Concetti Chiave
- Petrarca's collection, "Rerum Vulgarium Fragmenta", is a poetic diary of his love for Laura, persisting even after her death.
- The work is considered marginal by Petrarca but has had a lasting influence due to its deep, intimate dialogue with readers.
- The sonnet exemplifies Petrarca's internal conflict regarding his love and showcases the formal harmony and composure of his poetry.
- The poem highlights the transformation of personal spaces from comfort to sources of sorrow, reflecting the poet's emotional turmoil.
- Petrarca expresses a desire to escape from both his own thoughts and the judgmental public, seeking refuge in solitude.
Il Diario d'Amore di Petrarca
Attraverso il susseguirsi di 336 componimenti poetici, Petrarca realizza una sorta di diario del proprio amore per Laura, che dura anche dopo la morte di lei. Il titolo latino dato da Francesco Petrarca alla sua raccolta di versi in lingua volgare (Rerum Vulgarium Fragmenta) testimonia la scarsa importanza data dall'autore ad un'opera che considerava marginale nel contesto della propria produzione.
L'Influenza dei Versi di Petrarca
Tuttavia, l'influsso esercitato dai suoi versi è stato determinante per secoli, ed ancora oggi essi sono apprezzati per l'intimo e profondo colloquio che sono in grado di instaurare anche con il lettore contemporaneo. Il sonetto in questione si presta bene non solo per cogliere la conflittualità con la quale il poeta vive il proprio sentimento amoroso, ma anche per verificare l'armonia e la compostezza formale conferite da Petrarca a questo particolare tipo di componimento poetico.
O cameretta, che giá fosti un porto
a le gravi tempeste mie diurne,
fonte se´or di lagrime notturne
che ´l dí celate per vergogna porto!
O letticciuol, che requie eri e conforto
in tanti affani, di che dogliose urne
ti bagna Amor con quelle mani eburne
solo vér´ me crudeli a sí gran torto!
Né pur il mio secreto e ´l mio riposo
fuggo, ma piú me stesso e ´l mio pensiero,
che, seguendol, talor, levommi a volo;
e ´l vulgo, a me nemico et odioso,
(chi ´l pensó mai?), per mio refugio chero:
talpaura ho di ritrovarmi solo.