Concetti Chiave
- Berni parodia il sonetto petrarchesco di Bembo descrivendo una vecchia megera con toni ironici e beffardi.
- L'uso del linguaggio petrarchesco da parte di Berni crea un effetto comico, sfruttando espressioni ambigue per invertire il significato.
- Accostamenti errati tra metafore di Bembo e parti del corpo sbagliate esagerano la bruttezza della donna descritta.
- Espressioni come "inaudita ineffabile armonia" e "gravi" sono usate ironicamente per comunicare aspetti negativi.
- Il tono del sonetto è beffardo, criticando la rappresentazione convenzionale della bellezza nei sonetti petrarcheschi.
Indice
Chiome d’argento fine, irte e attorte
In questo sonetto Berni fa la parodia di Crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura di Bembo , il testo più esemplare del petrarchismo cinquecentesco
Metrica
Sonetto (schema delle rime: ABBA, ABBA, CDE, DCE
Parafrasi
vv. 1-4 Capelli d’argento puro ( fine), ispidi e arruffati (irte e attorte) senza cura (arte), intorno a un bel viso giallo (d’oro); fronte rugosa (crespa), dove (u’) guardando io impallidisco (mi scoloro), dove si spuntano le frecce (strali) di Amore e della Morte;vv. 5-8 begli (vaghi) occhi sbiaditi (di perle), sguardi (luci) distolti (torte) da qualunque oggetto (obietto) non sia in linea con loro (diseguale a loro), ciglia imbiancate (di neve) e quelle dita e mani dolcemente grosse e corte per le quali (ond’io) mi si stringe il cuore (m’accoro);
vv. 9-11 labbra pallide (di latte), bocca larga [e] livida (celeste), denti neri come l’ebano, pochi e malfermi (rari e pellegrini), voce (armonia) mai udita e indescrivibile (ineffabile);
vv. 12-14 modi altezzosi e burberi (costumi alteri e gravi): a voi, divini servi d’Amore, rendo noto (palese fo) che sono queste le bellezze della mia donna.
Per fare la parodia del sonetto in cui Bembo elenca le qualità fisiche e morali della donna amata, descrivendole come doti meravigliose e rare, Berni finge di amare una vecchia megera dalla voce sgradevole e dal comportamento superbo e villano.
Il rovesciamento del linguaggio petrarchesco
In questo rovesciamento comico del modello l’abilità di Berni risiede soprattutto in un impiego del linguaggio petrarchesco che ne sfrutta il carattere vago e impreciso al fine di stravolgerne il senso. In alcuni casi, infatti, egli inserisce parole che potrebbero sembrare di lode ma che dal contesto generale ricevono un valore negativo: ad esempio, l’espressione «inaudita ineffabile armonia» (v. 11) non indica una voce armoniosa, ma una voce talmente stridula che non se n’è mai udita una simile e che non si può descrivere a parole, oppure l’aggettivo «gravi» riferito ai modi della donna (v. 12) non ne indica l’onestà o l’assennatezza, secondo l’uso letterario del termine, ma la sgradevolezza e l’ignoranza. L’elenco potrebbe continuare con altre espressioni impiegate in senso ironico come «bel viso», «io mi scoloro», «occhi … vaghi» e via dicendo.
Gli accostamenti errati
In altri casi, invece, la parodia nasce dall'abbinamento di alcune espressioni metaforiche usate da Bembo (come “d’oro”, “crespa” “di perle”, “di neve” ecc.) alle parti del corpo, per così dire, sbagliate, con il risultato di rendere l’aspetto fisico della donna esageratamente brutto: in tal modo, nei versi 2 e 3, a essere dorati e increspati dal vento non sono i capelli – che invece sono grigi come l’argento – ma rispettivamente il viso giallognolo e la fronte rugosa; nel verso 5 il colore di perla non è riferito al candore luminoso dei denti – che invece sono neri come l’ebano (ossia cariati) –, ma agli occhi dalle pupille sbiadite e acquose; nel verso 7 il colore bianco come la neve non è quello delle mani – che invece sono grosse e tozze –, ma quello delle ciglia. L’ultima terzina contiene infine la chiave di lettura dell’intero sonetto: il tono beffardo e sfrontato con cui Berni si rivolge ai poeti petrarchisti, menzionati con l’appellativo ironico di «divini servi d’Amor», ne rivela infatti l’intenzione di deridere quanto c’è di falso e convenzionale nel loro modo di rappresentare la bellezza femminile.Domande da interrogazione
- Qual è l'intento principale del sonetto di Berni?
- Come Berni utilizza il linguaggio petrarchesco nel suo sonetto?
- Quali sono alcuni esempi di espressioni ironiche usate da Berni?
- In che modo Berni crea accostamenti errati nel suo sonetto?
- Qual è il tono generale del sonetto di Berni?
L'intento principale del sonetto di Berni è fare una parodia del sonetto di Bembo, rovesciando il linguaggio petrarchesco per descrivere una vecchia megera in modo ironico e beffardo.
Berni utilizza il linguaggio petrarchesco in modo comico, sfruttando il suo carattere vago e impreciso per stravolgerne il senso e creare un effetto ironico.
Alcuni esempi di espressioni ironiche usate da Berni includono "inaudita ineffabile armonia" per descrivere una voce stridula e "gravi" per indicare modi sgradevoli e ignoranti.
Berni crea accostamenti errati abbinando espressioni metaforiche di Bembo a parti del corpo sbagliate, rendendo l'aspetto fisico della donna esageratamente brutto.
Il tono generale del sonetto di Berni è beffardo e sfrontato, con l'intenzione di deridere la falsità e la convenzionalità del modo petrarchesco di rappresentare la bellezza femminile.