Concetti Chiave
- Nel Canto 11 dell'Inferno, Dante e Virgilio camminano tra le tombe degli eretici, incontrando Farinata degli Uberti, che si erge fiero e discute animatamente con Dante delle sue origini guelfe e delle rivalità politiche passate.
- Farinata profetizza l'esilio di Dante, anticipando le difficoltà che incontrerà nel tornare a Firenze e sottolineando le conseguenze della battaglia di Montaperti.
- Cavalcante de' Cavalcanti appare brevemente, chiedendo notizie del figlio Guido, e si ritrae con disperazione quando crede che sia morto, a causa di un malinteso con Dante.
- Dante scopre che i dannati hanno una conoscenza limitata del presente, ma possono prevedere il futuro fino al Giudizio Universale, momento in cui perderanno ogni consapevolezza temporale.
- Virgilio consola Dante, promettendogli che in futuro Beatrice gli svelerà il destino della sua vita, mentre si allontanano dal cerchio degli eretici verso nuovi gironi infernali.
Indice
Dialogo con il Maestro
Il mio Maestro percorreva uno stretto sentiero tra la parete della città e le tombe, io lo seguivo e mi rivolsi a lui, dicendogli:
“Oh grande virtù che mi conduci intorno attraverso i gironi del male, parlami, come piace a te, e soddisfa le mie richieste.
Si potrebbero vedere le anime dentro le tombe dato che il coperchio è sollevato e non c’è nessuno che fa la guardia?”
Incontro con Farinata
E lui a me: “Tutti i coperchi si chiuderanno dopo il Giudizio Universale, quando le anime torneranno qui dalla valle di Giosafat con i corpi che hanno lasciato sulla Terra.
Da questa parte hanno la loro sepoltura, insieme ad Epicuro, tutti i suoi seguaci, coloro che ritengono che l’anima muoia col corpo.
Perciò, in questo cerchio, avrai presto una risposta alla domanda che hai fatto e anche al desiderio che ancora non mi hai espresso [Ciacco aveva preannunciato a Dante che Farinata degli Uberti si trovata fra gli eretici].
” E io: “Buona guida, io tengo nascosto a te ciò che desidero per limitare le parole perché tu da poco mi hai invitato a farlo.”[vv.76.78 del canto III]
[Nel frattempo una voce ci interruppe, dicendo] “Oh toscano che te ne vai attraverso l’Inferno parlando con tanta dignità, fermati un attimo qui.
La tua pronuncia rivela che sei nativo di Firenze, una città nei cui confronti, forse mi sono comportato troppo da nemico [Farinata era stato costretto a ricorrere alle armi contro la sua città natale e ora esprime un dubbio e un tormento, per amor patrio, di averle arrecato danno], alla quale forse ho dato molto fastidio.”
Queste parole uscirono improvvisamente da una delle tombe (= arche) e perciò, preso dalla paura, mi avvicinai ancora di più a Virgilio
Egli mi disse: “Ma girati, cosa fai? Vedi là Farinata degli Uberti che sta drizzato fuori dalla tomba, vedrai il suo corpo dalla vita in su! [segno di atteggiamento morale nobile e fiero]”
Io già lo stavo già fissando ed egli stava dritto col petto e con la fronte [le parti più nobili del corpo umano perché sedi del sentimento e del pensiero] come forma di disprezzo nei confronti dell’Inferno.
Le cordiali e sollecite mani di Virgilio mi sospinsero, in mezzo ai sepolcri, vicino a Farinata degli Uberti e mi disse: “Le tue parole siano appropriate e degne [dell’interlocutore].”
Non appena io fui ai piedi della sua tomba, Farinata, con una certa alterigia [Farinata vedeva Dante troppo giovane per collocarlo fra le persone a lui note], mi chiese: “Chi erano i tuoi antenati?”
E io, che volevo rispondere, non glielo tenni nascosto, anzi gli parlai apertamente, cosa per cui corrugò le sopracciglia:
e disse: “I tuoi antenati, furono miei fieri avversari [Farinata apparteneva ai ghibellini, mentre gli Alighieri ai guelfi], dei miei antenati e della mia fazione a tal punto che per due volte li ho cacciati bandendoli da Firenze.” [Con superbia, Farinata si vanta della propria capacità di vendetta e di offesa]
Io gli risposi: “Nonostante i Guelfi siano stati cacciati, entrambe le volte, essi ritornarono [a Firenze] da tutti i luoghi in cui essi si erano rifugiati, un’arte che i vostri [i Ghibellini] non hanno imparato a fare.”
Conversazione con Cavalcante
Nel frattempo, nell’apertura della tomba priva di coperchio, si alzò un’anima accanto a quella con cui stavo parlando, ma emergente dall’orlo fino al mento, motivo per cui io credetti che fosse in ginocchio.
Guardò intorno a me come se avesse il desiderio di sapere se ci fosse qualcun altro insieme a me, così, dopo che non ebbe più dubbi, piangendo disse: “Se tu vai in giro per questa prigione buia, grazie alla tua intelligenza, dov’è mio figlio e perché non è insieme a te?”
E io gli risposi: “Non faccio questo viaggio per mia iniziativa (o per i miei meriti), sono condotto in questi luoghi da colui [= Virgilio] che là mi sta aspettando per accompagnarmi da colei che vostro figlio disprezzò “[Colei = Beatrice che rappresenta la teologia, disprezzata dagli epicurei. Per alcuni critici “cui” va collegato a “disdegno” da riferire a Virgilio]
Le sue parole e il modo con cui le aveva pronunciate mi avevano fatto capire chi fosse, per cui la mia risposta fu esauriente.
Egli [Cavalcante dei Cavalcanti], dopo essersi alzato in piedi, gridò: “Come? Hai parlato di lui al passato! Non è ancora vivo? La luce del sole non colpisce più i suoi occhi?”
Siccome io non risposi subito, lui si accasciò nella tomba e non me uscì più. [Dante indugia nel dare la risposta perché da Ciacco ha saputo che i dannati conoscono il futuro, e non capisce perché essi ignorino il presente]
Profezia di Farinata
Nel frattempo, l’altro personaggio di animo grande [= Farinata degli Uberti], a richiesta del quale mi ero fermato, e ricollegandosi direttamente al dialogo di prima [rimasto in sospeso per l’apparizione di Cavalcanti] non cambiò espressione e non si girò nemmeno a guardare
[e disse]: “Se i miei [ i Ghibellini] hanno imparato male quell’arte [di ritornare a Firenze. Il tono di Farinata sta diventando ironico], ciò mi tormenta più di questa tomba.
Ma la faccia della donna che comanda gli Inferi (Proserpina) e della luna in cielo (Selena) non si riaccenderà per 50 volte [non passeranno 50 mesi lunari], momento in cui tu capirai quanto sarà difficile tornare a Firenze [Farinata profetizza a Dante l’esilio, a seguito della sconfitta dei guelfi di parte nera].
Così tu possa ritornare presto o tardi nel mondo dei vivi, dimmi perché il popolo fiorentino [= il nuovo governo dei guelfi] è così implacabile contro i Ghibellini attraverso le leggi che sono emanate? [si fa riferimento alle severe legge che colpivano gli esiliati]”
E io: “L’orrenda strage che cambiò l’Arbia in un fiume rosso di sangue fa prendere tali provvedimenti nelle nostre sedi consiliari [tempio = fa pensare all’unanimità con cui si era soliti invocare Dio nelle chiese in occasione di una catastrofe naturale, come nella battaglia di Montaperti].
Riflessioni e Profezie
Dopo che Farinata degli Uberti ebbe mosso il capo ed emesso un respiro, continuò: “Non fui presente soltanto io, né l’unico responsabile, a Montaperti, né senza una buona ragione mi sarei indotto a quel passe [= combattere contro la patria Firenze].
Ma fui soltanto io, nel momento in cui [dieta di Empoli] fu avallata la decisione di distruggere Firenze, a difendere la città a viso aperto [senza aver paura della mia incolumità].
[Io lo pregai]: “Oh, augurando che la vostra discendenza possa trovare riposo, scioglietemi quel dubbio che fin qui ha confuso la mia possibilità di capire.
Sembra che voi anime vediate, se ho ben capito, prima quello che il tempo porta con sé [il futuro] mentre per quanto riguarda il presente avete un comportamento opposto”.
[Lui rispose]: “Noi vediamo le cose che sono lontane come colui che ha una vista difettosa [cioè come coloro che sono affetti da presbiopia]: solo in questi limiti ancora ci illumina Dio.
Quando le cose si avvicinano nel tempo o si realizzano, tutta la nostra capacità è inutile [è incapace di percepire quello che avviene o sta per avvenire] e se un altro nuovo arrivato non ci reca notizie, noi non sappiano nulla della vostra condizione presente.
Perciò puoi ben capire che la nostra conoscenza sarà tutta morta, quando la porta del futuro si chiuderà.” [quando si compirà il Giudizio Universale noi perderemo tutta la nostra conoscenza].
Allora pentito del male commesso in buona fede, dissi: “Allore direte all’anima che è ricaduta nella tomba (= Cavalcanti) che suo figlio fa ancora parte della comunità degli esseri viventi;
e se io restai in silenzio, poco fa invece di rispondergli, fategli sapere è perché ero assorto in quel dubbio che mi avete appena chiarito.
Ormai Virgilio mi stava richiamando; perciò, con maggior sollecitudine, pregai Farinata che mi facesse i nomi dei suoi compagni di pena.
Mi precisò: " In questa parte del cerchio giaccio con moltissimi altri: qui dentro ci sono Federico Il, e il Cardinale; e non dico nulla dei rimanenti ".
Poi spari (nel sepolcro); ed io mi diressi verso Virgilio, riandando col pensiero a quella profezia che mi sembrava ostile [Dante con questo suo modo di essere pensieroso dimostra di avere bisogno del conforto di Virgilio]
Egli s’incamminò; e poi, mentre procedevamo, mi chiese: " Perché sei così turbato? " E io risposi alla sua domanda.
“La tua memoria serbi ciò che di ostile ti è stato predetto " mi ingiunse Virgilio. "Ed ora fa attenzione a queste parole " ed alzò l’indice:
"Quando ti troverai in presenza della soave luce che si sprigiona da colei (Beatrice) che vede tutte le cose, apprenderai da lei il corso della tua vita." [nel Paradiso, Dante incontrerà un suo antenato, Cacciaguida, che gli farà la profezia conclusiva e gli chiarirà tutte le precedenti]
Virgilio e il Futuro di Dante
Poi si diresse verso sinistra: ci allontanammo dal muro e procedemmo, verso la parte centrale del cerchio, seguendo un sentiero che terminava in un baratro, il quale faceva giungere fin lassù il suo puzzo nauseabondo.
1. v.4, «O virtù somma»: metonimia
2. v.22, «città del foco»: perifrasi per indicare la città di Dite
3. v.26, «nobil patria»: perifrasi per indicare Firenze
4. v.47, «a me e a miei primi e a mia parte»: climax ascendente
5. vv.58-59, «cieco / carcere»: enjambement e allitterazione
6. vv.67-69, «Come? / dicesti "elli ebbe"? non viv’elli ancora? / non fiere li occhi suoi lo dolce lume?»: climax ascendente
7. v.69, «dolce lume»: metafora per indicare la luce del sole
8. v.75, «né mosse collo, né piegò sua costa»: doppia sineddoche (si indica una parte per il tutto)
9. v.77, «S’elli han quell’arte», disse, «male appresa»: iperbato (inversione dell’ordine consueto della frase) per creare degli effetti stilistici particolari)
10. v.78, “letto”, metafora per indicare il sepolcro
11. v.80, «la donna che qui regge», perifrasi per indicare Proserpina
12. v.130, “quando sarai dinnanzi al dolce raggio”: perifrasi per indicare lo sguardo
13. v.131, «tutto vede»: anastrofe (inversione dell’ordine abituale di due parole)
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del dialogo tra Dante e Farinata degli Uberti?
- Cosa rappresenta l'incontro con Cavalcante?
- Qual è la profezia di Farinata riguardo al futuro di Dante?
- Come viene descritta la conoscenza dei dannati riguardo al tempo?
- Qual è il ruolo di Virgilio nel viaggio di Dante?
Il dialogo tra Dante e Farinata degli Uberti esplora temi di rivalità politica e vendetta, con Farinata che si vanta di aver esiliato i Guelfi da Firenze, mentre Dante sottolinea il ritorno dei Guelfi, evidenziando la tensione tra le due fazioni.
L'incontro con Cavalcante rappresenta il dolore e l'incertezza dei dannati riguardo al presente, poiché Cavalcante chiede di suo figlio, dimostrando la loro incapacità di conoscere il presente, ma solo il futuro.
Farinata profetizza l'esilio di Dante da Firenze, affermando che non passeranno 50 mesi lunari prima che Dante comprenda quanto sarà difficile il suo ritorno, a causa delle leggi severe contro i Ghibellini.
I dannati hanno una conoscenza limitata, vedendo solo il futuro come attraverso una vista difettosa, ma non il presente, e perderanno tutta la loro conoscenza dopo il Giudizio Universale.
Virgilio guida Dante attraverso l'Inferno, offrendo saggezza e conforto, e promette che Beatrice, che vede tutte le cose, chiarirà il corso della vita di Dante quando lo incontrerà nel Paradiso.