Concetti Chiave
- Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265, fu un importante politico, poeta e filosofo, e morì in esilio a Ravenna nel 1321.
- La sua carriera politica lo vide tra i Guelfi Bianchi di Firenze, ma fu esiliato a causa di accuse ingiuste di corruzione.
- Durante l'esilio, Dante scrisse la "Divina Commedia", un'opera fondamentale della letteratura italiana.
- Beatrice, il suo amore ideale, è centrale nelle sue opere, in particolare nella "Vita Nuova", un prosimetro che esplora il loro rapporto.
- Nel "De Monarchia", Dante teorizza la separazione dei poteri spirituale e temporale, sostenendo una Monarchia Imperiale ideale.
Indice
Infanzia e formazione di Dante
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 e morì nel 1321 a Ravenna.
Il padre era nativo della Valle Padana, difatti ancora oggi esiste il cognome “Aldighieri” nella zona. La madre fu molto religiosa.
Sin da giovane si dedicò allo studio delle arti liberali, ossia parti non manuali: Trivium e Quadrivium; Il Trivium comprendeva: grammatica, logica e retorica, mentre il Quadrivim: aritmetica, geometria, astronomia e musica.
Carriera politica e esilio
S’interessò anche di Filosofia e soprattutto di Politica, in modo da aiutare la sua città nativa. Diventò Priore di Firenze, una sorta di sindaco o primo cittadino, entrando a far parte dei Guelfi Bianchi; i Ghibellini si erano schierati a Siena, ma vennero sconfitti dal partito di Dante a Montaperti (vicino a Siena) nel 1260; così rimarranno solo i Guelfi Biaggi, coloro che sono a favore del Papa, ma non vogliono che interferisca su Firenze, e i Guelfi Neri, che anche loro erano a favore del Papa e volevano che intervenisse nella politica di Firenze.
Durante la sua vita politica istituì le Corporazioni Lavorative, ossia delle organizzazioni di lavoro guidate da un maestro, il Decano.
Egli s'iscrisse all’organizzazione degli “speziari”, i farmacisti, per avere uno sbocco in politica.
Durante la sua vita, Dante, venne accusato ingiustamente di Batteria, ossia di aver barattato oggetti sacri e cariche di poteri, così viene spodestato delle sue ricchezze ed esiliato; dunque scappò con i figli verso il Nord Italia, anche se cercò sempre di ritornare a Firenze vittorioso. I Guelfi Neri intendevano farlo ritornare a Firenze, purché ammettesse la sua accusa, ma lui rifiutò orgogliosamente.
Egli volle ricostruire il partito guelfo Bianco, ma non ci riuscirà mai.
Venne appoggiato dalla famiglia dei Malaspina in Lunigiana, zona confinante con La Spezia e Massa Carrara.
Durante l’esilio, nel 1302, scrisse la Divina Commedia, infatti nell'Inferno e nel Purgatorio si notano molti territori che ha visitato.
La famiglia della Scala a Verona (gli Scaligeri) lo accolgono durante il suo esilio così come i da Polenta a Ravenna, dove morirà nel 1321.
Opere e amori di Dante
Dante durante la sua vita ha amato una donna, chiamata Beatrice, il cui vero nome era Bice; questa donna sarà al centro di molte delle sue opere.
Si dice che l'abbia incontrata la prima volta a nove anni in una chiesa di Firenze e che l'abbia rincontrata nove anni dopo; questo fatto ha una valenza simbolica: la trinità di Dio (33) che si ripete due volte; questo fatto in verità non accade realmente.
La "Vita Nuova" e Beatrice
Quando Beatrice morì Dante scrisse la “Vita Nuova”, un prosimetro contenente 31 liriche, tra sonetti, ballate e canzoni.
La “Vita Nuova” è un prosimetro, tipico di un testo medioevale e degli Stilnovisti; è un'esplicazione dei caratteri di una poesia.
Nella “Vita Nuova” di Dante si parla del rapporto con Beatrice, accompagnato da elementi filosofici e religiosi.
“Donne ch’Avete Intelletto d'Amore” è una poesia della “Vita Nuova” di Dante, è costituita da un prosimetro più il normale testo poetico.
È una poesia dedicata a Beatrice in modo indiretto, infatti Dante parla con le sue conoscenti, le cosiddette donne dello schermo, chiamate così perché, in poesia, difendono la vera intenzione di Dante, ossia lodare Beatrice, il suo vero amore.
Queste donne possono capire la straordinaria figura di Beatrice, ma non eguagliarla.
Il "De Monarchia" e la teoria dei "Due Soli"
Il “De Monarchia” è la seconda opera per eccellenza di Dante dopo la Divina Commedia. Fu scritta prima della Vita Nuova, precisamente nel 1312-1313.
Dante lo scrive in latino, visto che a quel tempo si credeva che fosse meglio trattare in latino e gli argomenti più importanti e quelli secondari in volgare.
“De Monarchia” significa letteralmente “sulla monarchia”;
Si tratta di un'opera suddivisa in tre libri, nella quale si descrive il modello perfetto di governo, ossia la forma migliore di governo secondo i classici, come Seneca o Cicerone, ossia la Monarchia Imperiale, idea che verrà ripresa da Machiavelli 200 anni dopo.
Dante introduce la teoria dei “Due Soli” in quest'opera, che sono il Clero e l'Impero, due forze che secondo lui devono stare separate, difatti il sole del potere spirituale, cioè il Papa e il sole del potere temporale, cioè l'Imperatore, devono interessarsi solo rispettivamente alle leggi spirituali e a quelle umane.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali influenze nella formazione di Dante?
- Quali furono le conseguenze della carriera politica di Dante?
- Chi era Beatrice e quale ruolo ebbe nelle opere di Dante?
- Cosa rappresenta la "Vita Nuova" di Dante?
- Qual è la teoria dei "Due Soli" nel "De Monarchia"?
Dante fu influenzato dallo studio delle arti liberali, che includevano il Trivium (grammatica, logica, retorica) e il Quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia, musica), e dalla religiosità della madre.
Dante divenne Priore di Firenze e fu coinvolto nelle lotte tra Guelfi Bianchi e Neri. Fu esiliato ingiustamente, perdendo le sue ricchezze, e cercò invano di ricostruire il partito guelfo Bianco.
Beatrice, il cui vero nome era Bice, fu l'amore di Dante e ispirò molte delle sue opere, tra cui la "Vita Nuova", dove il rapporto con lei è esplorato attraverso elementi filosofici e religiosi.
La "Vita Nuova" è un prosimetro che esplora il rapporto di Dante con Beatrice, combinando poesia e prosa, e riflette i temi dell'amore e della spiritualità.
La teoria dei "Due Soli" di Dante nel "De Monarchia" sostiene che il potere spirituale (il Papa) e il potere temporale (l'Imperatore) debbano essere separati, ciascuno con le proprie leggi e ambiti di influenza.