Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Leon Battista Alberti elogia la lingua volgare, sostenendo che debba avere la stessa dignità del latino, essendo stata una lingua di uso comune e comprensibile da tutti.
  • L'Alberti confuta l'idea che il latino sia una lingua esclusiva dei dotti, dimostrando che fu usata da persone di tutti i ceti sociali nell'antica Roma.
  • Sottolinea che il latino non era superiore per natura alle altre lingue, ma si trasformò nel tempo dando origine ai volgari moderni.
  • Sostiene che per emulare gli antichi, bisogna usare e perfezionare il volgare, rendendolo nobile e comprensibile, soprattutto con l'aiuto degli intellettuali.
  • Alberti invita gli intellettuali a scrivere in volgare per elevarne lo status, puntando a far sì che esso raggiunga il prestigio un tempo detenuto dal latino.

Indice

  1. Elogio della lingua volgare
  2. Confutazione della superiorità del latino
  3. Emulazione degli antichi e uso del volgare

Elogio della lingua volgare

Nel proemio del III de I Libri della Famiglia (1435), Leon Battista Alberti fa l’elogio della lingua volgare, intesa come lingua d’uso.

Quando egli scrive, siamo in pieno Umanesimo ed egli formula una teoria il cui scopo è quello dare al volgare la stessa dignità che ha mantenuto il latino: le sue affermazioni sono equilibrate. A dimostrazione di ciò, in apertura del Proemio, egli ricorda quanto affermava il proprio padre a proposito della lingua latina: perdere l’uso della lingua latina è più grave della perdita dell’Impero romano. Leon Battista Alberti, però, confuta la tesi di quanti sostenevano che la lingua latina fosse una lingua usata solo dai dotti: invece, essa fu una lingua di uso comune, utilizzata da persone appartenenti a tutti gli strati sociali e in ogni circostanza del vivere civile. Pertanto, gli antichi scrivevano in una lingua usata e compresa da tutti, perché il loro scopo era proprio quello di farsi comprendere da tutti.

Confutazione della superiorità del latino

Gli argomenti di appoggio alla teoria dell’Alberti sono affini a quelli di Lorenzo Valla, quali il paragone fra il latino e l’impero. Al disprezzo del volgare dei suoi contendenti, Alberti non oppone un atteggiamento analogo, bensì egli vuole dimostrare l’inconsistenza di detto disprezzo. Come sostenevano in molti, a partire da Dante, il latino “non è un’arte e invenzione scolastica”, cioè qualcosa di artificiale utilizzato dai dotti per trattare di argomenti nobili; pertanto essa non è più elevata delle altre per la sua stessa natura e non è nemmeno la lingua letteraria per eccellenza. Infatti al tempo degli antichi Romani, il latino era adoperato per ogni evenienza, anche per esprimere i contenuti più futili, quotidiani e persino volgari. Con il tempo, esso si è trasformato, è decaduto e ha dato origine ai volgari in uso oggi. Questa tesi è molto importante perché afferma sostanzialmente che gli antichi scrivevano per essere compresi da tutti e non da pochi per i quali, invece, il latino sarebbe stato inventato “ a tavolino” o “ad usum delphini”, come si direbbe oggi.

Emulazione degli antichi e uso del volgare

Continuando la sua argomentazione, l’Alberti sostiene che è oggi è necessario emulare gli antichi come i classicisti in genere sostenevano, ma, mantenendo la coerenza che lo distingue, afferma che emulare gli Antichi significa in primo luogo utilizzare la lingua dell’uso comune, potenzialmente capita da tutti (ossia il volgare). In secondo luogo bisogna cercare di perfezionarla, di correggerla e di renderla più bella, un compito, questo, che spetta ai dotti se tratteranno tematiche nobili. La lingua toscana non è ancora assurta ai livelli del latino, ma ne ha le qualità per poterlo fare. In questo modo l’Alberti, sinteticamente sostiene la pari dignità del latino e del toscano nella speranza che quest’ultimo abbia lo sviluppo a cui è destinato e che si merita.

In sintesi, l’Alberti invita gli intellettuali a scrivere in volgare per renderlo più nobile, per farsi capire da tutti anche perché è meglio essere utile a molti che piacere a pochi. Per dimostrare la sua teoria sostiene che se la lingua latino aveva prestigio perché utilizzata dai grandi scrittori dell’epoca, nello stesso modo, il volgare se usato, corretto ed arricchito dagli scrittori moderni potrà arrivare a ricoprire lo stesso ruolo del latino.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'obiettivo principale di Leon Battista Alberti nel suo elogio della lingua volgare?
  2. L'obiettivo principale di Alberti è dare al volgare la stessa dignità del latino, dimostrando che il latino era una lingua d'uso comune e non solo per i dotti.

  3. Come confuta Alberti la superiorità del latino rispetto al volgare?
  4. Alberti confuta la superiorità del latino sostenendo che non è una lingua artificiale e che, come il volgare, era usata per esprimere contenuti quotidiani e comuni.

  5. Qual è il ruolo degli intellettuali secondo Alberti nel contesto dell'uso del volgare?
  6. Gli intellettuali devono emulare gli antichi utilizzando il volgare, perfezionandolo e rendendolo più nobile per farsi comprendere da tutti.

  7. In che modo Alberti paragona il latino e il volgare?
  8. Alberti sostiene che il latino aveva prestigio perché usato dai grandi scrittori, e allo stesso modo il volgare, se corretto e arricchito, può raggiungere lo stesso prestigio.

  9. Qual è la speranza di Alberti per la lingua toscana?
  10. Alberti spera che la lingua toscana possa svilupparsi e raggiungere la dignità del latino, diventando una lingua nobile e di uso comune.

Domande e risposte

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