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Concetti Chiave

  • In caso di rebleeding immediato, si applicano fino a tre trattamenti di emostasi endoscopica prima di considerare l'embolizzazione angiografica o l'intervento chirurgico.
  • L'angiografia selettiva con embolizzazione è più efficace nelle basse vie, mentre nelle alte vie il rischio di perforazione è maggiore a causa della complessa rete anastomotica.
  • L'intervento chirurgico è indicato in caso di perforazione dopo emostasi endoscopica o nelle fistole aorto-duodenali, dove l'emostasi endoscopica non è adeguata.
  • Per le emorragie classificate come Forrest Ia e Ib, è essenziale il monitoraggio continuo per prevenire il rebleeding, e in alcuni casi, è consigliato un second look endoscopico.
  • La terapia con inibitori della pompa protonica (PPI) è fondamentale per stabilizzare il paziente post-emorragia e va continuata per 1-2 mesi dopo la stabilizzazione.

Indice

  1. Trattamento chirurgico di emorragie massive
  2. Altri aspetti

Trattamento chirurgico di emorragie massive

Tendenzialmente, anche in caso di rebleeding immediato si fanno 3 trattamenti ripetuti di emostasi endoscopica, dopo di che si può optare per una terapia angiografica selettiva di embolizzazione con spirali, oppure si può valutare la terapia chirurgica.
L’angiografia è una tecnica in cui si accede all’albero vascolare a livello dell’arteria iliaca o brachiale, si inietta il mezzo di contrasto per vedere il sanguinamento e, una volta individuato, si embolizza in modo selettivo l’area interessata.
Nelle alte vie questa tecnica non è così efficace perché la rete anastomotica è molto importante; quindi, si rischia di dover bloccare molti vasi con il rischio della perforazione (più semplice nelle basse vie, dove la circolazione è terminale). Se è un piccolo vaso si può tentare, se è più grande e necessita di chiusura in più punti, si procede per via chirurgica con suture.

Altri aspetti

Esempi in cui è indicato l’intervento chirurgico:
    • In caso di complicanza (perforazione) dopo emostasi endoscopica (che avviene nel 10/20% dei casi), vi è indicazione al trattamento chirurgico.
    • Nelle fistole aorto-duodenali non sempre i sanguinamenti sono manifesti, perché come detto in precedenza a volte ci sono dei meccanismi a valvola instaurati dalle membrane che risultano in emorragie contenute (bisogna considerare che ci sono molte strutture che possono tamponare il sanguinamento, come la protesi stessa, la cotenna dovuta ad anni di infiammazione e cicatrizzazione). In ogni caso, si procede direttamente con intervento chirurgico, non con emostasi endoscopica. Si rimuove la protesi infetta e si sostituisce con homograft da cadavere. Successivamente si deve chiudere la comunicazione con il duodeno, viene fatto con un’anastomosi duodeno-digiunale poiché la chiusura per prima intenzione con raffia non è possibile a causa dell’elevato rischio infettivo per perforazione duodenale.
È importante ricordare che un Forrest Ia e Ib devono essere monitorati, perché il rischio di rebleeding è del 50% nelle 24/48h successive. Negli anni si è proposto di fare un second look endoscopico in questo tipo di pazienti, però questo implica avere endoscopisti disposti a farla. Nei centri più piccoli si preferisce, quindi, optare per il monitoraggio continuo del paziente per valutarne i parametri: al primo segno di instabilità (riduzione pressione, aumento della frequenza cardiaca, melena vecchia che diventa melena fresca all’esplorazione rettale), è verosimile che il paziente stia avendo un rebleeding e si rifà l’endoscopia. Se il paziente, invece, prosegue il suo decorso post operatorio senza problemi, si è riusciti ad evitare di fare una seconda endoscopia. A Verona i pazienti con Forrest Ia e Ib fanno una rivalutazione endoscopica 48h dopo.
In ogni caso sono pazienti che devono poi fare i ppi (40ml in bolox2 volte al giorno) finché non si è stabilizzato il quadro (fermata emorragia, non ci sono più segni e sintomi di sanguinamento, l’emoglobina ed i parametri si sono stabilizzati). Si prosegue poi con i Ppi per bocca per 1-2 mesi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il trattamento iniziale per le emorragie massive?
  2. In caso di emorragie massive, si effettuano inizialmente tre trattamenti ripetuti di emostasi endoscopica. Se questi non sono efficaci, si può optare per una terapia angiografica selettiva di embolizzazione o valutare la terapia chirurgica.

  3. Quando è indicato l'intervento chirurgico per le emorragie?
  4. L'intervento chirurgico è indicato in caso di complicanze come la perforazione dopo emostasi endoscopica, che avviene nel 10-20% dei casi, e nelle fistole aorto-duodenali dove i sanguinamenti non sono sempre manifesti.

  5. Qual è il rischio di rebleeding per i pazienti con Forrest Ia e Ib?
  6. I pazienti con Forrest Ia e Ib hanno un rischio di rebleeding del 50% nelle 24-48 ore successive, motivo per cui è importante monitorarli attentamente e considerare una rivalutazione endoscopica.

  7. Qual è il protocollo di trattamento con Ppi per i pazienti stabilizzati?
  8. Una volta stabilizzato il quadro emorragico, i pazienti devono continuare il trattamento con Ppi (40ml in bolo due volte al giorno) fino a quando non ci sono più segni di sanguinamento, e successivamente proseguire con Ppi per bocca per 1-2 mesi.

Domande e risposte