Concetti Chiave
- Il disturbo reattivo dell'attaccamento è un disturbo infantile caratterizzato da un mancato attaccamento verso i genitori, con emotività negativa e disfunzionale.
- Bambini affetti possono mostrare irritabilità, tristezza e paura nonostante la presenza dei genitori, con scarse manifestazioni emotive positive.
- Il disturbo è comune nei bambini adottati che hanno subito trascuratezza nelle cure primarie nei primi mesi di vita.
- Le benzodiazepine sono utilizzate per trattare ansia, insonnia, agitazione psicomotoria e altre condizioni psicopatologiche.
- La scelta delle benzodiazepine si basa sulla farmacocinetica, con quelle a eliminazione rapida usate per insonnia e quelle a eliminazione lenta per stati ansiosi.
Indice
Disturbo dell'attaccamento infantile
È un disturbo dell’infanzia che si verifica quando un bambino ha una sorta di mancato attaccamento verso le figure genitoriali. Nei bambini piccoli solitamente si descrive una paura dell’abbandono da parte di mamma e papà, invece, in questo disturbo il bambino ha un’emotività negativa rispetto ai genitori. Nonostante i genitori li accudiscano, i bambini piangono inconsolabili perché sono presenti schemi di comportamento e di attaccamento marcatamente disfunzionali e inadeguati (scarsa interazione con le figure genitoriali di riferimento, non ricerca dei genitori nei momenti di bisogno, emotività negativa insensibile agli sforzi dei caregiver di consolarli…).
Sintomi e cause del disturbo
I bambini possono presentare anche eccessiva irritabilità, tristezza e paura nonostante la presenza dei genitori, e mostrano poche o nulle manifestazioni emotive positive nell’interazione con le figure di riferimento.
Questo disturbo si verifica frequentemente nei bambini adottati (considerando come figure genitoriali quelle adottive) che hanno subito nella prima fase di vita (spesso nel corso del primo mese di vita) episodi di grave trascuratezza delle cure primarie: ad esempio sono stati affidati o hanno vissuto in ambienti particolarmente difficili, e poi faranno fatica ad attaccarsi alle figure genitoriali. La diagnosi non viene fatta prima dei 9 mesi di età.
Trattamenti con benzodiazepine
Diverse sono le condizioni cliniche per cui è indicato il trattamento con bdz. Sono infatti utilizzate come:
− Ansiolitici: nei disturbi d’ansia (gad– disturbo d’ansia generalizzato, ptsd – disturbo da stress post-traumatico, ocd – disturbo ossessivo compulsivo), attacchi di panico e fobie.
− Ipnoinducenti: per indurre o mantenere il sonno.
− Miorilassanti.
− Anticonvulsivanti (crisi epilettiche).
− Anestetici (anestesia preoperatoria).
− Delirium tremens (crisi astinenziali da alcol).
Colloquialmente, quando si parla di “tranquillanti”, “ansiolitici”, “sedativi”, si intendono sempre le benzodiazepine e non gli antipsicotici.
Utilizzo delle benzodiazepine in psichiatria
In psichiatria, le bdz hanno come target principale i disturbi d’ansia e possono essere utilizzati anche nelle forme miste ansioso-depressive. Trovano impiego anche nella gestione di sintomi come insonnia, agitazione psicomotoria, angoscia, irritabilità, collegate ad altre situazioni psicopatologiche.
Classificazione e farmacocinetica delle bdz
La classificazione delle bdz basata sulla loro struttura chimica è di competenza della farmacologia e non ha una traduzione nella pratica clinica.
Ciò che invece guida la scelta terapeutica delle Bdz ha a che fare con la farmacocinetica e consiste nella diversa
emivita, ossia il tempo di eliminazione del farmaco, da cui dipende la durata dell’effetto farmacologico.
Bdz a eliminazione rapida:
− Hanno emivita breve (
− L’effetto clinico ansiolitico dura poco nel tempo;
− Un esempio è il lorazepam (principio attivo del
Tavor) e l’alprazolam (Xanax);
− Sono indicate nel trattamento dell’insonnia (in particolare in pz che hanno difficoltà a prendere sonno, ma che una volta addormentati dormono senza problemi e in cui non è desiderabile alcuna forma di sedazione residua il giorno successivo).
Ci sono poi bdz a eliminazione lenta:
− Hanno emivita più lunga, di 24-48 ore;
− Rimangono più a lungo nell’organismo perché i fenomeni di coniugazione e metabolizzazione epatici sono più complessi;
− L’effetto sedativo è più duraturo;
− Esempio: diazepam (principio attivo del Valium);
− Sono indicate per esempio in pz con frequenti risvegli notturni e per il trattamento degli stati ansiosi (che perdurano nel corso della giornata).
Domande da interrogazione
- Cos'è il disturbo reattivo dell'attaccamento?
- Quali sono i sintomi del disturbo reattivo dell'attaccamento?
- Quali sono le cause del disturbo reattivo dell'attaccamento?
- Quali sono le condizioni cliniche per cui vengono utilizzate le benzodiazepine?
- Quali sono le differenze tra le benzodiazepine a eliminazione rapida e quelle a eliminazione lenta?
Il disturbo reattivo dell'attaccamento è un disturbo dell'infanzia in cui un bambino ha una mancanza di attaccamento verso le figure genitoriali.
I bambini con questo disturbo possono mostrare una paura dell'abbandono, emotività negativa verso i genitori, irritabilità e tristezza e una mancanza di manifestazioni emotive positive.
Questo disturbo si verifica spesso nei bambini adottati che hanno subito trascuratezza delle cure primarie durante i primi mesi di vita.
Le benzodiazepine vengono utilizzate per trattare disturbi d'ansia, attacchi di panico, fobie, insonnia, crisi epilettiche e delirium tremens.
Le benzodiazepine a eliminazione rapida hanno un effetto ansiolitico breve e sono indicate per il trattamento dell'insonnia, mentre quelle a eliminazione lenta hanno un effetto sedativo più duraturo e sono utilizzate per il trattamento degli stati ansiosi.