melody_gio
Genius
12 min. di lettura
Vota 4 / 5

Concetti Chiave

  • Il termine "brigante" è usato in modo dispregiativo per descrivere ribellioni sociali e politiche, con origini del fenomeno risalenti all'antica Roma.
  • Il brigantaggio è spesso una risposta alla povertà estrema, visto come una forma di rivolta popolare contro l'ingiustizia sociale e l'incapacità dello Stato di mediare tra i ceti.
  • Durante il Medioevo, il brigantaggio si è sviluppato in Italia, coinvolgendo mercenari, contadini affamati e piovani, spesso supportati da avversari politici.
  • Nel XVI secolo, figure come Alfonso Piccolomini e Marco Sciarra guidarono organizzazioni criminali, spesso con il tacito supporto di poteri locali nonostante le repressioni.
  • Nell'Ottocento, il brigantaggio fu intensamente repressa, soprattutto con la nascita del Regno d'Italia, quando nuove insurrezioni si opposero al governo, provocando dure reazioni militari.

Indice

  1. Il brigantaggio: origini del termine
  2. Evoluzione storica del concetto di brigantaggio
  3. Il brigantaggio nell'Ottocento

Il brigantaggio: origini del termine

Il termine “brigante” descrive generalmente una persona che agisce contro la legge e infatti sono definiti “briganti”, in senso dispregiativo,dei rivoltosi in particolari situazioni sociali e politiche. Tuttavia l’origine della parola non è ancora molto chiara.

Il brigantaggio ebbe come causa principale la povertà.

Questo fatto storico ha molto spesso assunto le sembianze di una vera e propria guerra civile.

Esso può essere inteso come una rivolta popolare dovuta ad un livello di miseria estremo quindi,questo fenomeno così complesso,può anche essere visto come una reazione più che legittima dovuto alla fame e alle ingiustizie. il fenomeno del brigantaggioIl brigantaggio ha anche iniziato a rivelarsi una forza talmente grande da poter addirittura vincere sullo Stato stesso, incapace di mediare tra i diversi ceti.

Nella storia c’è stato anche chi riteneva che il brigante, in gran parte dei casi, si rivelava un paladino del popolo e simbolo di rivoluzione proletaria.

Il Brigantaggio ha delle origini molto antiche,di fatti si inizia a parlare di questo già ai tempi dell’antica Roma,più precisamente verso l’anno 185 a.C. .Ci fu’ a Taranto una vera e propria insurrezione sociale,composta principalmente da pastori, i quali formavano un grandissimo gruppo. Il pretore Lucio Postumio Tempsano,per sopprimere questa rivoluzione, condannò circa 7.000 rivoltosi, e alcuni furono persino giustiziati. Anche Lucio Cornelio Silla,circa un secolo più tardi fu costretto a prendere dei provvedimenti simili contro i briganti.

Ci furono delle situazioni molto simili nel periodo in cui governarono a Roma figure importanti come quelle di Giulio Cesare,Ottaviano Augusto e l’imperatore Tiberio.

Evoluzione storica del concetto di brigantaggio

In età medievale,invece,il brigantaggio si era sviluppato soprattutto nell'Italia centro-settentrionale e furono create delle organizzazioni criminali formate non soltanto dai comuni ma anche da molti avversari politici o persone agiate che venivano cacciati dalla loro residenza in seguito alla confisca dei loro patrimoni. Naturalmente non ci volle molto tempo prima che si accendesse nuovamente il fuoco della ribellione da parte di queste persone che per sopravvivere furono costrette a darsi alla criminalità,arrivando ad aggredire mercanti e viaggiatori.

Nella fase storica successiva all’età medievale emersero dei veri e propri gruppi di fuorilegge costituiti particolarmente da soldati mercenari dispersi e solitari,contadini ridotti alla fame e pastori che diventarono dei banditi,arrivando a rubare capi di bestiame ai latifondisti. Inoltre alle attività di brigantaggio arrivarono a partecipare anche i piovani (preti) anch’essi costretti a vivere nel malcontento.

Nel XVI secolo le aree boschive sviluppate nella parte a nord ovest di Milano era totalmente occupata da gruppi di briganti capitanati da Giacomo Legorino e Battista Scorlirono. Questa ennesima ribellione venne annientata nel 1566 con il processo e la condanna (di atrocità enorme) dei 2 comandanti e di almeno 80 complici. Ma nonostante il fallimento,il ricordo di questi 2 personaggi rimase impresso nelle menti di molti.

Alla fine del Cinquecento la situazione si fece molto tesa nei territori al confine fra la Romagna toscana e quella pontificia. Vi fu Alfonso Piccolomini, appartenente ad una nobile famiglia, la cui organizzazione criminale era composta da malfattori toscani, romagnoli e anche marchigiani. Il granduca di toscana lo salvò dalla cattura facendolo rifugiare in Francia ma egli decise poi di ritornare in Italia e una volta tornato minacciò la regione della Maremma e approfittò della fame causata dalla carestia del 1590 per incitare i popoli ad unirsi insieme a lui alla ribellione. Alla fine sia il Granducato di Toscano che lo Stato Pontificio riuscirono a catturarlo e a giustiziarlo nel 1591.

Nella seconda metà del Cinquecento, operò nell'Italia centrale e meridionale il brigante Marco Sciarra, che, insieme a circa un migliaio di uomini, compì continui atti di brigantaggio e nello stesso periodo agiva proprio Alfonso Piccolomini,che scelse la stessa strada per sconfiggere lo stato Pontificio. In quel periodo operarono anche tante altre organizzazioni criminali in Italia Centrale.

Nel 1557,la situazione prese il sopravvento poiché il Papa Paolo IV ordinò la devastazione del paese di Montefortino vicino a Roma;i suoi abitanti furono dichiarati a tutti gli effetti fuorilegge come "briganti".Nella lotta contro il brigantaggio s'impegnò con grande energia Papa Sisto V:fece in modo che migliaia di briganti fossero trascinati davanti alla giustizia e molti di loro furono condannati a morte. In seguito attuò la repressione mediante la formazione di un esercito pronto a combattere contro questi,offerte a quelli che si erano macchiati di crimini minori basate sulla possibilità di arruolarsi nelle truppe pontificie per evitare di scontare una pena più grande.

Alla fine del secolo XVI,però,la campagna romana (nelle province di Frosinone e Anagni) fu vittima di numerose incursioni portate avanti soprattutto da bande di briganti, contro cui nell'anno 1595 il papa Clemente VIII aveva inviato delle compagnie di cavalleria e una situazione analoga avvenne nella zona di Napoli dove se ne occupò il suo viceré. La persistenza del brigantaggio era in particolar modo dovuta all'appoggio che egli aveva fra i governi del granduca di Firenze, di Roma e di Napoli;infatti nonostante le repressioni alle quali era sottoposo questo rimaneva sempre vivo e pronto a dare nuovamente battaglia.

Diversa invece fu la situazione del Brigantaggio in Sicilia,infatti i primissimi vennero fuori nei primi anni del ‘700 e il fenomeno assunse una grandissima importanza nel 1766 dopo la grande scarsezza di pioggia. Questa ovviamente creò un nuovo malcontento e il brigante Antonino Di Biasi guidò tre bande sparse per tutta la Sicilia ma il loro tentativo di ribellione venne stroncato dal viceré Giovanni d’Aragona che nel 1767 riuscì a fare in modo che tutti i briganti fossero catturati e giustiziati.

Nei territori del regno borbonico gli episodi di brigantaggio avvennero molto prima dell'invasione francese del Regno di Napoli.

Nel 1760 i briganti arrivarono addirittura al punto di ordinare che le tasse fossero pagate a loro anziché al fisco e uno dei più famosi a quei tempi fu’ senza ombra di dubbio Angelo Duca. Egli,quando venne catturato nel 1784,(a Salerno), non solo fu impiccato ma il suo cadavere venne anche smembrato. Da alcuni Angelo Duca venne considerato come il massimo esponente del banditismo sociale.

Il brigantaggio nell'Ottocento

Il brigantaggio venne fortemente affrontato nel periodo napoleonico poiché nel 1799 numerosi si aggregarono ai combattenti antigiacobini, per la riconquista del Regno di Napoli, divenuto oramai Repubblica Napoletana,da parte della corona borbonica.

Tra le azioni più note di queste bande vi fu la reazione alla Rivoluzione di Altamura contro la popolazione favorevole ai repubblicani. Una volta caduta la repubblica,molti di questi briganti proseguirono nelle loro attività da fuori legge, scontrandosi contro le numerose truppe borboniche. Durante il periodo francese, vennero attuate delle repressioni molto dure contro i briganti,in particolare in Basilicata e in Calabria dove si concentrò maggiormente l’autorità francese.

Dopo i fatti della seconda restaurazione borbonica, il re Ferdinando I mise in atto una campagna repressiva nei confronti delle bande di briganti ancora presenti. Egli fu un vero e proprio tiranno nei loro riguardi poiché nel 1816 aveva emanato un decreto per lo sterminio più totale dei briganti residenti in Basilicata,Molise e Calabria.

Inoltre,nello stesso anno,fu stipulato tra il governo papale e quello borbonico,un accordo di collaborazione reciproca sullo sconfinamento delle truppe durante le azioni di repressione del brigantaggio. Questo tipo di accordo mirava ad evitare che lo stato confinante divenisse rifugio per briganti in fuga fuggitivi.

Anche in Puglia,il brigantaggio era particolarmente attivo. Infatti nel 1817 al generale Richard Church,inglese,venne affidato il compito di combattere il brigantaggio fiorente nelle Puglie.

Nel 1818 Church fu trasferito in Sicilia e al suo posto in Puglia venne inviato il generale Guglielmo Pepe per organizzare le truppe che avrebbero affrontato quelle dei briganti capitanate da Rocco Chirichigno.

Nell’anno 1821 re Ferdinando I emise un decreto formato da norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del Regno di Napoli e nei territori del Sud vennero istituite dei tribunali militari. In ogni comune borbonico vennero pubblicate delle liste contenenti i nomi di ricercati,i quali potevano essere uccisi da chiunque ricevendo inoltre un premio in denaro. La pena di morte era estesa a tutti coloro che facessero parte di una banda armata oppure per chiunque tentasse di aiutare i briganti.

Una situazione simile si era verificata anche nello stato pontificio perché il continuo e incessante imperversare dei briganti negli stati pontifici stessi obbligò il segretario di Papa Innocenzo XII,Fabrizio Spada,nel 1696 ad emanare un editto dove la popolazione era costretta a collaborare nella cattura dei briganti con la promessa di una grossa ricompensa in denaro;ma,nonostante questo editto,la situazione non cambiò perché le aree tra Terracina,l’Aquila e i fiumi Tevere e Garigliano erano sempre soggette alle frequenti azioni da parte di gruppi di briganti.

Con la nascita del Regno d'Italia nel 1861 emersero delle nuove insurrezioni popolari,ma questa volta erano contro il nuovo governo e interessarono in particolare le vecchie province del Regno delle Due Sicilie. Tra le cause principali di questo nuovo brigantaggio c’era innanzitutto il grande peggioramento delle condizioni economiche,infatti vi fu anche un aumento delle tasse e dei beni di primissima necessità.

La repressione del brigantaggio postunitario fu molto dura e venne condotta col pugno di ferro da militari come Alfonso La Marmora, Pietro Fumel, Ferdinando Pinelli Enrico Cialdini e molti altri. Tuttavia i metodi da loro impiegati destarono delle fortissime polemiche. Questa sconfitta da parte del brigantaggio fu molto importante per il nostro paese poiché ci fu anche un cambiamento di atteggiamento da parte dello Stato Pontificio; infatti dal 1864 in poi questi non fornì più il suo appoggio alle bande del brigantaggio e il papato stesso iniziò a combatterli.

A cura di Giacomo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del termine "brigante"?
  2. Il termine "brigante" descrive una persona che agisce contro la legge, spesso in contesti di rivolta sociale e politica, ma l'origine della parola non è chiara.

  3. Quali furono le cause principali del brigantaggio?
  4. La povertà estrema e le ingiustizie sociali furono le cause principali del brigantaggio, che spesso si manifestava come una rivolta popolare.

  5. Come si è evoluto il brigantaggio nel tempo?
  6. Il brigantaggio ha origini antiche, risalenti all'antica Roma, e si è evoluto attraverso i secoli, assumendo diverse forme e coinvolgendo vari gruppi sociali, fino a diventare una forza significativa contro lo Stato.

  7. Quali furono le reazioni delle autorità al brigantaggio nel Cinquecento?
  8. Le autorità reagirono con dure repressioni, processi e condanne, come nel caso di Giacomo Legorino e Battista Scorlirono, e con interventi militari per sopprimere le ribellioni.

  9. Come fu affrontato il brigantaggio nell'Ottocento?
  10. Nell'Ottocento, il brigantaggio fu affrontato con campagne repressive, decreti severi e la collaborazione tra governi per evitare che i briganti trovassero rifugio nei territori confinanti.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community

Le colonie latine

melody_gio di Mauro_105

URGENTE (321112)

melody_gio di Lud_

domandina

melody_gio di Samantha Petrosino