Concetti Chiave
- Il protagonista si smarrisce in una selva oscura, simbolo di confusione e smarrimento spirituale, e prova paura e angoscia.
- Il protagonista incontra tre fiere: una lonza, un leone e una lupa, che rappresentano ostacoli e tentazioni sul suo cammino.
- Appare Virgilio, il poeta latino, che offre di guidare il protagonista attraverso un viaggio di redenzione e conoscenza.
- Virgilio spiega che per scampare alla lupa, il protagonista deve intraprendere un percorso diverso, poiché la lupa rappresenta un pericolo insuperabile.
- Il veltro, una figura profetica, rappresenterà la salvezza, portando saggezza, amore e virtù, e liberando l'Italia dalla lupa.
Inizio del Viaggio
A metà del percorso della vita terrena
mi ritrovai in un bosco oscuro
poiché avevo perso la via del bene!
Ahimè, quanto è difficile dire quale era
questo bosco selvaggio, intricato e insuperabile,
che al solo ricordo fa rinascere la paura!
E’ tanto piena di angoscia che poco più lo è la morte;
ma per parlare del bene che io trovai in quel luogo,
narrerò delle altre cose che vi ho visto.
Non so bene spiegarvi come vi entrai,
tanto ero addormentato nel momento in cui
abbandonai la via del bene.
Ma poi quando giunsi ai piedi di un colle,
là dove terminava quella valle
che mi aveva riempito il cuore di paura,
guardai in alto e vidi i pendii
già illuminati dai raggi del Sole
che guida gli uomini verso la strada giusta, qualunque cammino percorrano.
Allora la paura, che era nel mio cuore
per tutta la notte che trascorsi con angoscia,
si calmò un poco.
E come colui che con respiro affannoso,
dopo essere uscito dall’acqua sulla riva,
si gira verso l’acqua pericolosa e guarda von attenzione,
così il mio animo, che ancora fuggiva,
si volse indietro a guardare la selva,
a cui nessuno era mai sopravvissuto.
Incontro con le Bestie
Poi dopo che mi fui riposato un poco,
ripresi il cammino per il pendio deserto,
in modo tale che il piede su cui mi appoggiavo fosse sempre il più basso.
Ed ecco, quasi all’inizio della salita,
una lonza, molto agile e veloce,
che aveva la pelliccia cosparsa di macchie;
e non mi si allontanava dal volto,
anzi mi impediva il cammino
tanto che io fui più volte sul punto di ritornare indietro.
Era il tempo dell’inizio del mattino,
e il Sole
così che l’ora mattutina e la dolce stagione primaverile
erano di buon auspicio per sperare
di scampare a quell’animale con il pela maculato;
ma non abbastanza per non farmi spaventare
dalla vista di un leone che mi apparve.
Questo sembrava che venisse contro di me
con la testa alta e con fame rabbiosa,
tanto che sembrava che l’aria intorno ne tremasse.
Ed una lupa, che per la sua magrezza
sembrava carica di ogni desiderio,
e aveva fatto vivere miseramente già molte genti,
questa mi comunicò tanta angoscia
con la paura che mi procurò la sua vista,
che io persi la speranza di raggiungere la vetta.
E come colui che volentieri accumula ricchezza,
quando giunge il momento che gli fa perdere tutto,
non cessa più di piangere e di rattristarsi;
tale mi rese la bestia insaziabile,
che, venendomi incontro, poco a poco
mi respingeva là dove il Sole non giungeva.
Apparizione di Virgilio
Mentre io cadevo rovinosamente in basso,
mi si offrì alla vista
uno che, a causa del lungo silenzio, sembrava fioco.
Quando vidi costui nel vasto deserto, gli gridai:
“Abbi pietà di me, chiunque tu sia,
o ombra o uomo in carne ed ossa!”
Mi rispose: “Non sono un uomo, ma lo fui,
e i miei parenti furono lombardi,
ambedue mantovani di nascita.
Nacqui sotto Giulio Cesare, anche se troppo tardi,
e vissi a Roma sotto il buono Augusto
al tempo della religione pagana degli dei, falsi e bugiardi.
Fui un poeta, e narrai di Enea
che venne da Troia,
dopo che Illio, la superba rocca delle città, fu bruciata.
Ma tu perché ritorni ad un luogo pieno di dolore?
Perché non sali il piacevole monte
che è il principio e la causa di ogni gioia?”
“Allora sei tu quel Virgilio e quella fonte
di saggezza che spandi un così largo fiume di parole?”
gli risposi con la fonte bassa.
“Oh tu che con la tua grandezza onori tutta la categoria dei poeti e li illumini con il tuo modello,
mi siano di giovamento presso di te il lungo studio e il profondo amore
che mi hanno fatto esplorare in ogni sua parte il volume delle tue opere.
Tu sei il mio maestro e lo scrittore che ha su di me maggiore autorità,
tu sei il solo da cui ricavai
il bello stile poetico che mi ha assicurato la fama.
Guarda la bestia per la quale sono scappato indietro;
salvami da lei, famoso saggio,
perché elle mi fa tremare il sangue nelle vene e nelle arterie.”
Dialogo con Virgilio
“E’ necessario che tu prenda un’altra strada”
rispose, poiché mi vide piangere,
“se vuoi sopravvivere a questo luogo selvaggio;
perché questo animale, per cui tu gridi,
non lascia passare nessuno per la sua strada,
ma lo impedisce fino al punto di uccidere;
e ha una natura così malvagia e crudele,
che non soddisfa mai le due bramose voglie,
e dopo il pasto ha più fame di prima.
Sono molti gli animali a cui si unisce,
e saranno sempre più, finché verrà il veltro,
che la ucciderà dolorosamente.
Il veltro non sarà avido né di terre né di ricchezze,
ma di sapienza, amore e virtù,
e la sua nascita sarà tra feltro e feltro.
(Il veltro) sarà la salvezza di quella Italia
per cui morirono di ferite Camilla,
Eurialo e Turno e Niso.
Il veltro la caccerà.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto iniziale del viaggio descritto nel testo?
- Quali creature incontra il protagonista durante il suo cammino?
- Chi appare al protagonista mentre cade rovinosamente?
- Qual è il consiglio di Virgilio al protagonista?
- Cosa rappresenta il "veltro" menzionato da Virgilio?
Il viaggio inizia a metà del percorso della vita terrena, quando il protagonista si ritrova in un bosco oscuro, avendo perso la via del bene, e prova angoscia e paura.
Il protagonista incontra una lonza, un leone e una lupa, che gli impediscono di proseguire e lo spaventano, facendogli perdere la speranza di raggiungere la vetta.
Virgilio appare al protagonista mentre cade rovinosamente, presentandosi come un'ombra che un tempo fu uomo e poeta, noto per aver narrato di Enea.
Virgilio consiglia al protagonista di prendere un'altra strada per sopravvivere al luogo selvaggio, poiché l'animale che lo spaventa non lascia passare nessuno e ha una natura malvagia e crudele.
Il "veltro" rappresenta una figura che non sarà avida di terre o ricchezze, ma di sapienza, amore e virtù, e sarà la salvezza dell'Italia, cacciando l'animale che impedisce il cammino del protagonista.