Concetti Chiave
- I test dei marcatori tumorali sono utilizzati per la sorveglianza di soggetti a rischio, aiutando a identificare precocemente patologie in individui asintomatici con fattori di rischio elevati.
- Nella diagnosi differenziale, i marcatori aiutano a distinguere una neoplasia benigna da una maligna in pazienti con masse di origine sconosciuta, in combinazione con tecniche di imaging.
- I marcatori tumorali sono misurati nel bilancio iniziale delle neoplasie per ottenere valori basali di riferimento e fornire indicazioni prognostiche per orientare le decisioni terapeutiche.
- Dopo il trattamento chirurgico, i marcatori vengono utilizzati nella valutazione post-operatoria per confermare la radicalità dell'intervento e stimare il successo del trattamento.
- Nel monitoraggio a lungo termine, i test dei marcatori sono impiegati per il follow-up per rilevare precocemente recidive, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita.
Applicazioni dei test dei marcatori tumorali
Passiamo quindi ad esaminare le reali applicazioni dei test per marcatori tumorali.1. Sorveglianza di soggetti a rischio
In una popolazione a rischio si possono usare marcatori tumorali perché in queste categorie di individui il valore predittivo dei marcatori aumenta in quanto aumenta la prevalenza della malattia. Sono soggetti asintomatici che tuttavia presentano dei fattori di rischio aumentati per quella patologia. I fattori di rischio possono essere: familiarità (mammella, ovaio), etnia, altre condizioni variabili a seconda del tumore in questione. Le linee guida nazionali e internazionali non sono sempre d’accordo sull’utilizzo dei marcatori tumorali in questa applicazione. Seguono alcuni esempi:
• ad oggi si concorda sullo screening della calcitonina nei consanguinei di pazienti affetti da CMT (carcinoma midollare della tiroide);
• non si è completamente d’accordo per AFP (alfa-fetoproteina) nell’epatocarcinoma nei pazienti con malattie epatiche, per esempio con epatopatie virali croniche che sono fattori di rischio; molte linee guida raccomandano il dosaggio del marcatore;
• CA19.9 nei pz con colangite sclerosante;
• PSA per il tumore della prostata per i soggetti con familiarità.
2. Diagnosi differenziale in pazienti sintomatici
Riguarda la possibilità di usare un marcatore tumorale nei pazienti che hanno una massa di origine sconosciuta per differenziare una neoplasia benigna da una maligna. Sono esclusi i pazienti con sintomi generici (astenia, calo ponderale, inappetenza, anemia); tali sintomi, pur essendo comuni alle neoplasie, non giustificano esami a tappeto di tutti i marcatori tumorali.
L’utilizzo dei marcatori in questo senso deve sempre essere associato all’utilizzo in parallelo di tecniche di imaging. Le linee guida sono d’accordo nell’utilizzare la calcitonina nel sospetto del carcinoma midollare della tiroide, PSA nel tumore della prostata, il CA125 nelle donne con formazioni annessiali sospette.
PSA totale e libero
Da alcuni anni si utilizza un doppio referto per il PSA che viene attuato quando il PSA totale è particolarmente elevato; è importante valutare il rapporto tra PSA libero e totale perché è una misura che ci permette di discriminare tra cancro prostatico e ipertrofia prostatica.
3. Bilancio iniziale della neoplasia
Il marcatore specifico per ciascuna neoplasia viene sempre misurato per avere un valore basale di riferimento prima di qualsiasi trattamento. Può fornire indicazioni prognostiche sulla base delle quali possono essere orientate le decisioni terapeutiche.
Esempi di questa applicazione sono:
• CEA nel carcinoma colorettale;
• AFP nell’epatocarcinoma;
• CA125 nel carcinoma dell’endometrio;
• CA19.9 nel tumore del pancreas;
• PSA nel carcinoma della prostata;
• AFP, beta-HCG e LDH nei tumori germinali del testicolo e non epiteliali dell’ovaio;
• calcitonina nel CMT;
• LDH nel melanoma e carcinoma del polmone;
• tireoglobulina (sempre associata all’anti-tireoglobulina) nel carcinoma differenziato della tiroide.
4. Valutazione post-operatoria
Dopo il trattamento del tumore primitivo con intenti curativi, il paziente può essere rivalutato con lo scopo di confermare la radicalità dell’intervento o di stimare la probabilità di successo del trattamento.
Ad esempio, in un paziente con tumore al colonretto che fosse partito con un dosaggio pre-operatorio di 1000 mg/dl di CEA, se poi questo marcatore non è più dosabile, ciò fa presupporre che l’intervento sia stato radicale e curativo. Come nel pre-operatorio anche qui la specificità dei marcatori è mantenuta.
5. Monitoraggio o follow-up
Si effettua dopo la terapia con intenti di radicalità del tumore primitivo: prevede una sorveglianza a lungo termine che ha lo scopo di riconoscere precocemente e trattare tempestivamente un’eventuale ricaduta, con l’obiettivo di ridurre la mortalità e/o migliorare la qualità di vita.
Esempi: CEA nel carcinoma colorettale; AFP nell’epatocarcinoma.
6. Monitoraggio in paziente con malattia avanzata o disseminata
Attuato in caso di malattia localmente avanzata e metastasi a distanza. In questi casi i livelli di marcatori saranno elevati e il loro dosaggio aiuta il clinico a prendere delle decisioni sulla terapia con impatto sulla sopravvivenza, ma soprattutto sulla qualità di vita.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dei marcatori tumorali nella sorveglianza di soggetti a rischio?
- Come vengono utilizzati i marcatori tumorali nella diagnosi differenziale?
- Qual è il ruolo dei marcatori tumorali nel bilancio iniziale della neoplasia?
- In che modo i marcatori tumorali sono utilizzati nella valutazione post-operatoria?
- Qual è l'obiettivo del monitoraggio o follow-up con i marcatori tumorali?
I marcatori tumorali sono utilizzati per monitorare soggetti a rischio poiché il loro valore predittivo aumenta con la prevalenza della malattia. Tuttavia, le linee guida nazionali e internazionali non sempre concordano sul loro utilizzo in questo contesto.
I marcatori tumorali aiutano a distinguere tra neoplasie benigne e maligne in pazienti con masse di origine sconosciuta, ma devono essere usati insieme a tecniche di imaging. Sono esclusi i pazienti con sintomi generici.
I marcatori specifici per ciascuna neoplasia vengono misurati per ottenere un valore basale di riferimento prima del trattamento, fornendo indicazioni prognostiche utili per le decisioni terapeutiche.
Dopo il trattamento del tumore, i marcatori tumorali vengono misurati per confermare la radicalità dell'intervento e stimare il successo del trattamento, mantenendo la specificità dei marcatori.
Il monitoraggio post-terapia mira a riconoscere e trattare tempestivamente eventuali ricadute, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita del paziente.