima anche lui, in fondo, della congiura degli invidiosi, per colpa dei quali egli corre rischio di aver presso i posteri trista fama d'ingrato. Dante rivendica l'innocenza non solo di Piero, ma anche di Federico. E poi, come ricompensa finale, la disgrazia. così era stato dai suoi concittadini ricompensato egli stesso, Dante.
Il disdegnoso gusto che porta Piero al suicidio, cioè il voler mostrare ai calunniatori il proprio disprezzo, il considerare un'umiliazione persino il confutare le accuse, è quello stesso di Romeo di Villanova, anche questi benemerito del suo signore, e vittima dell'invidia cortigiana: di fronte alle accuse, se non si uccise, si partì sdegnosamente dalla corte povero e vetusto.
Se Piero è simile a Romeo, a questo è similissimo Dante, nella sua incapacità di scusarsi, umiliandosi, di colpe non commesse, anche a costo di restare in esilio.
Divisione dei versi
1-21 -> La selva dei suicidiNesso non è ancora arrivato dall'altra parte del fiume, che i due poeti s'incamminano per un bosco arrido e strano. Gli arbusti contorti e spinosi sembrano gli sterletti della Maremma; le Arpie nidificano tra i rami e fanno strani lamenti. Virgilio spiega a Dante che si trovano nel secondo girone e lo invita a guardare attentamente.
22-78 -> Pier della Vigna
Dante si arresta smarrito nell'udire lamenti senza vedere nessuno, e Virgilio lo invita a spezzare una fraschetta, se vuol comprendere la verità. Dalla pianta da cui Dante ha colto un ramicello escono insieme parole e sangue. Sono parole di rimprovero per il dolore causato: si tratta di dannati trasformati in piante. Virgilio cerca di scusare il discepolo di ciò che ha fatto per suo stesso suggerimento e per ammenda dell'offeso arrecata gli propone di dichiarare chi sia perché Dante, a cui è lecito ritornare nel mondo, può restaurarne la fama.
Lo spirito si rivela allora per il grande ministro di Federico II, Pier della Vigna, che dopo una vita di esemplare fedeltà all'imperatore, calunniato dagli invidiosi cortigiani, fu incarcerato per tradimento. Incapace di sopportare l'atroce calunnia, si tolse la vita; ma ora ribadisce la propria innocenza, pregando il vivo di rivendicare il suo onore in terra.
78-108 -> Pier della Vigna spiega come i suicidi si trasformino in piante
Poiché lo spirito tace, Virgilio invita Dante a rivolgergli ancora qualche domanda; ma il poeta è così commosso che non potrebbe parlare. Parla quindi Virgilio, chiedendo a Pier della Vigna come l'anima si trasformi in pianta, e se alcuna può liberarsi da questa forma. Piero spiega che quando l'anima si stacca dal corpo volontariamente, col suicidio, viene precipitata nella selva, dove germoglia: le Arpie accrescono il suo dolore, pascendosi delle sue foglie.
109-129 -> Apparizione degli scialacquatori: Lano da Siena e Iacopo da Santo Andrea
Dante e Virgilio, mentre attendono altre spiegazioni, vengono sorpresi da un rumore. Alla loro sinistra appaiono due spiriti, graffiati dalle spine dei pruni, che corrono spezzando rami e fronde, inseguiti da una torma di cagne nere e fameliche. Quello dinanzi riesce a fuggire; il secondo, sfinito, si getta in un cespuglio, e le cagne lo afferrano e lo fanno a brani, insieme allo stesso cespuglio poi si allontanano.
130-151 -> Un fiorentino suicida
Virgilio prende per mano Dante ancora commosso e spaventato e lo conduce presso il cespuglio straziato, che con amare e dolorose parole rimproverava Iacopo da Santo Andrea per il suo inutile gesto. Alla domanda di Virgilio, lo spirito risponde di essere un fiorentino, suicida nella propria casa.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema centrale del Canto XIII dell'Inferno?
- Chi è Pier della Vigna e quale ruolo ha nel Canto XIII?
- Come si trasformano i suicidi nel Canto XIII?
- Qual è il significato delle Arpie nel Canto XIII?
- Chi sono gli scialacquatori e quale scena rappresentano nel Canto XIII?
Il tema centrale è la condanna dei suicidi, rappresentata attraverso la figura di Pier della Vigna, che esprime la sua innocenza e il suo disprezzo per le calunnie che lo portarono al suicidio.
Pier della Vigna è un personaggio che rappresenta la fedeltà e l'innocenza calunniata. Fu un ministro di Federico II, accusato ingiustamente di tradimento, e si tolse la vita per l'incapacità di sopportare l'ingiustizia.
I suicidi si trasformano in piante nella selva dei suicidi. Quando l'anima si stacca dal corpo, germoglia in un arbusto, e le Arpie accrescono il loro dolore nutrendosi delle foglie.
Le Arpie simboleggiano il tormento continuo dei suicidi, poiché si nutrono delle foglie degli arbusti in cui le anime si sono trasformate, aumentando il loro dolore.
Gli scialacquatori sono anime che, in vita, dissiparono le loro ricchezze. Nel Canto XIII, appaiono inseguiti da cagne nere e fameliche, rappresentando la loro punizione eterna.