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Concetti Chiave

  • Il fattore V di Leiden è una mutazione genetica che coinvolge la sostituzione dell'arginina con la glutammina, influenzando la coagulazione del sangue.
  • La mutazione VR506Q è associata a un aumento del rischio trombofilico, particolarmente diffuso nella popolazione indoeuropea.
  • I test per il fattore V di Leiden e la resistenza alla proteina C attivata (APC) sono fondamentali per valutare il rischio di trombosi.
  • La mutazione intronica del gene della protrombina scoperta nel 1996 causa iperproduzione di protrombina e ipercoagulabilità.
  • Oltre al fattore V di Leiden, i test di laboratorio includono la ricerca di anticoagulanti lupici e anticorpi anticardiolipina per un'analisi completa del rischio trombofilico.

Degli scienziati olandesi (R. Bertina dell’università di Leiden) non si focalizzarono sulla presenza di un cofattore della proteina C, bensì sequenziarono il bersaglio della proteina C, cioè il fattore V. Sapendo che esso ha tre punti di taglio per la proteina C, trovarono il fattore V di Leiden, che consiste nella mutazione VR506Q. Essa rappresenta la sostituzione amminoacidica dell’arginina con la glutammina, in quanto si è in presenza di un deficit genetico sul nucleotide 1691.

Essi evidenziarono che la maggior parte della APC resistance descritta dai colleghi del paper precedente, erano imputabili a questo deficit genetico.

Indice

  1. Importanza del fattore V di Leiden
  2. Scoperta della mutazione 20.210
  3. Test di laboratorio e considerazioni cliniche

Importanza del fattore V di Leiden

Nel 1994 ci fu quindi la scoperta del fattore di rischio trombofilico più diffuso nella popolazione indoeuropea, con oscillazioni in forma eterozigote fra 3-5%. Il fattore V di Leiden è un esame che viene eseguito in moltissimi laboratori.
Le curve di melting si ottengono il realtime PCR, e consentono di evidenziare la forma eterozigote, nel caso in cui vi siano due picchi o la forma omozigote, nel caso vi sia un picco solo.

Il fattore V di Leiden è il test più richiesto per fare una valutazione del rischio trombofilico.

L’APC resistance può essere anche non Leiden correlata (10%). Questi pazienti presentano aumentati livelli di fattore VIII e devono essere studiati tramite APC resistance nei laboratori.

Questo test non va richiesto durante evento acuto, nè durante una terapia anticoagulante.

Esso è un test coagulativo, cioè c’è sempre un test di base PT, aPTT. La APC resistance è un test dell’aPTT modificato, in cui si aggiunge della proteina C attivata.

Leiden invece è un test genetico, su cui non ha influenza lo stato del paziente.

Scoperta della mutazione 20.210

Nel 1996 lo stesso gruppo di scienziati, con a capo Bertina fece un’altra grande scoperta: la presenza della mutazione 20.210 della porzione terminale del gene della protrombina, che si localizza in una zona non codificante (intronica), ma essa è la zona di stop della DNA polimerasi. Pertanto, questa mutazione intronica fa sì che la DNA polimerasi continui a replicare. Questa mutazione comporta uno stato di iperproduzione di protrombina. Il paziente risulta dunque con aumentati livelli circolanti di protrombina (iperprotrombinemia). Ciò comporta avere un rischio di ipercoagulabilità.

Test di laboratorio e considerazioni cliniche

I test base di laboratorio sono quindi il fattore V di Leiden, il fattore II, lo studio della APC resistenza, l’anticoagulante lupico, l’anticardiolipina e l’anti beta2.

Quando si chiedono gli esami di laboratorio il clinico deve chiedere: prevalenza, numero di casi su popolazione generale, rischio relativo.

L’anticoagulante lupico ha una prevalenza significativa e ha anche un alto rischio relativo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la mutazione genetica associata al fattore V di Leiden?
  2. La mutazione associata al fattore V di Leiden è la VR506Q, che comporta la sostituzione amminoacidica dell'arginina con la glutammina a causa di un deficit genetico sul nucleotide 1691.

  3. Qual è l'importanza del test del fattore V di Leiden?
  4. Il test del fattore V di Leiden è il più richiesto per valutare il rischio trombofilico, poiché identifica la mutazione genetica che è il fattore di rischio trombofilico più diffuso nella popolazione indoeuropea.

  5. Quando non dovrebbe essere richiesto il test di resistenza alla proteina C attivata (APC resistance)?
  6. Il test di resistenza alla proteina C attivata non dovrebbe essere richiesto durante un evento acuto o durante una terapia anticoagulante, poiché è un test coagulativo che richiede condizioni specifiche per essere accurato.

  7. Qual è la scoperta del 1996 riguardante la protrombina?
  8. Nel 1996, fu scoperta una mutazione nella porzione terminale del gene della protrombina, che causa iperproduzione di protrombina e aumenta il rischio di ipercoagulabilità.

Domande e risposte

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