Concetti Chiave
- La relazione bidirezionale tra il Covid e le complicanze cardiovascolari implica che il virus può causare danni cardiaci, mentre preesistenti malattie cardiovascolari aumentano il rischio di infezioni gravi.
- Farmaci come l'azitromicina, inizialmente utilizzati nel trattamento del Covid, possono provocare complicazioni cardiache, mentre il Rendesivir è stato l'unico farmaco con efficacia dimostrata nelle prime fasi della pandemia.
- Il Covid può causare una forma di immunodepressione acquisita, simile all'HIV, aumentando il rapporto neutrofili/linfociti (NLR), che è un indicatore di gravità utilizzato nel Simi score per valutare il rischio di complicanze.
- La tempesta citochinica è una delle principali cause di danno multiorgano nei casi gravi di Covid, e farmaci come i glucocorticoidi e i Jak inhibitors sono stati utilizzati per trattare l'infiammazione eccessiva.
- I pazienti con Covid grave spesso presentano un'infiammazione sregolata che richiede un trattamento farmacologico, mentre la maggior parte dei casi si risolve in una fase simil-influenzale con sintomi attenuati dopo 5-7 giorni.
Relazione bidirezionale tra covid e complicanze cardiovascolari
Quello che si è visto è che tra il Covid e le complicanze cardiovascolari esiste una relazione bidirezionale. Infatti, da un lato si osserva il fenomeno appena citato: ossia il Covid grave che quando sistemico può determinare direttamente complicanze a livello cardiaco, ma dall’altra parte si è visto che la presenza di malattie cardiovascolari (ipertensione, malattie coronariche, ma anche diabete) prima dell’infezione è un importante fattore di suscettibilità di malattie gravi. Questo diventa un circolo vizioso.Si sottolinea che, specie nella prima fase, molto spesso il quadro clinico veniva peggiorato ulteriormente proprio dai farmaci utilizzati. L’azitromicina (si pensava fosse utile non tanto per l’effetto antibatterico quanto per ipotizzate interazioni con il metabolismo cellulare che potessero contrastare lo sviluppo della malattia grave), ad esempio, può dare danno cardiaco agendo in senso pro-aritmico con allungamento del Qt, associato a rischio maggiore di sviluppo di aritmie. L’unico farmaco usato nella prima fase la cui utilità è stata supportata dall’evidenza è il Rendesivir. È stato abbandonato anche l’utilizzo dell’idrossiclorochina. Nel tempo c’è stato anche un dibattito sul ruolo degli Ace-inibitori, senza però il supporto di alcuna evidenza scientifica.
Altri aspetti
È caratterizzata dalla deplezione di linfociti Cd4+ e Cd8+. È una sorta di immunodepressione acquisita su base virale (simile all’Hiv). L’emopoiesi si sbilancia verso la produzione di neutrofili e aumenta il rischio di ulteriori infezioni. Di conseguenza aumenta il Neutrophil to Lymphocyte Ratio (Nlr), che correla con la gravità della prognosi. Il Nlr è parte del Simi score, un indice utilizzato in Pronto Soccorso che intercetta i pazienti senza eclatanti alterazioni polmonari, ma a rischio di eventi sfavorevoli e che necessitano ricovero. Altre variabili prese in considerazione dal Simi score sono l’età, comorbidità, transaminasi e D-dimero.Il quadro grave da Covid è rappresentato da un’infiammazione eccessiva, sregolata e con necessità di trattamento farmacologico. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi si attenuano dopo 5-7 giorni in una fase sostanzialmente simil-influenzale con sola febbre, tosse secca ecc. Tuttavia, in una minoranza dei casi, ad un certo punto può comparire una sindrome più grave, caratterizzata dal marcato aumento degli indici di infiammazione (Pcr) sostenuto dalla cosiddetta tempesta citochinica (in particolare sovrapproduzione di Il1- beta, Il-6, Ifny eccLe citochine pro-infiammatorie contribuiscono al danno multiorgano e attivano fattori di trascrizione come Nf-Kb e Stat-3. I glucocorticoidi, rispetto ai farmaci contro le citochine, bloccano questi sistemi più in basso nella catena di segnalazione molecolare. Essi sono stati ampiamente utilizzati nelle forme gravi fin da subito con risultati positivi e vengono tutt’ora usati. Altri farmaci utilizzati sono i Jak inhibitors (usati normalmente per trattare malattie ematologiche come policitemia vera, trombocitemia essenziale), come il Baricitinib.
Domande da interrogazione
- Qual è la relazione tra Covid e complicanze cardiovascolari?
- Quali farmaci sono stati utilizzati nella prima fase della pandemia e quali sono stati i loro effetti?
- Cosa caratterizza il quadro grave da Covid e quali trattamenti sono stati efficaci?
- Qual è il ruolo del Neutrophil to Lymphocyte Ratio (Nlr) nel contesto del Covid?
Esiste una relazione bidirezionale tra Covid e complicanze cardiovascolari, dove il Covid grave può causare complicanze cardiache, mentre le malattie cardiovascolari preesistenti aumentano la suscettibilità a forme gravi di Covid.
Nella prima fase, farmaci come l'azitromicina e l'idrossiclorochina sono stati utilizzati, ma l'azitromicina ha mostrato effetti pro-aritmici. L'unico farmaco con evidenza di utilità è stato il Rendesivir.
Il quadro grave da Covid è caratterizzato da un'infiammazione eccessiva e sregolata, con necessità di trattamento farmacologico. I glucocorticoidi e i Jak inhibitors, come il Baricitinib, sono stati utilizzati con risultati positivi.
Il Nlr è un indicatore che correla con la gravità della prognosi e fa parte del Simi score, utilizzato per identificare pazienti a rischio di eventi sfavorevoli che necessitano di ricovero.