Pulci, Luigi – Morgante – Presentazione

La trama del Morgante

Il Morgante, o Morgante maggiore, è l'opera più significativa del Pulci. La trama è molto intricata e ricca di episodi.

Orlando e Morgante

Il filo conduttore è costituito dall’abbandono da parte di Orlando del campo cristiano, a seguito delle calunnie di Gano di Magonza, che nella tradizione cavalleresca è il traditore per eccellenza.

Le avventure di Morgante e Margutte

Nell'episodio centrale e più importante dell'opera, Morgante incontra il semi gigante Margutte, con cui vive delle avventure iperboliche; entrambi muoiono in un modo bizzarro. Morgante perde la vite in seguito al morso di un piccolo granchio, mentre Margutte muore scoppiando dalle risate.

Il ritorno di Orlando

In seguito Orlando fa ritorno in Francia per combattere a fianco del re Carlo, attaccato dal re Marsilio con la complicità di Gano. Negli ultimi cinque cantari sono narrate la sconfitta di Roncisvalle, la morte di Orlando, la punizione di Gano e la morte di Carlo Magno.

L'ispirazione del Pulci

Lo stimolo a cantare in ottave le imprese di Carlo Magno e del suo paladino venne al Pulci da Lucrezia Tornabuoni, moglie di Cosimo de’ Medici, nell’ottica di un ravvicinamento con la Francia. Come base, lo scrittore prese il Cantare di Orlando che segue alla lettera, sia per quanto riguarda la trama che la dinamica degli eventi. Originale è invece la liberta fantastica che egli si prende è soprattutto le scelte stilistiche.

Caratteristiche del Morgante

Al Pulci interessano soprattutto gli aspetti materiali, dinamici e comici dell’esistenza. Infatti, Morgante rappresenta la vitalità fisica, la violenza primitiva e non razionale, la fame e l’eccessiva voracità. Invece Margutte, con la sua astuzia e vanità, è un ciarlatano che rappresenta la parodia dell’ideale cavalleresco. Per un certo aspetto, esso rappresenta il punto di contatto fra la tradizione illustre e la cultura popolare.

Confronto tra Pulci e Boiardo

Rispetto al Boiardo, il Pulci predilige la tradizione comica toscana, il folklore, la dissacrazioni e tutto quanto rimanda al carnevale. Egli è anche attratto dalla tradizione canterina tipica dell’ambiente fiorentino borghese e dei mercanti. Pertanto in lui non troviamo la nostalgia e l’ammirazione per il mondo cavalleresco ormai sorpassato, presente, invece, nel Boiardo, la cui formazione era umanistica a cui si aggiungere i riflessi della cultura cortese tipica della letteratura cavalleresca francese.. Invece, il Pulci si è formato nella Firenze del Burchiello e dei Medici, in un ambiente che risentiva molto della tradizione letteraria del tempo dei Comuni e della Repubblica. La sua non è una cultura umanistica, poiché si è formato essenzialmente su testi della tradizione volgare e soprattutto realistica e giocosa alla Burchiello. Egli faceva parte delle amicizie libere e scanzonate di Lorenzo il Magnifico, in contrapposizione al platonismo colto e serio di Marsilio Ficino.

Interessante è mettere a confronto l’Orlando innamorato del Boiardo con il Morgante del Pulci

Orlando innamorato del Boiardo

L’Orlando innamorato nasce da un contesto cortigiano e signorile: quello della corte degli Estensi a Ferrara. L’opera è caratterizzata da una vaga nostalgia per il mondo cavalleresco del Medio Evo, secondo le aspettative e i valori degli Estensi di cui lo scrittore era feudatario. I sentimenti rappresentati sono nil coraggio, la cortesia, la lealtà, la gentilezza e l’amore, inteso nel senso più nobile del termine. Come ispirazione l’opera affonda le radici nell’epica francese e nella tradizione canterina, però ripulita e resa più nobile. Come lingua, Il Boiardo adopera il linguaggio in uso nella pianura Padana, prima della riforma del Bembo.

Origini del Morgante

Il Morgante nasce dalla tradizione comunale fiorentina, anche se in presenza del potere egemonico dei Medici. L’opera costituisce la parodia del mondo cavalleresco; i gesti, gli atti, gli schiaffi e i pugni sono amplificati come esagerati sono gli aspetti materiali del vivere quotidiano come il cibo e la necessità di bere.

Si innesta sugli aspetti comico-gioiosi della tradizione canterina toscana, non depurata e semmai aggiornata con l’influenza del Burchiello. Dal punto di vista linguistico, essa rappresenta il fiorentino vivo e parlato che, in ambito locale, resisterà anche alle teorie del Bembo.