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Habilis
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Concetti Chiave

  • Petrarca è descritto come un intellettuale laico, distintivo per i suoi dubbi di fede e la ricerca di risposte nei classici latini, anticipando l'umanesimo rinascimentale.
  • A differenza di Dante, Petrarca abbraccia un'identità italiana più ampia e cosmopolita, vivendo nelle corti dei signori italiani e partecipando a incarichi diplomatici.
  • Petrarca mantiene la sua indipendenza economica grazie al suo status di chierico, permettendogli di perseguire la letteratura come un'attività nobile e disinteressata.
  • Per Petrarca, il latino è la lingua delle opere più serie, mentre il volgare è riservato a temi minori, come l'amore, evidenziato nel suo "Canzoniere" dedicato a Laura.
  • Nonostante l'approccio innovativo, i "Trionfi" di Petrarca mostrano un'influenza medievale, con simbolismo e temi che riconducono alla cultura del tempo, pur contenendo momenti ispirati dall'amore per Laura.

Indice

  1. Petrarca: Un Intellettuale Laico
  2. Petrarca e la Signoria Italiana
  3. Autonomia e Letteratura di Petrarca
  4. Petrarca e la Lingua Latina
  5. I Trionfi: Un'Opera Medievale

Petrarca: Un Intellettuale Laico

Fatta eccezione per i Trionfi, il profilo di Petrarca che abbiamo delineato è quello di un intellettuale laico, in buona parte estraneo alla cultura medievale. I suoi dubbi di fede, il suo cercare risposte nei classici latini e in se stesso, anticipano le novità che avrebbero caratterizzato l’età umanistico-rinascimentale.

Petrarca e la Signoria Italiana

Alla corte dei signori italiani Vi sono poi altri aspetti della personalità di Petrarca che ne fanno un intellettuale di tipo nuovo: in primo luogo l’ansia di viaggiare. Nell’arco della sua vita Petrarca si sposta frequentemente: da Avignone a Parma, da Milano a Padova, da Roma a Venezia. Mentre Dante, legato al mondo comunale, rimpiangeva amaramente l’esilio che lo aveva portato via da Firenze, Petrarca, formatosi nell’ambiente internazionale della Curia pontificia di Avignone, identifica la propria patria non con una città, ma nell’Italia intera, come precisa in uno dei suoi componimenti più solenni . Rispetto a Dante, che aveva vissuto in prima persona le lotte politiche del Comune fiorentino, Petrarca è infatti immerso in una realtà politica nuova: la signoria. Vive nelle corti dei signori italiani, ne accetta gli incarichi diplomatici e in cambio riceve onori e rendite.

Autonomia e Letteratura di Petrarca

La difesa della propria autonomia Petrarca è però geloso della propria autonomia: non si lega a nessun signore, preferendo mantenersi libero e indipendente. Solo così può coltivare la sua idea di letteratura: non una professione con cui guadagnarsi da vivere, ma un’attività nobile e disinteressata, degna delle migliori aspirazioni dell’animo umano. Tale indipendenza economica gli è consentita dalla sua condizione di chierico, cioè di uomo di Chiesa: Petrarca nel 1330 riceve gli ordini minori, senza mai, però, diventare sacerdote. Può quindi godere di discrete rendite ecclesiastiche, che gli consentono di mantenersi senza dipendere troppo dai favori dei signori. Questa condizione di intellettuale-chierico diventerà sempre più frequente negli autori della nostra letteratura: è il caso, per esempio, di Boccaccio e Ariosto

Petrarca e la Lingua Latina

La minore dignità del volgare Da vero umanista innamorato degli autori classici, Petrarca impiega regolarmente la lingua latina per le sue opere più impegnative; riserva invece l’uso del volgare ad argomenti minori, tra cui l’amore. All’amore per Laura sono dedicate le «rime sparse» (così chiamate dallo stesso autore nel primo sonetto della raccolta; j T4, p. 270) via via riunite nel Canzoniere. Crescendo nel tempo, l’opera acquista sempre maggiore peso e importanza agli occhi di Petrarca, come dimostra anche la sua raffinatissima veste formale. Un amante dei classici come lui non può che coltivare uno stile elegante e selezionato, lontano dalle forme del parlato, anche quando usa il volgare.

I Trionfi: Un'Opera Medievale

I Trionfi Petrarca compone anche un’altra opera in volgare, sempre in versi: i Trionfi. Il poema, scritto nel metro della Divina Commedia, cioè in terza rima, viene elaborato dal 1356 fino alla morte e rimane incompiuto. Il titolo richiama la sfilata (detta trionfo) e le celebrazioni che nell’antica Roma si svolgevano in onore dei generali vittoriosi. Petrarca immagina di assistere in sogno a sei successivi cortei trionfali. Il primo a vincere è l’Amore per Laura, sul quale però trionfa la Pudicizia, cioè la castità. Questa è vinta dalla Morte, che a sua volta viene sconfitta dalla Fama o Gloria. Anche la Fama, però, è destinata a essere vinta dal Tempo, che tutto cancella. Su ogni cosa, infine, trionfa l’Eternità di Dio. L’anima medievale dell’opera Il finale dei Trionfi (il prevalere su tutto dell’Eternità di Dio) rimanda alla cultura medievale, evidente anche nella sua struttura, con i sei episodi tra loro concatenati. Al gusto medievale obbedisce anche il simbolismo che guida l’opera: il poeta dorme e sogna varie scene, figure, processioni, sempre guidate da entità astratte personificate (l’Amore, la Pudicizia, il Tempo ecc.). In sostanza, nei Trionfi Petrarca non riesce a sottrarsi completamente all’influsso della cultura del tempo e rinuncia al suo tema più originale, cioè la centralità dell’io poetico, combattuto da dubbi e inquietudini. Per questo motivo, i momenti più belli dei Trionfi sono ancora quelli ispirati dall’amore per Laura, come possiamo notare dai seguenti versi, in cui Petrarca rievoca la morte della donna, avvenuta nel 1348 a causa della peste nera.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il profilo intellettuale di Petrarca delineato nel testo?
  2. Petrarca è descritto come un intellettuale laico, in gran parte estraneo alla cultura medievale, con dubbi di fede e una ricerca di risposte nei classici latini e in se stesso, anticipando l'età umanistico-rinascimentale.

  3. Come si relaziona Petrarca con la signoria italiana?
  4. Petrarca vive nelle corti dei signori italiani, accetta incarichi diplomatici e riceve onori e rendite, ma mantiene la sua autonomia, non legandosi a nessun signore specifico.

  5. In che modo Petrarca difende la sua autonomia?
  6. Petrarca difende la sua autonomia mantenendosi libero e indipendente, coltivando la letteratura come un'attività nobile e disinteressata, sostenuto dalle rendite ecclesiastiche derivanti dalla sua condizione di chierico.

  7. Qual è l'approccio di Petrarca verso la lingua latina e il volgare?
  8. Petrarca utilizza la lingua latina per le opere più impegnative, riservando il volgare per argomenti minori come l'amore, dimostrando un amore per i classici e uno stile elegante anche nel volgare.

  9. Qual è il significato simbolico dei "Trionfi" di Petrarca?
  10. Nei "Trionfi", Petrarca immagina cortei trionfali che simboleggiano la vittoria di entità astratte come l'Amore, la Pudicizia, la Morte, la Fama, il Tempo e infine l'Eternità di Dio, riflettendo un'influenza medievale e un simbolismo complesso.

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