Concetti Chiave
- Dante scrisse il Convivio in esilio tra il 1304 e il 1307, come dimostrazione della sua cultura e maturità, sperando di riabilitarsi agli occhi dei fiorentini.
- L'opera è un prosimetro che, a differenza della Vita Nuova, tratta di dottrine e concetti, focalizzandosi sull'amore per la sapienza.
- Il Convivio doveva comprendere 15 trattati, ma si interrompe al quarto, con ciascun trattato che commenta una delle tre canzoni di Dante.
- Dante usa un metodo allegorico per interpretare le sue canzoni, spiegando simboli e allegorie come modelli di verità medievali.
- Nel IV trattato, Dante espone la sua visione di un impero universale, sottolineando un sistema sociale che assicura la felicità e la pace tramite l'autorità imperiale.
Indice
Dante in esilio e il Convivio
Opera in volgare scritta tra il 1304 e il 1307 quando Dante, ormai in esilio, cerca di mostrare la sua cultura per ottenere il ripensamento dei fiorentini.
E’ un prosimetro come la Vita Nuova, ma si differenzia da essa in quanto non narra più un’esperienza soggettiva, ma esprime dottrine e concetti; l’amore di cui Dante parla è solo quello per la sapienza. Questo perché alla Vita Nuova attribuisce la sua fase giovanile, al Convivio quella di una raggiunta maturità.
Struttura e pubblico del Convivio
Doveva comprendere 15 trattati ( nel primo descrive le ragioni e gli scopi dell’opera),in realtà si ferma al quarto.
In questi trattati venivano commentate tre canzoni:
1) Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete
2) Amor che ne la mente mi ragiona
3)Le dolci rime d’amor ch’i’ solia
Nel I trattato ( Presentazione-destinazione-finalista), che ha funzione di introduzione all’opera intera, Dante ne espone ragioni e scopi. Il trattato è autonomo, non nato come commento di una poesia.
Il pubblico a cui questo si rivolge è un pubblico di elevata condizione ( principi, baroni, cavalieri..anche donne), un pubblico di una nobiltà che può essere di nascita, ma anche spirituale ed etica.
Nel II trattato Dante spiega il modello che seguirà nel commento alle proprie canzoni, un metodo allegorico.
Allegoria e simbolismo nel Medioevo
Definizione di allegoria data da Dante : allegoria dei poeti che nascondono dietro un’immagine fantastica una profonda verità(Es. Dante parla della selva oscura;per l’uomo medioevale la selva era luogo di risorse alimentari, la selva di Dante è oscura e fonte di morte perché è il luogo dove non entrava la luce del bene,ma della menzogna è la metafora dell’anima occupata dal peccato).
Simbolo e allegoria sono modi di leggere la verità nel Medioevo
[ Simbolo = verità che rinvia ad un’altra verità; es. Croce, simbolo che richiama ad una verità (un uomo è stato crocifisso) che porta a un’altra verità( la morte porta a Resurrezione come liberazione dal male]
Anche Bestiari, Lapidari ed Erbari rinviano ad un’altra verità; infatti gli animali e i vegetali hanno virtù morali(verità nascoste), quindi sono letti simbolicamente.
Nel II trattato Dante commenta la prima canzone, descrivendo i cieli e le gerarchie angeliche che li governano interpretando il volere di Dio; queste descrizione saranno alla base della Divina commedia.
Nel III trattato c’è un inno alla sapienza, che per Dante è la somma perfezione dell’uomo.
Teoria politica e nobiltà vera
Nel IV trattato Dante affronta il problema della vera nobiltà già incontrato in “Al cor gentil”; questa nobiltà coincide con la virtù dell’animo di qualsiasi uomo.
Egli confuta l’opinione di Federico II di Svevia che aveva affermato che la virtù non è innata, ma va conquistata.
C’è anche una prima enunciazione della teoria politica di Dante, incentrata sulla necessità di un impero universale; a questo argomento dedicherà poi il De Monarchia.
Dante afferma che l’impero è così e non può essere altrimenti; lo dimostra attraverso la piramide sociale alla cui base c’è l’umanità e al cui vertice c’è l’impero.
Il fine della vita umana è la felicità; l’uomo è un animale compagnevole(cit. Aristotele), nasce per natura in una famiglia che lo sostiene ed esorta, ma che non può provvedere a tutti i suoi bisogni.
Per questo gli uomini si sono aggregati costruendo vicinie (gruppi di uomini che vivono accanto agli altri del quartiere) e poi città ( aggregati più grandi in grado di dare molte risposte ai bisogni).
Poi gli uomini entrano in conflitto per il possesso del territorium perché i bisogni non sono interamente soddisfatti, quindi nascono dei regni che riescono ad avere il ruolo di tenere in pace città e quartieri.
Dopodiché anche i regni entrano in conflitto.
È necessario l’imperatore che “tutto possedendo nulla desidera”, è asceta( non desidera nessun bene mondano)
Può assicurare la pace fondata sulla giustizia e la impone a regni, città e vicinie.
È l’unico che assicura felicità agli individui.
Domande da interrogazione
- Qual è lo scopo principale del "Convivio" di Dante?
- Qual è la struttura prevista del "Convivio" e a chi è destinato?
- Come definisce Dante l'allegoria e quale ruolo ha nel Medioevo?
- Qual è la visione di Dante sulla vera nobiltà e la teoria politica?
- Qual è il ruolo dell'imperatore secondo Dante?
Il "Convivio" è stato scritto da Dante durante il suo esilio per dimostrare la sua cultura e ottenere il ripensamento dei fiorentini. L'opera esprime dottrine e concetti, con un amore rivolto alla sapienza, segnando una maturità rispetto alla "Vita Nuova".
Il "Convivio" doveva comprendere 15 trattati, ma si ferma al quarto. È destinato a un pubblico di elevata condizione, come principi, baroni, cavalieri e anche donne, con una nobiltà che può essere di nascita o spirituale ed etica.
Dante definisce l'allegoria come un modo in cui i poeti nascondono una profonda verità dietro un'immagine fantastica. Nel Medioevo, simbolo e allegoria sono modi di leggere la verità, come dimostrato dalla selva oscura di Dante, metafora dell'anima occupata dal peccato.
Dante sostiene che la vera nobiltà coincide con la virtù dell'animo di qualsiasi uomo, confutando l'opinione di Federico II di Svevia. Propone una teoria politica che richiede un impero universale per garantire la pace e la felicità, come esposto nel "De Monarchia".
L'imperatore, secondo Dante, è colui che "tutto possedendo nulla desidera" e può assicurare la pace fondata sulla giustizia. È l'unico in grado di garantire la felicità agli individui, imponendo la pace a regni, città e vicinie.