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Concetti Chiave

  • I biomarcatori non sono ampiamente utilizzati per patologie cerebrali come gli ictus, rendendo difficile la distinzione tra tipi di ictus e influenzando le scelte terapeutiche.
  • Nonostante le patologie cerebrali causino milioni di morti annue, i biomarcatori cerebrali sono meno studiati rispetto ad altre malattie come AIDS/HIV e cancro.
  • La difficoltà nel fare scoperte rilevanti rende la ricerca sui biomarcatori cerebrali meno prolifici rispetto ad altre aree mediche.
  • Le patologie cerebrali e geriatriche sono tra le aree di ricerca più finanziate, data la complessità e l'importanza per il futuro della medicina.
  • L'attenzione mediatica e l'opinione pubblica influenzano significativamente la direzione e il finanziamento della ricerca biomedica.

Patologie cerebrali e biomarcatori

Nel caso delle patologie cerebrali è frequente che non vi sia applicazione nella ricerca dei biomarcatori. Non è infatti solo il tumore a non avere un biomarcatore tipico, ma anche nel caso di condizioni come gli ictus l’uso dei biomarcatori risulta molto limitato: nessun esame permette infatti di distinguere ictus di natura emorragica o trombotica, oppure di identificare se sia verificata un’occlusione o una rottura arteriosa.
Questa distinzione è tutt’altro che cavillosa: la terapia è completamente differente. In caso di ictus ischemico si somministrano anticoagulanti, che non possono assolutamente essere somministrati in caso di ictus emorragico in quanto risulterebbe fatale per il paziente. Nessun esame di laboratorio è utile per effettuare questa distinzione, nemmeno indicativamente, e neanche l’analisi radiologica è sempre efficace per distinguerli.
Ogni anno muoiono circa 6.000.000 persone colpite da patologie cerebrali, eppure gli articoli che hanno come oggetto di studio i biomarcatori cerebrali sono solo 15.000. Un dato che spicca se si considera che relativamente ai biomarcatori correlati ad altre patologie, come AIDS/HIV (causa di morte per 1,8 milioni di persone all’anno) oppure il cancro, gli articoli pubblicati sono fino a 10 volte più numerosi.
Il motivo per cui una patologia che uccide di più sia studiata di meno è da ricercarsi nel fatto che gli studi, seppur numerosi, effettuati sulle patologie cerebrali, portano a meno scoperte rilevanti. È un ambito in cui è molto difficile riuscire ad ottenere risultati.
Eppure, negli ultimi anni, gli ambiti più gettonati in ricerca (che quindi ricevono i maggiori finanziamenti) sono:
- proprio le patologie cerebrali; appunto perchè ad oggi restano ancora molte le cose che non si conoscono a riguardo
- patologie e condizioni geriatriche; verosimilmente, il futuro della medicina sarà curare gli anziani, con l’invecchiamento della popolazione si tratteranno sempre di meno le patologie acute e sempre più quelle geriatriche.
Al di là di questo esiste però, come indicato, un altro aspetto determinante quando si parla di ricerca, che risulta evidente se si pensa all’AIDS e l'HIV anni fa: il peso dell’attenzione generale. L’opinione pubblica e l’impatto mediatico attorno a una determinata patologia o condizione, vanno a canalizzare i finanziamenti verso determinati settori della ricerca. Maggiore l’interesse nel pubblico, maggiore risonanza avranno le scoperte effettuate. Per questo l’altro aspetto che condiziona tantissimo la ricerca biomedica su biomarcatori è proprio la visibilità e anche per questo alcune patologie che mietono più vittime, ma sono meno esposte all’opinione pubblica, sono meno studiate e vi sono meno articoli a loro riguardo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la difficoltà principale nell'uso dei biomarcatori per le patologie cerebrali?
  2. La difficoltà principale è che non esistono esami di laboratorio o radiologici efficaci per distinguere tra ictus emorragico e trombotico, il che è cruciale poiché le terapie sono completamente diverse.

  3. Perché ci sono meno studi sui biomarcatori cerebrali rispetto ad altre patologie?
  4. Nonostante l'alto numero di decessi causati da patologie cerebrali, gli studi portano a meno scoperte rilevanti, rendendo difficile ottenere risultati significativi.

  5. Quali sono gli ambiti di ricerca più finanziati negli ultimi anni?
  6. Gli ambiti più finanziati sono le patologie cerebrali e le condizioni geriatriche, poiché ci sono ancora molte incognite e il futuro della medicina si concentrerà sempre più sugli anziani.

  7. Come influisce l'opinione pubblica sulla ricerca biomedica?
  8. L'opinione pubblica e l'impatto mediatico canalizzano i finanziamenti verso determinate aree di ricerca; maggiore è l'interesse pubblico, maggiore è la risonanza delle scoperte.

Domande e risposte