Concetti Chiave
- Esistono diversi tipi di ipossia tissutale, tra cui ipossia anemica, stagnante, metabolica e tossica, a seconda del fattore che riduce il CaO2.
- La pO2, pur essendo moltiplicata per un numero piccolo nel calcolo del CaO2, è cruciale per determinare la saturazione di ossigeno e attivare i chemiorecettori.
- I valori normali di pO2 variano in base a fattori come altitudine, posizione del corpo ed età, rendendo importante contestualizzare i risultati per ogni paziente.
- Valori di pO2 tra 30-50 mmHg sono considerati pericolosi, mentre sopra i 60 mmHg il rischio di ipossiemia è basso, se contestualizzati correttamente.
- La ventilazione non invasiva è indicata per pazienti con insufficienza respiratoria ipossiemica e pO2 inferiore a 60 mmHg dopo ossigenoterapia.
Indice
Tipi di ipossia tissutale
Se ci sono così tanti variabili da considerare per quanto riguarda la disponibilità di ossigeno, ci saranno anche tanti tipi di ipossia tissutale. Quando si trova un CaO2 basso bisogna chiedersi qual è la componente che lo rende basso:
- Ipossia anemica: il CaO2 è ridotto a causa della ridotta quantità di emoglobina circolante. È la più frequente.
- Ipossia stagnante: la disponibilità di ossigeno è ridotta per una riduzione della gittata cardiaca.
- Ipossia metabolica: aumenta la richiesta tissutale di ossigeno, il sangue arriva ai polmoni più desaturato e si avrà una pO2 più bassa.
- Ipossia tossica: ridotta saturabilità dell’emoglobina (ad esempio nell’intossicazione da monossido di carbonio)
Importanza della perfusione
Infine, per avere tutte le informazioni sulla perfusione di un organo bisogna conoscere la condizione dei vasi, perché la gittata cardiaca valuta la portata media, ma ogni vaso ha la sua portata. Il cuore può pompare anche normalmente, ma se c’è un distretto ischemico (ad esempio per una tromboangioite obliterante agli arti inferiori) questo non sarà perfuso. Quindi il paziente va conosciuto sia per intero che nei vari distretti.
In tutte queste condizioni si può anche avere un valore normale di pO2.
La pO2 sembra poco rilevante nel calcolo della CaO2 perché viene moltiplicata per 0,003, ma in realtà è il principale determinate della saturazione di ossigeno (SaO2). Inoltre ha un ruolo di attivazione di vari chemiorecettori: la pO2 bassa fa capire ai sistemi di controllo del paziente che qualcosa non va e che si devono aumentare frequenza respiratoria, gittata cardiaca, pressione ecc. È responsabile di effetti emodinamici che si associano all’ipossiemia. La ridotta pO2 è responsabile dell’ipossia ipossiemica in cui il problema è il polmone.
Valori normali di pO2
Quali sono i valori normali di pO2? Dipendono da vari fattori quali:
- l’altitudine, in montagna è più bassa perché c’è meno ossigeno nell’aria e il polmone è sfavorito;
- la posizione supina causa peggioramento degli scambi polmonari perché la gravità schiaccia alcuni alveoli causando un effetto shunt;
- l’età, molto importante da tenere in considerazione perché 60 mmHg di pO2 (che è il limite per definire l’ipossiemia) è normale trovarla in un ultra-90; parimenti, se un giovane ha 72 mmHg di pO2 e satura 98% si potrebbe pensare che non sia male, invece la pO2 deve essere molto più alta.
Valori pericolosi e desiderabili di pO2
Quindi più che parlare di valori normali è meglio parlare di valori pericolosi e valori desiderabili. Sicuramente tra 30-50 mmHg di pO2 sono pericolosi per tutti; tra 50-60 si valuta (ad esempio in un anziano, con scompenso cardiaco, supino non ci si preoccupa subito); sopra 60 mmHg non c’è pericolo di vita legato all’ipossiemia (sempre dopo aver contestualizzato il valore di pO2 rispetto al paziente). Per la teoria il valore di tranquillità è sopra 75 mmHg perché considera già le variabili. Indicazioni alla ventilazione non invasiva, in assenza di ipercapnia, in cui si fa la ventilazione Bi-Level, si ventilano pazienti che hanno insufficienza respiratoria ipossiemica con pO2 inferiore a 60 mmHg (anche dopo somministrazione di ossigeno semplice) o che riescono ad avere valori più elevati di pO2 solo a prezzo di un grande sforzo muscolare.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali tipologie di ipossia tissutale?
- Come influisce la pO2 sulla saturazione di ossigeno e sui sistemi di controllo del corpo?
- Quali fattori influenzano i valori normali di pO2?
- Quali sono i valori di pO2 considerati pericolosi e desiderabili?
- Quando è indicata la ventilazione non invasiva per insufficienza respiratoria ipossiemica?
Le principali tipologie di ipossia tissutale includono l'ipossia anemica, l'ipossia stagnante, l'ipossia metabolica e l'ipossia tossica, ognuna caratterizzata da diverse cause di riduzione della disponibilità di ossigeno.
La pO2 è il principale determinante della saturazione di ossigeno (SaO2) e attiva vari chemiorecettori, segnalando ai sistemi di controllo del corpo di aumentare la frequenza respiratoria, la gittata cardiaca e la pressione in risposta a una pO2 bassa.
I valori normali di pO2 dipendono da fattori come l'altitudine, la posizione del corpo (ad esempio, supina) e l'età del paziente, influenzando la capacità del polmone di effettuare scambi gassosi.
Valori di pO2 tra 30-50 mmHg sono pericolosi per tutti, mentre valori tra 50-60 mmHg richiedono valutazione contestuale. Valori sopra 60 mmHg non sono pericolosi, e il valore di tranquillità è sopra 75 mmHg.
La ventilazione non invasiva è indicata per pazienti con insufficienza respiratoria ipossiemica con pO2 inferiore a 60 mmHg, anche dopo somministrazione di ossigeno, o che necessitano di grande sforzo muscolare per mantenere valori di pO2 più elevati.