Concetti Chiave
- La vita in un'abbazia benedettina è caratterizzata da disciplina, penitenza e puntualità, con una routine giornaliera definita dalla Regola.
- La giornata del monaco inizia presto, con funzioni religiose che occupano gran parte del tempo, inclusi mattutino, lodi e capitolo.
- I monaci dedicano un terzo della giornata al lavoro e il resto alla preghiera, allo studio dei testi sacri e al riposo.
- I pasti, prevalentemente di verdure, cereali e pesce, sono consumati insieme, con la carne riservata ai giorni di festa.
- Le attività produttive e la copiatura dei codici permettono ai monaci di interagire con l'esterno, vendendo eccedenze e libri.
Giornata in un'abbazia
La vita quotidiana all'interno di un'abbazia benedettina era impostata sulla disciplina e sulla penitenza. La giornata del monaco era sempre scandita con precisione, perché la puntualità nell'osservanza delle regole era una peculiarità nella mentalità benedettina. Infatti è il capitolo XLVIII della Regola a rivelarci l'orario "tipo" di una giornata claustrale: l'ozio è nemico dell'anima, perciò i monaci in determinate ore devono attendere al lavoro manuale e in altre ore, anche queste prestabilite, nello studio delle cose divine.
Il benedettino in questo modo imparavano in corso del suo lungo noviziato e poi durante la vita monastica la virtù dell'umiltà reprimendo ogni forma di individualismo e obbedendo all'abate come a Cristo stesso.La giornata del monaco iniziava prestissimo. Il tempo era scandito dalle funzioni religiose per celebrare le lodi di Dio. Il lavoro occupa probabilmente un terzo della giornata: gli altri due terzi erano occupati dalla preghiera, dallo studio dei testi sacri e dal riposo.
La sveglia suonava nel cuore della notte (dall'una alle tre, secondo le stagioni), quando il monaco si alzava per il mattutino: a quell'ora i monaci si recarono nella chiesa abbaziale per una preghiera comune di uno o due ore. Le "lodi" invece erano recitate prima dell'alba e consistevano nella lettura dei salmi cui seguiva un momento di preghiera individuale subito dopo il sorgere del sole si teneva il "capitolo", presieduto dall'abate: un momento di preghiera collettiva nonché la sede dove si prendevano le decisioni importanti per la comunità. Ognuno si recava quindi al proprio lavoro: compiti di ciascun erano stabiliti quotidianamente o a seconda dei periodi dell'anno, dall'abate.
Il tempo della preghiera ritornava con la "terza", cui seguiva la messa, solitamente celebrata da un prete esterna alla comunità: raramente infatti i monaci erano anche sacerdoti. Seguiva la lettura personale dei testi sacri (sesta) e poi il pranzo, consumato collettivamente nel referttorio. Da settembre a Pasqua si mangiava solo una volta al giorno, due volte negli altri periodi.
La carne si consumava solo nei giorni di festa, mentre normalmente si mangiavano verdura, cereali, pesce, formaggio e uova, accompagnati da vino. In estate dopo il pranzo era previsto un momento di riposo. Il pomeriggio, dopo la preghiera dell'oro "nona", era nuovamente dedicato al lavoro manuale o in biblioteca. I vespri, le preghiere della sera, erano recitati alle 18, inoltre ad essi durante l'estate seguivano la cena e la collatio, un momento di lettura collettiva della Bibbia. La giornata si concludeva con la preghiera della compieta, alle 20 ci si coricava. Il monastero era collocato in campagna lontano dai centri urbani e ai monaci era fatto espresso divieto di allontanarsi dall'abazia senza permesso.
Furono proprio le attività produttive (compresa la copiatura dei codici) a indurre i monaci a rompere il proprio isolamento. In tal modo le eccedenze agricole e i prodotti artigianali potevano essere venduti all'esterno (sia pure a prezzo ridotto rispetto a quello di mercato, come prescriveva la Regola), mentre i libri scritti in un monastero potevano essere venduti o scambiati con gli altri.
Domande da interrogazione
- Qual era l'importanza della puntualità nella vita quotidiana di un monaco benedettino?
- Come era strutturata la giornata di un monaco benedettino?
- Quali erano le restrizioni alimentari per i monaci benedettini?
- In che modo i monaci benedettini interagivano con il mondo esterno?
La puntualità era fondamentale nella vita monastica benedettina, poiché l'osservanza precisa delle regole era una caratteristica distintiva della mentalità benedettina, come indicato nel capitolo XLVIII della Regola.
La giornata di un monaco era divisa tra preghiera, lavoro manuale e studio dei testi sacri, iniziando con il mattutino nel cuore della notte e concludendosi con la compieta alle 20.
I monaci mangiavano una volta al giorno da settembre a Pasqua e due volte negli altri periodi, con carne solo nei giorni di festa, mentre normalmente consumavano verdura, cereali, pesce, formaggio e uova.
I monaci rompevano il loro isolamento vendendo eccedenze agricole e prodotti artigianali a prezzo ridotto e scambiando o vendendo libri scritti nel monastero.