Concetti Chiave
- Dante nel De Monarchia discute l'origine e la legittimazione del potere, analizzando il rapporto tra potere imperiale e papale.
- Introduce il principio di autonomia della sfera temporale da quella spirituale, con due mete: felicità terrena e eterna, guidati rispettivamente da imperatore e papa.
- La dottrina dei "due soli" di Dante propone che imperatore e papa abbiano ruoli complementari ma autonomi, con l'imperatore scelto da Dio.
- Il potere temporale dell'imperatore si basa su ragione e natura, riconnettendosi al pensiero di Tommaso d'Aquino e Aristotele, e respinge tesi ghibelline e teocratiche.
- Dante concepisce i poteri come autonomi ma interconnessi, con l'imperatore che deve rispetto al papa, riflettendo un equilibrio tra autorità temporale e spirituale.
Indice
Dante e il potere medievale
Nel De Monarchia, Dante affronta un problema molto scontante per il suo tempo: l’origine e la legittimazione del potere e il rapporto esistente fra il potere imperiale e il potere papale. La soluzione a cui arrivare si differenzia da quella di soliti accettata dai suoi contemporanei ed è conseguenza di un’argomentazione tipica del pensiero medioevale.
La distinzione tra anima e corpo
Per affrontare un problema politico, lo scrittore parte da una premessa religiosa.
Innanzitutto egli fa una distinzione, anche gerarchica, fra anima e corpo, un concetto fondamentale nella cultura del tempo, anche se derivata dalla filosofia greca. Sa questo, fa derivare tutta una serie di conseguenze che investono anche il campo politico. Una prima novità presente in Dante è il principio d’autonomia o indipendenza della sfera temporale da quella spirituale.La Provvidenza e le due mete
La Provvidenza divina ha posto all’uomo due mete: la felicità terrena e la felicità eterna. Per raggi8ungerle, gli ha dato due vie: la filosofia e la Verità rivelata e due guide: l’imperatore e il papa. La cupidigia umana è portata ca trascurare i due obbiettivi e i due mezzi, sebbene essi ci siano stati chiaramente indicati.
Il ruolo dell'imperatore e del papa
E il papa e l’imperatore hanno il ruolo di guidarci e di rimproverarci. Esiste una correlazione fra le due autorità: la pace è la meta essenziale a cui deve tendere l’Imperatore perché soltanto nella pace gli uomini possono prepararsi al raggiungimento della vita eterna. Ma l’imperatore può contare su di un’investitura divina perché solo Dio viene con chiarezza ed interezza l’ordine universale e sceglie l’Imperatore seguendo il suo ordine divino. In questo modo Dante toglie ogni autorità giuridica agli elettori tedeschi che si arrogavano il diritto di scegliere l’imperatore. In questo modo, viene anche cambiato il significato dell’investitura e della stessa incoronazione imperiale, che in quel tempo si considerava un privilegio pontificio. Dio solo elegge l’imperatore, tutti gli altri interpreti della volontà divina, compiono una funzione simbolica, non una scelta. Il tal mondo, si estende all’imperatore la concezione che viene fatta valere nell’elezione del Pontefice all’interno del conclave: gli uomini eseguono, ma lo Spirito Santo ispira.
La dottrina dei due soli
Tutto questo significa che Dante concepisce i due poteri come autonomo uno dall’altro, per la diversità (ma anche per il ruolo complementare di ciascuno) dei fini che competono ad ognuno dei due. Si tratta della dottrina dei “due soli” che si ritrova anche nel canto XVI del Purgatorio.
Il potere temporale e la ragione
Il potere temporale si basa sulla ragione e sulla natura e con questo Dante si ricollega a Tommaso d’Aquino (che a sua volta riprende il pensiero di Aristotele): affermare che l’uomo è un “animale politico” significa legittimare lo Stato e quindi attribuire un significato positivo alla valutazione negativa che ne aveva dato Sant’Agostino. In sintesi, poiché Dante fa derivare direttamente il potere imperiale da Dio e conferendo pari autorità, ma anche indipendenza ai due poteri, egli in pratica respinge sia la tesi ghibellina e regalista di Filippo il Bello che quella teocratica di Bonifacio VIII, proclamata nella bolla Unam sanctam. Non è un caso se la redazione del De Monarchia si colloca fra il 1312 e il 1313, un periodo in cui la discesa di Italia dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, accendeva molte speranze. Tuttavia, nel corso del brano, questa novità viene limitata, quando Dante scrive che Cesare [= l’imperatore] deve usare verso Pietro [= il Papa] quella riverenza che il figlio primogenito deve al padre, affinché illuminato dalla luce della grazia paterna, illumini con più efficacia il mondo al quale egli è stato preposto da Colui [= Dio] che è il solo reggitore delle cose temporali e spirituali.
Le componenti dell'essere umano
Le argomentazioni di Dante possono essere schematizzate come segue:
• L’essere umano ha due componenti: il corpo, la parte corruttibile e l’anima, che è la parte incorruttibile.
• Il fine ultimo del corpo è la felicità terrena che il poeta concretizza nel Paradiso terrestre, indicato come esempio e raffigurazione di una condizione di pienezza e beatitudine terrena.
• Il fine ultimo dell’anima è il raggiungimento della vita eterna che consiste nel godimento della visione di Dio che l’uomo può raggiungere soltanto con l’aiuto divino.
• A questi due fini, arriviamo seguendo procedimenti e mezzi diversi. Alla felicità terrena, giungiamo praticando le virtù morali e intellettuali indicati dalla filosofia (Aristotile, fra le virtù morali aveva posto la Fortezza, la Giustizia, la Temperanza e fra quelle intellettuali, la Sapienza e la Scienza); a quella eterna, arriviamo grazie alla pratica delle virtù teologali, ossia per mezzo della fede, della speranza e della carità; si tratta di insegnamenti divini che trascendono la ragione umana.
• Per raggiungere i due fini, l’uomo ha bisogno di due guide distinte: il papa e l’imperatore, ossia di una duplice guida corrispondente ad un duplice fine.
Domande da interrogazione
- Qual è il problema principale affrontato da Dante nel "De Monarchia"?
- Come distingue Dante tra anima e corpo e quale impatto ha questa distinzione sul pensiero politico?
- Qual è il ruolo dell'imperatore e del papa secondo Dante?
- Cosa rappresenta la dottrina dei "due soli" nel pensiero di Dante?
- Quali sono le componenti dell'essere umano secondo Dante e come si raggiungono i loro fini ultimi?
Dante affronta il problema dell'origine e della legittimazione del potere, nonché il rapporto tra il potere imperiale e quello papale, proponendo una soluzione diversa da quella comunemente accettata nel suo tempo.
Dante distingue gerarchicamente tra anima e corpo, derivando da questa distinzione l'autonomia della sfera temporale da quella spirituale, influenzando così il suo pensiero politico.
L'imperatore e il papa hanno il ruolo di guidare e rimproverare l'umanità, con l'imperatore che deve tendere alla pace per preparare gli uomini alla vita eterna, mentre entrambi sono visti come guide verso la felicità terrena ed eterna.
La dottrina dei "due soli" rappresenta l'autonomia dei due poteri, temporale e spirituale, ciascuno con fini diversi ma complementari, come descritto anche nel canto XVI del Purgatorio.
L'essere umano ha due componenti: il corpo, che mira alla felicità terrena, e l'anima, che mira alla vita eterna. Questi fini si raggiungono attraverso virtù morali e intellettuali per il corpo, e virtù teologali per l'anima, con l'aiuto di due guide: il papa e l'imperatore.