bertoliadelia
Genius
3 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • L'esame della procalcitonina è usato per differenziare tra infezioni batteriche e virali e per guidare l'antibioticoterapia.
  • Il laboratorio ha introdotto regole temporali per limitare la ripetizione inappropriata degli esami, come un avviso per l'emoglobina glicata.
  • Domande cliniche e pop-up avvisano su richieste di esami che si escludono a vicenda, migliorando l'accuratezza delle richieste.
  • Il "phlebotomist" svolge un ruolo chiave nell'identificazione corretta del paziente per prevenire errori di prelievo.
  • Disparità nei dati di errore di identificazione tra ospedali sono spiegate da diverse politiche di gestione e segnalazione degli errori.

Esame della procalcitonina

l’esame della procalcitonina, utilizzato per fare diagnostica differenziale tra patologia batterica e patologia virale, per determinare l’antibioticoterapia, per valutare la risposta alla terapia o per la valutazione prognostica del paziente. Fino a poco tempo fa, per constatare che vi fosse una di queste situazioni da diagnosticare e osservare, era obbligatorio confrontarsi con il laboratorio prima di prenotare l’esame.

Per migliorare l’appropriatezza delle richieste, il laboratorio ha inserito delle regole di gap o regole temporali di non ripetibilità: ad esempio l’emoglobina glicata non può essere richiesta prima che siano passati 90 giorni dalla rilevazione precedente. Nel caso in cui il clinico lo richieda prima dei 90 giorni apparirà un pop up di avviso, e, se insiste nel ritenere necessario l’esame in anticipo rispetto a quanto descritto dalle linee guida, dovrà prenotarlo telefonicamente dopo essersi confrontato con un medico del laboratorio.

Un altro metodo introdotto è l’aggiunta di domande di natura clinica per giustificare la richiesta di un esame. La richiesta appropriata, inoltre, viene incentivata da esami che si escludono a vicenda: per esempio talvolta capita che l’infermiera di turno possa confondere la proteina C reattiva con la proteina C della coagulazione, in questi casi, in base alle altre voci richieste nell’esame, come ad esempio la procalcitonina o l’esame emocromo citometrico, appare un pop up che metta in evidenza la richiesta che si discosta dalle altre, creando quindi un sistema intelligente per favorire il laboratorio. Tuttavia, ciò che aiuta maggiormente resta il dialogo tra clinico e laboratorista.
Gran parte delle attività cliniche pre-analitiche vengono portate a termine dal “phlebotomist”, cioè da colui che effettua il prelievo: egli deve identificare il paziente, la vena o l’arteria, il corretto ago per il prelievo, e deve evitare la stasi venosa. Dopo aver etichettato le provette - cosa che deve essere sempre effettuata prima di prelevare il campione – deve essere identificato il paziente. È stato stimato che l’errata identificazione del paziente comporta il 2% degli errori e, nonostante il valore sia basso, bisogna considerare che non sempre si identificano prelievi errati, quindi la percentuale reale potrebbe essere più alta. Questa teoria è supportata anche dal confronto tra i dati dell’ospedale di Vicenza e di Borgo Roma a Verona: a Vicenza si sono registrati 30 errori di identificazione del paziente in un anno, mentre a Verona più di 300, tuttavia è inverosimile che ci sia una differenza così elevata. Questa disparità può essere spiegata se si pensa al fatto che a Verona, per disposizione aziendale, se ci si rende conto dell’errata identificazione del paziente l’esame viene annullato ed è obbligatorio sia che il reparto mandi una e-mail al laboratorio, sia che compili un form di incident reporting.

Domande da interrogazione

  1. Qual è lo scopo principale dell'esame della procalcitonina?
  2. L'esame della procalcitonina è utilizzato per fare diagnostica differenziale tra patologia batterica e virale, determinare l'antibioticoterapia, valutare la risposta alla terapia e la prognosi del paziente.

  3. Quali misure sono state introdotte per migliorare l'appropriatezza delle richieste di esami?
  4. Sono state introdotte regole di gap temporali di non ripetibilità e domande cliniche per giustificare le richieste, oltre a sistemi che evidenziano richieste inappropriate, incentivando il dialogo tra clinico e laboratorista.

  5. Qual è il ruolo del "phlebotomist" nel processo pre-analitico?
  6. Il "phlebotomist" è responsabile dell'identificazione del paziente, della scelta della vena o arteria, dell'uso dell'ago corretto, dell'evitare la stasi venosa e dell'etichettatura delle provette prima del prelievo.

  7. Come viene gestita l'errata identificazione del paziente nei laboratori di Vicenza e Verona?
  8. A Verona, l'errata identificazione comporta l'annullamento dell'esame e la segnalazione tramite e-mail e form di incident reporting, mentre a Vicenza si registrano meno errori, suggerendo una differenza nelle procedure di segnalazione.

Domande e risposte