Concetti Chiave
- La questione del peccatore nella comunità musulmana è centrale e si lega al concetto di "stato intermedio" e della fitna.
- I Kharijiti vedono il peccatore, anche veniale, come non più musulmano e giustificano il tirannicidio e l'uccisione del falso musulmano.
- I Mu'taziliti adottano una posizione intermedia, considerando il peccatore come parte della comunità, ma non legittimano la ribellione contro il dittatore.
- I Murjiti considerano il peccatore ancora musulmano, credendo che il giudizio divino avverrà dopo la morte, e preferiscono non opporsi al dittatore.
- La questione ha rilevanti implicazioni politiche, soprattutto riguardo all'obbedienza al governante, a meno che non venga meno all'applicazione della legge di Dio.
Lo stato intermedio: è un principio che si lega al concetto della comunità carismatica. La questione è: il peccatore fa ancora parte della umma oppure no? (anche per quanto riguarda il peccato veniale?)
La comunità è perfetta, potenzialmente non tollera nessuna deviazione al suo interno. Quindi il peccatore rimane musulmano? È un problema che deriva direttamente dalla fitna: chi aveva ragione, ‘Ali o Mu’awiya? Non è tanto la risposta in sé ad importare, ma le conseguenze che ne derivano.
a) Kharijiti: gli estremisti da un lato, affermano che il peccatore (anche veniale), non è più musulmano. Politicamente allora, ‘Ali non era più musulmano, quindi era lecito ucciderlo perché veniva posto al di fuori della comunità. Considerando allora il capo di stato tirannico come peccato, è lecito il tirannicidio. Il falso musulmano è peccatore, quindi va combattuto e al limite ucciso. Nonostante l’estremismo, si ha un forte egualitarismo: il califfo deve essere il migliore della comunità, non importa la sua origine, basta che sia moralmente irreprensibile. L’unica gerarchia è di eccezionalità spirituale e morale.
b) Mu’taziliti: una via mediana, lo “stato intermedio” appunto. Il peccatore è perverso, ma rimane nella comunità. Questa è una posizione che ha gli stessi effetti di quella murjita. Il dittatore va denunciato come tiranno, però in fin dei conti rimane musulmano, quindi non bisogna ribellarsi.
c) Murjiti: estremisti dall’altro lato. Il peccatore è ancora da considerarsi musulmano, perché, essendo “coloro che postpongono”, ritengono che il peccatore sarà giudicato da Dio dopo la morte. Durante l’esistenza rimane un musulmano come tutti gli altri inserito nella società. Sono quindi pietisti, e rappresentano un pensiero dominante. Il pensiero politico che ne deriva è di accettare il dittatore e non combatterlo.
In ogni caso, si tratta di una questione con importanti ricadute riguardo la legittimità del capo di governo. La maggior parte dei teorici politici classici ritengono che al governante bisogna obbedire a prescindere, tranne se egli non applica la legge di Dio, cioè far si che l’Islam venga praticato (prelevare e distribuire zakat, consentire il funzionamento dei tribunali, proteggere la società in modo tale che funzioni). Se poi ciò viene pagato con la mancanza di libertà, non importa.
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione dei kharijiti riguardo al peccatore nella comunità musulmana?
- Come interpretano i mu’taziliti lo "stato intermedio" del peccatore?
- Qual è la visione dei murjiti sul peccatore e il governante?
I kharijiti ritengono che il peccatore, anche se commette un peccato veniale, non sia più musulmano e quindi possa essere escluso dalla comunità, giustificando anche il tirannicidio.
I mu’taziliti considerano il peccatore come perverso ma ancora parte della comunità musulmana, sostenendo che il dittatore debba essere denunciato ma non combattuto.
I murjiti credono che il peccatore rimanga musulmano e sarà giudicato da Dio dopo la morte, accettando il governante anche se tirannico, senza ribellarsi.