Concetti Chiave
- La paranza dei bambini è una rappresentazione oggettiva della vita criminale dei giovani napoletani, evitando filtri distorti tipici di altre produzioni simili.
- Il film si ispira alla vera storia di Emanuele Sibillo, un giovane boss della camorra, e si svolge nel rione Traiano con protagonisti adolescenti.
- I dialoghi sono in napoletano e il cast è composto quasi interamente da attori locali, conferendo autenticità alla pellicola.
- La trama offre un punto di vista insolito, dove la vita criminale è vista come una carriera lavorativa e un successo, influenzando i sogni dei giovani.
- La sceneggiatura esplora l'umanità dei personaggi, come nella scena in cui il protagonista piange allo specchio dopo aver ucciso per la prima volta, creando un'intimità con lo spettatore.
La paranza dei bambini
Premetto che sono molto scettico per quanto riguardano le produzioni che trattano di temi come camorra o baby gang. Molto spesso raccontano quella che la vita di strada in modo molto distorto e filtrato. Però, non è questo il caso. La paranza dei bambini è una delle poche pellicole che racconta la vita criminale dei ragazzi napoletani in modo oggettivo. Questo si può notare dalla sceneggiatura. Tutti i dialoghi sono scritti in napoletano, e quasi tutti gli attori provengono da terra partenopee.
Il film è ispirato alla storia di Emanuele Sibillo, uno dei primi baby boss della camorra. Ambientato nel rione Traiano, dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, si fanno strada in quella che per loro è una vera e proprio carriera lavorativa: la camorra. Uccidono i vecchi boss del rione, si alleano e fanno squadra diventando sempre più forti nella scala gerarchica. Si sa, qui vige la legge del più forte. La cosa interessante, a parer mio, è il fatto che la vita criminale viene vista da un punto di vista diverso. L’uccisione del boss, le vendite di droga,... vengono viste come un vero successo lavorativo. Il fratellino del protagonista, non aspira a diventare un calciatore, ma a diventare un boss. Cosa difficile da immaginare per chi non è cresciuto tra quella gente. Addirittura in una scena il fratellino prova anche una certa stima nel protagonista che ormai si era lasciato andare a quella vita.
I personaggi sono classici ragazzi napoletani, a Napoli se ne trovano tantissimi così. I personaggi vengono affrontati a 360°. Mi colpisce molto la scena del protagonista che piange allo specchio dopo aver ucciso per la prima volta. In quella scena si mette in mostra il picco di umanità, creando un’intimità tra spettatore e personaggio.