Anteprima
Vedrai una selezione di 18 pagine su 83
Agricoltura sostenibile Pag. 1 Agricoltura sostenibile Pag. 2
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 6
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 11
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 16
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 21
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 26
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 31
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 36
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 41
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 46
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 51
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 56
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 61
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 66
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 71
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 76
Anteprima di 18 pagg. su 83.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Agricoltura sostenibile Pag. 81
1 su 83
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

foreste che poneva un freno allo sfruttamento indiscriminato delle foreste tropicali; una convenzione

sulla biodiversità, che introduceva il principio della conservazione della diversità biologica, l'uso

sostenibile di tutte le sue componenti e una distribuzione equa dei benefici derivanti dall'utilizzo delle

risorse genetiche; una convenzione sul cambiamento climatico che conteneva un programma di

abbattimento graduale dei gas serra e una serie di indicazioni pratiche per realizzarlo.

Questa convenzione, firmata da numerosi Stati, non venne firmata dagli Stati Uniti, i maggiori

produttori di anidride carbonica, perché l'allora presidente George Bush non volle danneggiare

gli interessi dell'industria petrolifera.

Il protocollo di Kyoto

Il tema del contenimento dei gas serra fu ripreso nel 1997 in Giappone, quando numerosi paesi

industrializzati si accordarono sul Protocollo di Kyoto.

Questo documento, firmato a tutt'oggi da oltre cento paesi ma non da Stati Uniti e Australia, prevede

che entro il 2008-2012 le emissioni di anidride carbonica vengano ridotte, rispetto al 1990, di un valore

compreso fra il 6 e 1'8%. Pur trattandosi di obiettivi modesti, insufficienti a contrastare il riscaldamento

globale del pianeta, ben pochi dei paesi firmatari stanno oggi mantenendo i propri impegni, per

raggiungere i quali sarebbe necessario ridurre fortemente il consumo di combustibili fossili e

incentivare l'utilizzo di fonti energetiche alternative. Anche il nostro paese, che in un primo momento

appariva fra i più diligenti nel mantenere gli impegni assunti a livello internazionale, negli ultimi anni

ha mostrato una tendenza all'aumento delle emissioni di gas serra.

La Conferenza di Johannesburg

Dopo dieci anni dalla conferenza di Rio, nel 2002 si è tenuta a Johannesburg, in Sudafrica, il Vertice

mondiale sullo sviluppo sostenibile, con l'obiettivo di verificare i progressi realizzati in campo

ambientale e di elaborare norme che potessero migliorare la qualità della vita nel rispetto dell'ambiente.

Fin dalle prime fasi si è dovuto constatare che i risultati realizzati nel decennio precedente sono molto

lontani dalle aspettative. Per esempio, gli aiuti allo sviluppo invece di crescere si sono ridotti, passando

dallo 0,32% allo 0,22% del Pil dei paesi ricchi. La diminuzione dei gas serra risulta molto inferiore a

quanto ci si era prefissati e alcuni paesi che pur avevano firmato la convenzione del 1992 hanno

aumentato le proprie emissioni.

A differenza del vertice di Rio, quello di Johannesburg non si è concluso con grandi dichiarazioni e

importanti trattati. I partecipanti hanno infatti preferito puntare su una serie di azioni concrete. Fra

queste, l'obiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero di persone che non hanno accesso all'assistenza

sanitaria; di riportare la pesca ai massimi rendimenti sostenibili, eliminando nel contempo le pratiche

più distruttive; di ridurre in maniera significativa la perdita di biodiversità. Non si è invece trovato

accordo fra Nord e Sud del mondo su molti temi di carattere finanziario e commerciale, e soprattutto è

venuto a mancare, da parte del governo statunitense, qualsiasi impegno volto a ridurre i propri

insostenibili livelli di produzione e di consumi.Il Vertice di Johannesburg, conclusosi con la

presentazione del Piano di attuazione attribuisce al compimento del processo di Agenda 21 il ruolo

fondamentale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile, riconosce, perciò, che operare verso lo

sviluppo sostenibile è principale responsabilità dei Governi e richiede strategie, politiche, piani a livello

il programma di azioni indicato dalla Conferenza di Rio per invertire l’impatto

nazionale. Agenda 21 è

antropiche sull’ambiente. L'Agenda definisce attività da intraprendere, soggetti

negativo delle attività

da coinvolgere e mezzi da utilizzare in relazione alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile

(Ambiente, Economia, Società); pertanto saranno sempre più rilevanti temi come la pianificazione

strategica integrata, la concertazione, la partecipazione della comunità ai processi decisionali, la ricerca

e la sperimentazione di strumenti operativi adeguati, alla cui soluzione si stanno impegnando da alcuni

decenni e con prevedibili difficoltà, le Comunità internazionali e nazionali, ai diversi livelli. 17

18

FILOSOFIA AMBIENTALE.

La crisi ecologica del nostro tempo richiede un tavolo di confronto serio e leale perché è vero che le

scelte ultime sono di pertinenza della filosofia e dell’etica, ma le scienze naturali, sopratutto biologiche,

devono dare il loro importantissimo contributo mostrando che l’uomo è parte della natura e che di

conseguenza ha degli obblighi cogenti nei confronti degli altri esseri viventi e della natura tutta. In

questo ambito la filosofia ambientale si propone come disciplina di sintesi intesa a individuare nuovi

modelli di vita per una umanità più in armonia con ciò che la circonda.

Alle idee straordinarie e innovatrici della prima parte del XX secolo, quali il principio di conservazione

e l’etica della terra, si sono andati sommando altri concetti che, nel loro complesso,

della natura

formano una nuova branca della filosofia: la filosofia ambientale. Dovendo descriverla in poche parole

potremmo dire che la filosofia ambientale raccoglie in sé i pensieri, le idee, i concetti che l’uomo

elabora nel suo rapportarsi con ciò che lo circonda. Essa guida, quindi, il nostro comportamento e

determina le nostre scelte in campo ambientale. Le posizioni filosofiche ambientali spaziano in un

continuum di idee che vanno da un antropocentrismo rigido a un biocentrismo altrettanto radicale.

Tra i concetti più moderni e recenti possiamo accennare allo “sviluppo sostenibile” definito come lo

sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future

di soddisfare le loro proprie esigenze, citato nei rapporti annuali «Our Common Future» della

Commissione Mondiale sull’Ambiente e sullo Sviluppo.

Il concetto di sviluppo sostenibile, nell’ambito della classificazione delle idee filosofiche ambientali,

rimane ancorato a un antropocentrismo moderato. Al riguardo i biocentristi lo ritengono insufficiente;

infatti, credono che l’uomo non possa fare della natura ciò che vuole, autocelebrandosi unico giudice e

decisore delle sorti della Terra. In altre parole mentre per gli antropocentristi il valore è legato all’uomo

in quanto unico valutatore (per cui hanno valore intrinseco solo gli esseri umani e quegli oggetti -vivi o

a cui l’uomo dà valore) per i biocentristi la natura ha un valore che esiste indipendentemente

meno-

dall’uomo.

Tra le varie proposte di stampo biocentrico, merita una menzione particolare il «rispetto per la natura»

del filosofo americano Paul W. Taylor. La ragione principale di ciò nasce dal fatto che Taylor integra

in maniera moderna e brillante le conoscenze in campo scientifico e quelle in campo filosofico,

mostrando quanto sia importante e determinante lo scambio costante e costruttivo di tutte le discipline.

Il «rispetto per la natura»

Taylor elabora un’etica biocentrica che lui chiama «del rispetto»; l’etica del rispetto ha una struttura

che può suddividersi in tre elementi base: un sistema di principi, un atteggiamento morale supremo e

un gruppo di regole.

Il sistema di principi, che Taylor chiama «concezione biocentrica della natura», che si basa sulle leggi

scientifiche che l’ecologia ha messo in luce, non può considerarsi un compendio di scienze ecologiche.

biocentrica è un’opinione filosofica del mondo e deve rimanere distinta dalle teorie

La prospettiva

scientifiche e dai sistemi esplicativi. Entrando nel dettaglio la «prospettiva biocentrica della natura»,

asserisce che:

1) gli uomini sono membri della comunità vivente allo stesso modo in cui lo sono i non-uomini;

2) i sistemi naturali della Terra, nella loro totalità, sono composti da una rete complessa di elementi

interconnessi, dove il sano funzionamento biologico di ogni essere dipende dal sano funzionamento

degli altri;

3) ogni individuo viene concepito come un centro teleologico di vita, cioè insegue il proprio bene nella

sua propria maniera;

4) il concetto che l’uomo sia superiore alle altre specie non ha fondamento e deve essere rigettato in

quanto deviazione irrazionale in nostro favore. 19

Riguardo al primo punto, Taylor non nega le differenze fra uomini e non-uomini, tuttavia riconosce che

la nostra origine è comune agli altri esseri e che sottostiamo alle stesse leggi naturali; inoltre, e questo è

un argomento di novità, riconosce che siamo i nuovi arrivati. Tante altre specie abitano il pianeta da

molto più tempo di noi. E ancora, non è detto che dureremo più a lungo di altri.

La nostra presenza non è assolutamente necessaria. Svariate specie ed ecosistemi starebbero certamente

meglio senza la nostra presenza. Nel mondo ci sarebbe meno inquinamento, più spazio, più varietà.

Insomma la nostra dipartita sarebbe salutata con entusiasmo dal mondo naturale.

biocentrica della natura» c’è poco da

Per quanto concerne il secondo punto della «prospettiva

aggiungere, è sufficiente imparare la grande lezione fornita dall’ecologia. Non c’è nulla di filosofico

nel riconoscere che esiste una complessa rete di relazioni tra gli organismi viventi.

Riguardo invece il terzo punto, «ogni individuo viene concepito come un centro teleologico di vita»

(cioè ogni organismo tende verso un proprio fine da realizzare), Taylor avanza la sua proposta. E’

ormai innegabile, asserisce, che ciascun individuo sia un essere unico e irripetibile, ce lo dicono la

genetica e le scienze comportamentali: ogni organismo diventa qualcosa di unico e insostituibile, che

lotta per preservare e per realizzare se stesso.L’ultimo punto della prospettiva biocentrica della natura,

la negazione della superiorità umana, trova risposta direttamente dai primi tre punti. Se ci chiediamo:

«In che modo ci riteniamo superiori?», oppure, «Facciamo cose che altri non fanno?» possiamo

rispondere con certezza che ogni singolo essere, ogni gruppo di esseri, ha il suo proprio modo di vivere

e, per quel che lo riguarda, fa cose che altri individui, o altri gruppi, non fanno. Gli organismi, per il

solo fatto di trovarsi sulla Terra, dimostrano di essere adatti ad occupare il posto che occupano. Noi,

forse, potremmo vantarci di avere qualità che non si trovano fra i membri delle altre specie, tuttavia

queste qualità hanno valore solo per noi uomini. A ben vedere, tutte le ragioni per cui ci riteniamo

superiori partono dalla nostra prospettiva.

Se la nostra società occidentale è arrivata a negare le differenze fra gli uomini in quanto non esistono

prove scientifiche a sostegno, perché allora continuiamo a voler discriminare gli altri organismi quando

la nostra base biologica, il DNA, è la stessa? Certo, sono diversi i geni. E allora? Per quale ragione,

dice Taylor, un diverso arrangiamento genetico dovrebbe essere un marchio di valore superiore? In

definitiva, in mancanza di qualsiasi buona ragione per rivendicarla, la superiorità umana può apparire

semplicemente l’espressione irrazionale di un pregiudizio che favorisce una specie su milioni di altre.

D’altro canto rifiutare la superiorità umana permette di evidenziare la sua controparte positiva: la

dottrina dell’imparzialità delle specie che apre la porta all’etica del rispetto.

Ecco allora che ci chiediamo: cosa cambia in noi se decidiamo di abbracciare l’etica del rispetto? La

risposta viene da dentro. Innanzitutto si riordina profondamente il nostro universo morale e, così

facendo, cambia il nostro atteggiamento nei confronti della natura. Il nostro punto di vista umano

diventa secondario e lascia spazio al nostro agire per il bene della natura, perchè abbiamo degli

obblighi morali nei confronti della “natura” in quanto comunità biotica della Terra che concorre a

mantenere vivi ed integri gli ecosistemi.

Conclusioni

Dettagli
Publisher
83 pagine
4431 download