Concetti Chiave
- La spondilolisi è un'interruzione patologica dell'istmo vertebrale, visibile in radiografie oblique del rachide, rappresentata come una "decapitazione della testa del cagnolino".
- Le ernie del disco spesso si riassorbono naturalmente, lasciando a volte residui calcifici e mostrando un "black disc" per la scomparsa del nucleo polposo.
- La compressione radicolare è associata all'aumento dei plessi epidurali e alla neoangiogenesi infiammatoria, diagnosticabile tramite tecniche di imaging avanzate.
- Metodiche di imaging come la TC e la RM hanno sostituito tecniche più invasive come la saccoradicolografia e la flebografia vertebrale.
- Le immagini RM mostrano un enhancement diagnostico e prognostico del segnale in fase infiammatoria, correlando con la probabilità di riassorbimento dell'ernia.
Indice
Descrizione della spondilolisi
La spondilolisi è un’interruzione patologica dell’istmo vertebrale, ovvero il punto di giunzione tra peduncolo, faccette articolari e lamina. La spondilolisi si vede bene nelle proiezioni radiografiche oblique del rachide, dove la spinosa, l’articolare e l’istmo disegnano un “cagnolino” (così definito dai radiologi, e in caso di spondilolisi si ha una “decapitazione della testa del cagnolino”).
Evoluzione delle ernie del disco
Nella maggior parte dei casi (2 su 3), le ernie del disco vanno incontro ad un progressivo riassorbimento con riduzione di volume; possono permanere dei residui calcifici.
Si può osservare, infatti, il “black disc” con scomparsa di ogni traccia del nucleo polposo, il quale si è ridotto o si è erniato.Diagnosi e tecniche di imaging
In questo caso la compressione radicolare è determinata da un aumento del calibro dei plessi epidurali (ectasie, varici da compressione dei plessi venosi epidurali per il conflitto contenente contenuto) e per la neoangiogenesi di tipo infiammatorio. Un antico sistema di visualizzazione dell’ernia del disco (prima degli anni ’80 in cui è stata introdotta la TC) era infatti la flebografia vertebrale (tecnica non più eseguita). Per arrivare alla diagnosi di ernia del disco, il medico si avvale della clinica e delle tecniche di imaging.
Metodiche diagnostiche storiche
In passato, una delle metodiche usate per la diagnosi di ernia del disco era la saccoradicolografia (mielografia), oggi non più eseguita. Veniva eseguita una puntura a livello lombare nello spazio subaracnoideo e poi veniva iniettato il MdC: era così possibile vedere un’interruzione di una tasca radicolare, segno indiretto di ernia discale.
Tecniche moderne di imaging
La Rx permette di vedere una riduzione dello spazio discale (non direttamente l’ernia). Poi sono state introdotte la Tc e la Rm, che permettono di visualizzare l’ernia discale con maggiore sensibilità.
Fasi di riassorbimento e infiammazione
Note: Nella fase di fagocitosi e di riassorbimento si verifica un'accentuazione del tessuto erniario.
Nella fase infiammatoria e nella fase di neoangiogenesi aumenta il segnale in Rm. La presenza di edema già senza MdC è evidente nelle sequenze T2 e Stir come un segnale bianco (l'ortopedico, infatti richiede sempre delle sequenze STIR). In fase acuta la Rm può essere eseguita anche con MdC paramagnetico (non sempre necessario) perché sarà visibile un enhancement del segnale.
L'enhancement ha un valore diagnostico e allo stesso tempo prognostico, in quanto correla ad una maggiore probabilità che l'ernia venga fagocitata. Quando l’ernia è andata incontro a riassorbimento, si è ridotta di dimensioni e non ho più flogosi si definisce come “ernia matura”, talvolta questa diventa calcifica (soprattutto nel rachide cervicale, visibile poi con Rx e Tc).
Correlazione tra clinica e imaging
Non sempre c’è un’esatta correlazione tra clinica e imaging, ad esempio ci possono essere casi in cui la clinica rende difficile una diagnosi di sede, come nel caso di una discopatia multipla con annullamento delle curve fisiologiche della colonna sul piano sagittale, in cui è possibile avere una lombalgia molto diffusa o anche nel caso di una radicolopatia pluriradicolare, nella quale risulta difficile distinguere la distribuzione.
Domande da interrogazione
- Cos'è la spondilolisi e come viene diagnosticata?
- Quali sono le tecniche di imaging utilizzate per la diagnosi di ernia del disco?
- Quali sono i segni di un'ernia del disco in fase di riassorbimento?
- Esiste una correlazione diretta tra i sintomi clinici e i risultati dell'imaging nell'ernia del disco?
La spondilolisi è un'interruzione patologica dell'istmo vertebrale, diagnosticabile attraverso proiezioni radiografiche oblique del rachide, che mostrano una "decapitazione della testa del cagnolino", termine usato dai radiologi per descrivere l'aspetto dell'istmo in queste immagini.
Per la diagnosi di ernia del disco, oltre all'esame clinico, si utilizzano tecniche di imaging come la TAC (Tomografia Computerizzata) e la RM (Risonanza Magnetica), che permettono di visualizzare l'ernia discale con maggiore sensibilità rispetto alle precedenti metodiche come la saccoradicolografia (mielografia) e la flebografia vertebrale.
Un'ernia del disco in fase di riassorbimento mostra un'accentuazione del tessuto erniario, riduzione di volume con possibili residui calcifici e, in RM, un aumento del segnale nelle sequenze T2 e STIR a causa dell'edema, oltre a un possibile enhancement dopo somministrazione di MdC paramagnetico, indicativo di neoangiogenesi infiammatoria.
Non sempre c'è una correlazione diretta tra i sintomi clinici e i risultati dell'imaging nell'ernia del disco. Ad esempio, ci possono essere casi in cui la clinica rende difficile una diagnosi di sede, come nelle discopatie multiple con annullamento delle curve fisiologiche della colonna o nelle radicolopatie pluriradicolari, rendendo complessa la distinzione della distribuzione del dolore.