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INTRODUZIONE
La Genetica è la branca della biologia che studia le
caratteristiche del patrimonio genetico e si occupa
dei meccanismi dell’ereditarietà, dell’effetto dei geni
sullo sviluppo degli organismi e dei sistemi di
regolazione genetica all’interno della cellula.
CENNI STORICI
La genetica trova le sue origini negli studi del
monaco e biologo austriaco Gregor Mendel
risalenti alla metà dell’ ottocento. Mendel
nacque a Moravia nel 1822 e mori nel
monastero di Brno nel 1884. Proveniente da
una famiglia contadina, nel 1847 intraprese
la carriera ecclesiastica entrando nel
monastero di Brno, dove intraprese gli studi
approfondendo in particolar modo
l’agricoltura e la botanica. Le sue ricerche
sulla variazione, l’ereditarietà e l’evoluzione
dei caratteri delle piante di pisello, sfociarono nell’enunciazione di due
principi generali oggi conosciute come leggi di Mendel. Per primo introdusse
i due termini Dominante e Recessivo, riferiti alle modalità di trasmissione. e
di espressione dei geni.
I risultati dei suoi studi, pubblicati nel 1866, non furono compresi dai suoi
contemporanei tale che Mendel abbandonò le sue ricerche. Nel 1900 alcuni
studiosi tra cui il botanico Olandese Hugo De Vries , confermarono le ipotesi
di Mendel ripetendone gli esperimenti. Tra questi ricordiamo, anche W.
Bateson, T. Morgan e O. T. Avery. LE LEGGI DI MENDEL
La prima legge di Mendel
Mendel elaborò la sua "teoria generale
dell'eredità biologica" sulla base dei risulti
di una serie di esperimenti di incrocio tra
varietà diverse di piselli che presentavano
coppie di caratteri alternativi.
Effettuò incroci tra linee pure di piselli,
cioè una pianta che, riprodottasi per
autoimpollinazione, origina una
discendenza che mantiene, in ogni generazione, inalterato il carattere che
contraddistingue quella varietà.
Infatti Mendel dalla varietà pura di piselli a seme giallo si riproducevano
piselli sempre dal seme giallo, dalla varietà pura di piselli a seme verde si
riproducevano piselli a seme verde, da piselli a fiore rosso, poi a fiore bianco,
a seme liscio, a seme rugoso e così via per tutti i caratteri esaminati.
1 Altro esperimento che Mendel eseguì fu l’ incrocio tra loro varietà pure di
piselli che presentavano le due forme alternative di uno stesso carattere:
piselli a seme liscio con piselli a seme rugoso; piselli a seme giallo con piselli
a seme verde ecc. definì Generazione parentale (indicata col simbolo P) le
piante utilizzate per i primi incroci, mentre le piante derivanti da quest’
incrocio le definì come Prima Generazione Filiale ( o F ).
1
Le piante riprodotte dalla F1, per autoimpollinazione, vennero definite come
Seconda Generazione Filiale o F , le pinte derivate da queste, vennero
2
definite come Terza generazione Filiale o F .
3
Mendel osservò che nella generazione F si riprodussero solo piante con
1
in dei due caratteri.
Così definì DOMINANTE il carattere comparso sempre , mentre
RECETTIVO, il carattere che sembrava scomparso, ma in realtà
mascherato da quello dominante.
Mendel, da queste osservazioni formulò la sua prima teoria oggi
chiamata prima legge di Mendel o legge della dominanza:
Se si incrociano due individui che
appartengono a linee pure che
differiscono tra loro per un solo
carattere, si ottengono individui
(ibridi) nei quali si manifesta
solamente la forma dominante di
quel carattere, mentre quella
recessiva rimane latente. cosicché
tutta la prima generazione filiale
appare costituita da individui che
presentano tutti lo stesso carattere: il dominante
La seconda legge di Mendel
Continuando con i suoi esperimenti,Mendel ottenne la seconda
generazione filiale (F ) per autoimpollinazione dei piselli della F (o
2 1
mediante incroci di piante diverse ma sempre della stessa generazione
F ).
1
Da questo ne derivò che nell’ F ricomparse il carattere
2
recettivo,nella proporzione di 1\4, rispetto ai 3\4 del caratteri
dominanti.
Da questa osservazione Mendel dedusse che: ogni individuo possiede
due fattori responsabili della realizzazione di ogni carattere specifico.
Un genitore trasmette a ciascuno dei propri figli solo uno dei due fattori
che possiede, scelto in modo del tutto casuale.
Nel passaggio dai genitori ai figli, i due fattori si separano (segregano),
cosicché ogni figlio riceve da entrambi i genitori 1 solo fattore.
2 Così Mendel formulò la legge della segregazione dei caratteri o
seconda legge di Mendel: I caratteri ereditari sono determinati
da fattori interni presenti in coppie.
Durante la formazione delle cellule
germinali o gameti (uova o
spermatozoi ), i due fattori (geni)
che determinano un qualunque
carattere si separano,
ovvero segregano in modo del tutto
casuale, in maniera che ogni gamete
contiene uno solo dei due fattori per
quel carattere.
FATTORI, GENI E CROMOSOMI
I geni controllano la presenza nell’individuo di un determinato carattere e ne
permette la trasmissione ai discendenti.
Rappresentano i “fattori” di Mendel e sono porzioni
del DNA, che formano i cromosomi del nucleo di
ogni cellula.
Ogni organismo ha un numero preciso di
cromosomi, tipico per ogni specie. Nell’uomo si
riconoscono 46 cromosomi.
Di forma e dimensione diversa i cromosomi si
assomigliano a due a due formando una coppia,
questi vengono chiamati cromosomi omologhi.
Nella cellule dell’organismo umano sono 23 coppie di cromosomi, ad
eccezione dei gameti che presentano un numero dimezzato (nell’uomo i
gameti hanno 23 cromosomi).
Nella formazione dei gameti,le coppie di cromosomi si separano,come si
separano i “fattori” di Mendel.
Durante la fecondazione,i cromosomi del
gamete maschile si uniscono ai
cromosomi del gamete femminile
formando lo zigote.
All’interno di un cromosoma sono allineati
numerosi geni posti uno dietro l’altro
ognuno per ogni carattere,che ritroviamo
nello stesso ordine nel cromosoma
omologo.
Per tanto ogni gene è presente in duplice
copia: uno su un cromosoma e l’altro su quello omologo.
Forme diverse dello stesso gene si chiamano alleli..Dato che per ogni
carattere i geni alleli presenti sono due, si possono verificare due possibilità.
L’individuo è omozigote, avendo i due alleli uguali; oppure eterozigote
avendo i due alleli differenti.
3 GENOTIPO E FENOTIPO
I geni che controllano un determinato carattere ereditario (ad esempio, “occhi
azzurri” oppure “superficie del seme rugosa”) all’interno di una specie
possono essere due o più.
Quelli che si manifestano, cioè che determinano effettivamente nell’individuo
che ne è portatore la comparsa di un determinato carattere, sono detti
dominanti; quelli che non si manifestano sono detti recessivi. L’insieme dei
caratteri che compaiono in un individuo viene definito fenotipo; con il termine
genotipo viene invece indicato l’insieme dei geni, dominanti e recessivi,
presenti nel patrimonio genetico del soggetto.
La terza legge di Mendel
In un incrocio tra due individui che differiscono tra loro per due
o più caratteri le coppie di geni che determinano i vari caratteri
segregano (si separano) nei gameti in modo indipendente le
une dalle altre.
Riproducendo varietà pure di piselli differenti per due caratteri (a semi palli e
lisci con piselli a semi verdi e rugosi) Mendel ne ricavò infatti una
generazione F formata solo da piselli a semi gialli e lisci perché caratteri
1
entrambi dominanti; mentre la generazione F presentava tutte le possibili
2
combinazioni di caratteri diversi semi gialli lisci; semi verdi lisci; semi gialli
rugosi e semi verdi rugosi.
La comparsa di semi gialli rugosi e verdi lisci dimostra che i caratteri, forma e
colore del seme ,non si trasmettono insieme ma ognuno in modo
indipendente rispetto l’altro
Ricapitolando affermiamo che Mendel concluse che le unità ereditarie non si
mescolano, come credevano i suoi predecessori, ma rimangono invariate da
una generazione all’altra. Formulò, così, il terzo principio, o LEGGE
DELL’ASSORTIMENTO INDIPENDENTE, secondo il quale ciascun fattore
ereditario viene ereditato in modo indipendente da qualunque altro.
Le leggi di Mendel sono diventate successivamente le basi teoriche dei
moderni studi di genetica e, in particolare, dei meccanismi dell’ereditarietà:
4 DETERMINAZIONE DEL SESSO
Osservando i 46 cromosomi delle cellule umane, notiamo che nel
maschio si riconoscono 22 coppie di omologhi, e una coppia di
cromosomi diversi fra loro, denominati X e Y. Nella donna ,invece sono
presenti due cromosomi X.
Il maschio presenta sempre la coppia di cromosomi XY e la femmina XX.
Il sesso
dell'individuo è
determinato da
geni presenti
su questi
cromosomi,
che vengono
denominati
cromosomi
sessuali.
Con la
formazione de i
gameti, i
cromosomi
sessuali si
separano.
Nella donna la
cellula uovo
avrà uno dei due cromosomi X, mentre nell’ uomo , la cellula presenterà o il
cromosoma X o quello Y, nella stessa probabilità.La determinazione del
sesso dipenderà, dunque dal cromosoma dello spermatozoo che feconda la
cellula uovo: se lo spermatozoo conterrà una X nascerà una femmina (
XX ); se lo spermatozoo conterrà una Y ,invece nascerà un maschio ( XY )..
CARATTERI LEGATI AL SESSO
Il cromosoma umano Y è lungo circa un terzo del cromosoma X e, a parte il
suo ruolo nel determinare il sesso maschile, non sembra essere
geneticamente molto attivo.
Così, molti dei geni presenti sul cromosoma X non hanno una controparte
sul cromosoma Y.
Sono questi i geni legati al sesso, che vengono ereditati in modo
caratteristico.
L’emofilia, ad esempio, è in genere
causata da un gene recessivo (h) legato
al sesso e portato dal cromosoma X.
Una femmina con genotipo HH o Hh è
generalmente sana, mentre una femmina
hh ha l'emofilia.
Un maschio non può mai essere
eterozigote per questo gene, perché
eredita una sola copia del cromosoma X
5 e quindi un solo allele di questo gene; i genotipi possibili nel maschio sono,
pertanto, H (sano) e h (malato).
Quando un uomo (H) e una donna (Hh) eterozigote hanno figli, le figlie sono
tutte sane, ma hanno il 50% delle probabilità di
avere il genotipo Hh, come la madre, e quindi di
essere portatrici del gene h. I figli maschi ereditano,
invece, solo H o h e pertanto hanno il 50% di
probabilità di essere malati di emofilia. Un’altra
malattia ereditaria legata al sesso è il daltonismo,
cioè l’ incapacità di distinguere i colori rosso e
verde. ’
L’EREDITA DEI GRUPPI SANGUIGNI
I gruppi sanguigni sono caratteri ereditari . Si riconoscono quattro diversi
gruppi ai quali ogni individuo può appartenere e
sono: A B, AB, O:Questo significa che per
questo gene ci sono tre alleli diversi. Il gruppo A
e il gruppo B sono dominanti su quello O , la
presenza di entrambi geni determina il gruppo
AB. Per questa ragione il groppo O viene
chiamato domatore universale perché è l’unico
gruppo che può donare a tutti gli altri senza
creare problemidi incompatibilità. Infatti nella
donazione del sangue si tiene presente che il
gruppo A può donarlo solo al gruppo A e AB. Il
gruppo B può donarlo solo al gruppo B e AB . Il gruppo AB può donarlo al
gruppo A e B ;mentre, come detto prima il gruppo O può donarlo a tutti , ma
riceverlo solo dal gruppo O.
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