Concetti Chiave
- La luminosità apparente di una stella varia in base alla sua distanza dalla Terra e alle sue caratteristiche intrinseche.
- La luminosità assoluta, o intrinseca, dipende unicamente dalle dimensioni e dalla temperatura della stella.
- Ipparco, nel II secolo a.C., classificò le stelle visibili a occhio nudo in sei categorie di magnitudine apparente.
- La magnitudine apparente associa valori numerici alle stelle: un numero più alto indica una stella meno luminosa.
- La magnitudine assoluta consente di confrontare la luminosità di stelle poste a diverse distanze dalla Terra.
La luminosità delle stelle
La luminosità di una stella misurata dalla Terra è chiamata luminosità apparente: essa dipende, oltre che dalle caratteristiche intrinseche di una stella, dalla sua distanza da noi. La quantità di energia irradiata nell’unità di tempo da una stella prende il nome, invece, di luminosità assoluta o luminosità intrinseca, e dipende soltanto dalle dimensioni e dalla temperatura della stella.
Le stelle visibili a occhio nudo nel cielo notturno vennero classificate in base alla loro luminosità apparente già dall’astronomo e matematico Ipparco, nel II secolo a.C. Egli confrontò circa un migliaio di stelle visibili a occhio nudo dividendole in sei categorie, a ciascuna delle quali associò un valore numerico, detto magnitudine, compreso tra 1 e 6. Secondo questa antica scala di grandezza relativa, chiamata scala della magnitudine apparente, più alto è il valore di magnitudine e più appare debole la luce della stella. Questo tipo di scala è ancora in uso, ma esistono stelle di magnitudine minore di 1 o maggiore di 6. Il rapporto in luminosità tra due stelle che differiscono di 1 in questa scala è circa 2,5, cioè una stalla di magnitudine 1 è circa due volte e mezzo più luminosa di una stella di magnitudine 2. Per confrontare la luminosità assoluta di stelle di diversa distanza si adopera il concetto di magnitudine assoluta.