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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: La Resistenza
Autore: Galleschi Matteo
Descrizione: questa è una tesina che parla del rapporto tra primo levi e la resistenza italiana, che lui descrive in due capitoli del libro "il sistema periodico". in più anallizza la resistenza europea e più in particolare quella italiana.
Materie trattate: Italiano,Storia
Area: umanistica
Sommario: Italiano,Primo Levi,Sistema Periodico,Il ferro,Oro
La Resistenza
Resistenza Europea, Italiana e l'esperienza raccontata da Levi (“Sistema
Periodico”) Matteo Galleschi
Anno Scolastico 2008/2009
Al centro del mio lavoro ho posto la fase storica della Resistenza nella seconda Guerra Mondiale,
che prenderò in esame sia come fenomeno europeo, accennando alle più famose formazioni delle
terre occupate dai nazisti, sia, e più in dettaglio, per quanto riguarda la situazione italiana.
Guardando alla Resistenza europea, le più importanti si formarono in Francia e in Polonia.
La Resistenza italiana è oggetto di racconto particolareggiato di Primo Levi in quanto contesto della
sua cattura. Rispetto alla memorialistica sull' argomento l'opera di Levi mi ha colpito nel suo
complesso per il fatto che si tratta di uno scienziato-scrittore e non di uno scrittore puro. L'opera
che più incarna questa duplicità è “IL SISTEMA PERIODICO”, che ho scelto di prendere in esame
in modo più dettagliato. Primo Levi
Nasce a Torino nel 1919. Si iscrive al corso di chimica presso la facoltà di Scienze dell'Università
di Torino nel 1937. Levi attiene la laurea con molta difficoltà, a causa delle leggi razziali emanate
dal governo fascista nel 1938. Dopo la caduta del governo Mussolini seguì il governo Badoglio che
dichiarò l'armistizio. Ciò nonostante la guerra prosegui e Levi si unì ad un gruppo di partigiani in
Val d'Aosta, ed all'alba del 13 Dicembre del 1943 fu arrestato e condotto al campo di
concentramento di Carpi-Fòssoli.
Nel Febbraio del 1944 il campo di Fòssoli fu preso in gestione dai Tedeschi, i quali mandarono
Levi ed altri partigiani verso il campo di concentramento di Auschwitz.
Tornato in Italia nel 1946, levi, avrà difficoltà a reinserirsi in un'Italia disastrata dal dopoguerra.
Nello stesso anno Levi trova lavoro presso una fabbrica di vernici. Ossessionato dalle traversie
subite decide di scrivere febbrilmente “Se questo è un uomo”.
Levi morirà l' 11 aprile del 1987 nella sua casa di Torino.
Il Sistema Periodico
“Il sistema periodico” è una raccolta di racconti.
Ognuno dei 21 racconti porta il nome di un elemento chimico ed è ad esso in qualche modo
collegato.
I temi sono numerosi, incentrati sulla vita professionale di chimico e contenuti in una cornice
autobiografica. Dai primi esperimenti ai primi impieghi, dalle esperienze di vita nei lager nazisti ai
racconti, veri o di fantasia, legati al mestiere di chimico: la vita dell'autore vista attraverso il
caleidoscopio della chimica.
Ho scelto di parlare di due capitoli a mio parere molto toccanti: Ferro ed Oro.
Ferro
Questo racconto che fa parte del sistema periodico è tra i testi più interessanti all'interno della
copiosa letteratura memorialistica sulla resistenza. Si tratta di un racconto centrato sull'amicizia tra
l'autore ed un ragazzo di nome Sandro, associato al fatto per il suo aspetto duro e per il mestiere dei
suoi avi. L'amicizia con Sandro era sorta all'interno dei corsi universitari e troncata brutalmente
dalla storia politica, infatti il giovane diventerà partigiano e morirà nel lottare contro la Repubblica
di Stato. Ma le notizie sulla morte di Sandro occupano uno spazio molto ristretto alla fine del
racconto che è invece occupata nella parte più estesa dalla descrizione dalla personalità dell'amico:
il modo brusco in cui il racconto finisce è simbolico della insensatezza e violenza in cui il regime ha
spezzato vite meravigliose. La figura di Sandro è tratteggiata in modo graduale a partire da pochi
elementi enigmatici iniziali: è in questa parte che ricostruisce il momento magico in cui due giovani
si attraggono e cominciano a conoscersi che troviamo allusioni al contesto storico politico
oppressivo del regime di fine anni '30, in particolare alle leggi razziali penetrate in Italia in modo
blando rispetto alla Germania, ma ben percepibile. Qui è molto toccante il punto di vista recuperato
da Levi dal ragazzo ignaro delle perversioni adulte: si vede bene nella silenziosa domanda che
avrebbe volentieri rivolto a quelli che chiama i suoi “ compagni cattolici”: “ che cosa pensate di
me? E' diverso da prima?”. Nella parte più bella del racconto, in cui si descrive il rapporto sempre
più stretto tra i ragazzi, troviamo espresse opinioni di grande interesse in relazione alla visione del
mondo che finisce per toccare più volte e negativamente il fascismo. Primo Levi ci parla del suo
amore sconfinato per la libertà ( di cui Sandro finisce per essere un'incarnazione) e ritiene offensiva
e disgustosa la propaganda fascista; in particolare ci colpisce la domanda “ Non percepire come
un'infamia che ad un uomo pensante venisse richiesto di credere senza pensare?” che ci ricorda la
poesia di Montale” Non chiederci la parola” che sostiene una posizione di antifascismo che
principalmente implica il rifiuto di qualsiasi etichetta politica, ritenuta una gabbia inaccettabile.
Oro
Questo racconto si svolge nel 1942-43, come altri è esplicitamente autobiografico e parla di una
comunità di ragazzi che vivono in comunità in seguito ai trasferimenti e agli sfollamenti determinati
dalla guerra.
L'atmosfera di questa comunità è quasi da Boheme; Levi dice che nonostante il mondo fosse in
fiamme scrivere poesie e vivere l'amore non sembrava loro affatto vergognoso; descrive sé ed i suoi
compagni come si antifascisti ma anche superficiali ed estraniati, incoscienti rispetto all'esterno,in
particolare colpisce la descrizione dei bombardamenti notturni degli Alleati visti come una sterile
manifestazione di forza; come pure Levi si sofferma sulla lontananza dei cosiddetti Alleati.
Colpisce anche la sensazione comune espressa da Levi che la guerra sarebbe durata ancora anni in
quella situazione di stallo: tutto questo rende molto efficacemente lo stato d'animo di una giovane
generazione cui è stato precluso il futuro.
C'è poi una svolta narrativa che coincide con quella storica della battaglia di Stalingrado: Levi dice
che ognuno dei ragazzi maturò in quei mesi più che in tutti i vent'anni precedenti. Ci sono a questo
punto parole molto intense per gli antifascisti che entrarono in azione, come pure durissima
definizione del fascismo come negatore della giustizia e calcolato proclamatore di menzogna.
Molto interessante è la critica alle modalità di formazione dei partigiani: ai ragazzi viene chiesta
rabbia e rivolta ma non vengono date istruzioni pratiche sulle armi; in oltre Levi mette in evidenza
come la storia imparata a scuola non coincidesse con quella che i partigiani dovevano conoscere per
ispirarsi.
Viene descritto il caos della caduta del fascismo e dell'armistizio: la conclusione è che i ragazzi
erano si certi della loro scelta ma sicuri ma molto sicuri dei loro mezzi, infatti si descrivono come i
partigiani più disarmati e sprovveduti, affamati e infreddoliti.
Poi viene raccontata la rottura, con molto realismo e umiltà (colpisce il particolare della pistola);
molto cruda anche se apparentemente casuale è la descrizione della violenza gratuita dei fascisti.
Levi insiste sulla sua mancanza di coraggio a fare atti eroici. Insiste anche su quanto fosse doloroso
per loro non poter comunicare l'uno con l'altro.
Quando descrive la cella è notevole il contrasto con i romanzi letti fino ad allora dove l'evasione era
sempre possibile. Notevole anche la descrizione del fascista Fossa, ottuso ma candido e molto
integro, cui si contrappone quella della spia responsabile della loro cattura, piena di sadismo. Levi
si dilunga poi sulla presenza di un topo nella sua cella, guardato con una certa simpatia ma anche
con invidia per la sua libertà.
Più volte è ironicamente messo in evidenza il pregiudizio classista che tendeva a dare risalto ai
laureati.
Il cuore del racconto è il colloquio con un' altro prigioniere, un contrabbandiere che si mette a
parlare del fiume Dora e dell'oro che contiene nella sue sabbie.
Difronte al senso di aver provato un lancinante desiderio di vivere con il rimpianto per aver perso
tempo prima. La resistenza
Per Resistenza italiana (chiamata anche Resistenza partigiana o più semplicemente Resistenza) si
intende l'opposizione, militare o anche soltanto politica, condotta nell'ambito della seconda guerra
mondiale contro l'invasione dell'Italia da parte della Germania nazista e nei confronti degli
occupanti e della Repubblica Sociale Italiana da parte di liberi individui, partiti e movimenti
organizzati in formazioni partigiane che combatterono a fianco degli Alleati.
Il movimento resistenziale - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della
resistenza all'occupazione nazista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e
talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici,
anarchici). I partiti animatori della Resistenza, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale,
avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.
La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della
Repubblica italiana. Infatti, l'Assemblea costituente fu in massima parte composta da esponenti dei
partiti che avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le
rispettive tradizioni politiche e ispirandola ai principi della Democrazia e dell'Antifascismo.
Il periodo storico individuato comunemente come Resistenza italiana inizia, per convenzione
storiografica ormai consolidata, dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943 e termina alla fine del mese
di aprile 1945. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fu riferito dal
CLNAI con la data dell'appello per insurrezione armata della città di Milano, sede del comando
partigiano. La Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto periodo costituzionale
transitorio. In termini politici questo periodo si concluse con la nomina del primo governo Parri del
21 giugno 1945. La seconda parte terminerà il 1 gennaio 1948, giorno dell'applicazione della nuova
Costituzione Italiana. Generalità
Alla Resistenza presero parte gruppi organizzati e spontanei di diverse estrazioni politiche, uniti nel
comune intento di opporsi militarmente (dove possibile collaborando con le truppe alleate) e
politicamente al governo della Repubblica Sociale Italiana (RSI) e degli occupanti nazisti tedeschi.
Ne scaturì la "guerra partigiana", conclusasi il 25 aprile 1945, quando l'insurrezione armata
proclamata dal Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (CLNAI) consentì di prendere il
controllo di quasi tutte le città del nord del paese. Era l'ultima parte di territorio italiano ancora
occupata dalle truppe tedesche in ritirata verso la Germania e soggetta all'azione repressiva delle
formazioni repubblichine della Repubblica Sociale Italiana cui il movimento partigiano opponeva la
propria resistenza. La resa incondizionata dell'esercito tedesco si ebbe il 29 aprile, anche se in
alcune città come Genova le forze tedesche si erano già arrese alle milizie partigiane nei giorni
precedenti. Il Comitato di Liberazione Nazionale e altre formazioni autonome
Il movimento partigiano, prima raggruppato in bande autonome, fu successivamente principalmente
organizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), guidato dal generale Raffaele Cadorna,
diviso in CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), con sede nella Milano occupata, e
il CLNC (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale). Il CLNAI, presieduto dal 1943 al 1945 da
Alfredo Pizzoni, coordinò la lotta armata nell'Italia occupata, condotta da formazioni denominate
brigate e divisioni, quali le Brigate Garibaldi, costituite su iniziativa del partito comunista; le
Brigate Matteotti, legate al partito socialista; le Brigate Giustizia e Libertà, legate al Partito
d'Azione; le Brigate Autonome, composte principalmente di ex-militari e prive di rappresentanza
politica, talvolta simpatizzanti per la monarchia, riportate come badogliani.
Dall'8 settembre 1943 (data della proclamazione dell'armistizio e conseguente proclama Badoglio)