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Sintesi
Letteratura di fine Ottocento


Scapigliatura Milanese


Milano è coinvolta nella trasformazione in moderna metropoli industriale. A questa trasformazione s’impone il movimento artistico e letterario della Scapigliatura. Il suo fondamento è nel rifiuto delle tendenze borghesi della società e della cultura italiana contemporanea. Tutto questo ha contribuito alla letteratura nazionale di anticipare i temi del Naturalismo e Decadentismo.
Il nome deriva da un’opera di medio valore del milanese Arrighi dal titolo “La Scapigliatura e il 6 febbraio”. Ha definito questa Scapigliatura come uno spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti. La sua definizione ha tre caratteri principali:
- Esistenziale, nell’idea di seguire un modello perfetto di vita sregolata;
- Artistico, in una contestazione del conformismo borghese;
- Letterario, si manifesta nel rigetto del languido sentimentalismo della lirica tardo-romantica.
Nella Scapigliatura la poesia recepisce soprattutto l’influenza di Baudelaire con i suoi ambienti degradati, la sua ossessione per il peccato e per l’emarginazione sociale. Mentre la prosa guarda ai grandi narratori del fantastico e dell’irrazionale come Edgar Allan Poe con le loro atmosfere intrise di mistero.
La poetica degli Scapigliati è caratterizzata da un lato dal realismo, mettendo in primo piano gli aspetti più repellenti della realtà, dall’altro l’attrazione per il fantastico e l’ignoto.

Naturalismo


Il Naturalismo è un movimento letterario sviluppato in Francia nell’ultimo trentennio dell’Ottocento mentre in tutt’Europa nella seconda metà del secolo.
Il suo maggiore esponente è August Comte che ha cercato di applicare il metodo positivo, scientifico, che contraddistingue le discipline che studiano i fenomeni naturali. Secondo lui, infatti, esistono delle leggi specifiche che spiegano il rapporto tra l’uomo e la società.
In questo clima, si colloca anche la teoria dell’evoluzionismo di Darwin, il quale afferma che gli animali si modificano in base all’ambiente in cui vivono e trasmettono queste modifiche per via ereditaria. Dice anche che le varie specie sono impegnate in una “lotta per la vita” dove solo le specie più forti sopravvivono.
Queste teorie sono state applicate alla società umana dal filosofo Herbert Spencer, il quale afferma che la società è in continua evoluzione e questo implica una lotta per la sopravvivenza cui sono vittime gli strati più bassi della società.
Il primo ad applicare queste teorie alla letteratura è Hyppolite Taine ed è anche il primo a utilizzare l’aggettivo “naturalista”. Lui attribuisce alla letteratura il compito di indagare in modo scientifico la realtà sociale utilizzando tre fattori: ereditario, l’ambiente sociale, il momento storico. Di conseguenza il romanzo diviene un documento scientifico.
È da tener presente che il romanzo naturalista in Francia è innestato sulla base del romanzo realista rappresentato dai grandi maestri come Balzac, il quale aveva costruito un ritratto sociale e psicologico distaccato e accurato senza intervenire nella narrazione.
Il primo esempio di romanzo naturalista è rappresentato da Germinie Lacerteux dei fratelli Edmond e Jules de Goncurt. Essi espongono nella prefazione gli obiettivi del romanzo naturalista al fine di ricercare la “Verità”.
Questa novità è subito stata intuita e sviluppata da Emile Zola, massimo esponente del Naturalismo Francese. Nel 1880 compone un saggio “Il romanzo sperimentale” in cui spiega che il romanzo deve indagare con il metodo sperimentale le leggi che determinano la vita degli individui che possono essere scoperti solamente attraverso in “documento umano”. Con queste basi progetta il ciclo dei Rougon-Maquart (1871-1893) dove si prefigge di indagare le vite dei personaggi discendenti dalla stessa famiglia.
Molti scrittori mettono in dubbio le positivistiche certezze del Naturalismo come, per esempio, Maupassant, che pur condividendo le istanze del Naturalismo non approva l’attitudine scientifica del romanzo sperimentale. Nelle sue opere, infatti, non si limita a fotografare la realtà sociale, ma tenta di render conto dell’irriducibile complessità dell’individuo.
In Italia, il Naturalismo inizia a diffondersi dalla metà degli anni Settanta grazie ad una serie di articoli scritti da Cameroni e Luigi Capuana. Negli stessi anni Capuana e Giovanni Verga si prefiggono di ripresentare in Italia la poetica naturalista e danno vita al Verismo. Il Verismo, però, già dalla sua nascita presenta delle differenze sostanziali rispetto al Naturalismo.

La Sicilia e il Verismo


Con l’Unità d’Italia per la Sicilia inizia una nuova epoca ma caratterizzata da un sistema economico ancora fondato sulle campagne, su rapporti di potere di carattere feudale. Nei due principali centri dell’isola, Catania e Palermo, si tenta di applicare una politica di sventramenti.
A Palermo cambia il rapporto tra la città e le campagne, negli ultimi decenni si costruiscono la stazione ferroviaria, il teatro Politeama e il Teatro Massimo.
A Catania, invece, è in espansione demografica ed economica fortemente proiettata sulle realtà più moderne dell’Italia e dell’Europa.
Nel 1893 scoppia l’insurrezione dei Fasci siciliani, repressi da Crispi. Si trattava del primo movimento composto di lavoratori agricoli, operai dell’industria, minatori, artigiani. La Sicilia non ha mai risolto i problemi riguardanti l’agricoltura e da questo momento aumenta il divario tra i Meridione e il resto del paese. Sono proprio queste le condizioni che forniscono la materia prima di alcune grandi opere come I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo. In Sicilia, i narratori veristi, Capuana e Verga, accolgono il Naturalismo francese ma lo rielaborano in forme e temi propri.

Il Verismo


Il Verismo nasce nella seconda metà degli anni Settanta a Milano, uno dei centri più vivi della nazione (vedi Scapigliatura).
L’evento decisivo è l’uscita nel 1877 dell’Ammazzatoio di Zola, subito recensito da Capuana, critico siciliano trasferitosi a Milano. Giovanni Verga e Luigi Capuana decidono di tentare anche in Italia una letteratura ispirata ai principi del Naturalismo.
Inizia così la grande stagione del Verismo, e subito Verga pubblica la prima novella ambientata in Sicilia, Rosso Malpelo, secondo il principio naturalista dell’impersonalità della nazione. L’anno seguente Capuana pubblica Giacinta, un romanzo dedicato a Zola. Negli anni successivi Verga pubblica le più importanti opere del Verismo: la raccolta Vita dei campi; il romanzo I Malavoglia; la raccolta Novelle Rusticane e infine Mastro-don Gesualdo.
Tante sono le somiglianze con il Naturalismo, altrettante sono le discordanze. Capuana si è dichiarato, sin dall’inizio, estraneo alle pretese di scientificità del movimento nato in Francia rivendicando l’autonomia della letteratura.

Giovanni Verga


Con Verga il romanzo italiano entra nella modernità. La sua idea che l’opera debba sembrare “essersi fatta da sé” comporta un superamento delle istanze della ricerca positivista e risultano rivoluzionarie nel romanzo contemporaneo: eclissi del narratore, il discorso indiretto libero, costituiscono le innovazioni che si riveleranno fondamentali per la letteratura del Novecento.
Verga è nato a Catania e si forma in una scuola privata dove riceve un’educazione antiborbonica e liberale, quindi la sua formazione culturale è segnata dai miti patriottici della patria e dell’amore infatti il suo primo romanzo, Patria ed Amore, scritto a soli sedici anni.
Verga comprende che se vuole diventare un grande scrittore deve recarsi a Firenze, dove conosce i pittori Macchiaioli.
Nel frattempo la capitale è spostata a Roma e il nuovo centro culturale diventa Milano. Ed è lì che Verga nel 1872 si trasferisce e rimane fino al 1893 e frequenta gli Scapigliati.
Nei primi anni milanesi pubblica i romanzi mondani: Tigre reale, Eva ed Eros, ambientati in luoghi che mettono in scena amori passionali, brame di successo e quindi salotti e teatri. Queste opere non rappresentano un’esaltazione della città lombarda, al contrario, Verga vuole prendere le distanze della materia trattata e a polemizzare nei confronti della Milano contemporanea.
Nel 1874 esce il bozzetto della novella “Nedda” che descrive la vita miserabile di una raccoglitrice di olive, ma è ancora molto lontano dal modello della rappresentazione verista perché l’autore interagisce in modo convenzionale con la narrazione e l’inesistenza della rassegnazione e il destino di esclusione e di sconfitta della protagonista rende il racconto non assimilabile alla letteratura campagnola.
Da qualche anno si discute del realismo ed esce “
L’ammazzatoio
” di Zola. Il romanzo approda in Italia portando le istanze del positivismo, nello stesso anno escono le inchieste di Sonnino e Fracchetti che denunciano la condizione di arretratezza nel Sud Italia parlando per la prima volta di “questione meridionale”.
In questo clima di rinnovamento culturale Verga e Capuana decidono di realizzare a un gruppo che si propone di adattare la poetica naturalista alla realtà italiana: lo scrittore verista deve essere un osservatore imparziale che analizza la realtà in modo oggettivo, assumendo l’ottica deterministica dello scienziato positivista e seguendo la strada aperta da Zola in Francia. Nell’agosto del 1878 viene pubblicata la prima novella del nuovo prodotto poetico:
Rosso Malpelo
, dove per la prima volta l’autore si eclissa completamente lasciando che la narrazione esca fuori dalla bocca di qualunque personaggio di cui assume i giudizi, la lingua elementare e la mentalità. In questo decennio, Verga, fa pubblicare uno dopo l’altro tutti i suoi capolavori.
Nel 1893 torna a Catania, dove si emargina per dedicarsi al Ciclo dei Vinti, si dedica anche al teatro scrivendo il dramma Dal tuo al mio. Il suo pessimismo lo porta a emarginarsi sempre più e rinunciare all’attività letteraria. Rifiuta di partecipare alla cerimonia per la sua nomina a senatore presenziata da Pirandello nel 1920. Il 27 gennaio 1922 muore colpito da una trombosi.

Vita dei Campi


La raccolta Vita dei Campi esce a Milano nel 1880, contiene otto novelle: Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, Cavalleria Rusticana, La lupa, L’amante di Gramigna, Guerra di santi, Pentolaccia. Tutte le novelle sono ambientate nel mondo pre-moderno della campagna siciliana.
I protagonisti delle novelle sono pastori, minatori, contadini, prostitute, carrettieri e briganti. Le vicende intraprese da questi personaggi vanno a compararsi con la teoria dell’evoluzionismo di Darwin, dove tutto è regolato dall’egoismo e dalla violenza.
Il tema dominante della raccolta è l’amore presentato come una forza primitiva e selvaggia. La passione erotica può essere degradata a mero istinto sessuale (La lupa).
In queste novelle, Verga riesce ad applicare la tecnica dell’eclissi dell’autore, infatti, lui dice che l’opera d’arte sembra essersi fatta da sé. Per arrivare a tale risultato, l’autore regredisce al livello dei suoi personaggi in modo da narrare la storia dal loro punto di vista come se fosse uno di loro. Il metodo cui ricorre più spesso è il discorso libero indiretto mediante il quale riporta i pensieri di un personaggio presentandoli come “oggettivi”.

I Malavoglia


Il romanzo I Malavoglia viene pubblicato a Milano nel 1881, il suo nucleo narrativo era stato anticipato da Verga nella novella Fantasticheria. I Malavoglia, il cui titolo originario è Padron‘Ntoni, doveva rappresentare il primo stadio della lotta per la vita, “dove la lotta è limitata al pane quotidiano”.
Il romanzo è ambientato nella Sicilia del XIX secolo.


Differenza Manzoni e Verga


Manzoni ha una conversione a un certo punto della sua vita e diventa Giansenista. Verga è fondamentalmente ateo ma poi, dopo i primi racconti e romanzi la sua conversione è di temi e linguaggio. Il primo, Manzoni, vedrà nella Provvidenza non solo un’idea salvifica ma anche l'idea in cui giustizia e "giustezza" coincidono, molto affine quindi a Rosmini e al suo giusnaturalismo proprio di quell'epoca. Verga invece inaugura il ciclo dei "vinti" quindi non c'è provvidenza, c'è una classe sociale destinata a perdere. Non c'è giustizia terrena.
Infatti "La Provvidenza" è il nome della barca che affonda carica di lupini nei "Malavoglia" forte segnale di Verga allo stesso Manzoni e alle sue idee.
Estratto del documento

Scapigliatura Milanese

Milano è coinvolta nella trasformazione in moderna metropoli industriale. A questa trasformazione s’impone il

movimento artistico e letterario della Scapigliatura. Il suo fondamento è nel rifiuto delle tendenze borghesi

della società e della cultura italiana contemporanea. Tutto questo ha contribuito alla letteratura nazionale di

anticipare i temi del Naturalismo e Decadentismo.

Il nome deriva da un’opera di medio valore del milanese Arrighi dal titolo “La Scapigliatura e il 6 febbraio”.

Ha definito questa Scapigliatura come uno spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti. La sua

definizione ha tre caratteri principali:

1. Esistenziale nell’idea di seguire un modello perfetto di vita sregolata;

2. Artistico in una contestazione del conformismo borghese;

3. Letterario si manifesta nel rigetto del languido sentimentalismo della lirica tardo-romantica.

Nella Scapigliatura la poesia recepisce soprattutto l’influenza di Baudelaire con i suoi ambienti degradati, la sua

ossessione per il peccato e per l’emarginazione sociale. Mentre la prosa guarda ai grandi narratori del fantastico

e dell’irrazionale come Edgar Allan Poe con le loro atmosfere intrise di mistero.

La poetica degli scapigliati è caratterizzata da un lato da realismo, di mettere in primo piano gli aspetti più

repellenti della realtà, dall’altro l’attrazione per il fantastico e l’ignoto.

Naturalismo

Il Naturalismo è un movimento letterario sviluppato in Francia nell’ultimo trentennio dell’ottocento mentre in

tutt’Europa nella seconda metà del secolo.

Il suo maggiore esponente è August Comte che ha cercato di applicare il metodo positivo, scientifico, che

contraddistingue le discipline che studiano i fenomeni naturali. Secondo lui, infatti, esistono delle leggi

specifiche che spiegano il rapporto tra l’uomo e la società.

In questo clima, si colloca anche la teoria dell’evoluzionismo di Darwin, il quale afferma che gli animali si

modificano in base all’ambiente in cui vivono e trasmettono queste modifiche per via ereditaria. Dice anche che

le varie specie sono impegnate in una “lotta per la vita” dove solo le specie più forti sopravvivono.

Queste teorie sono state applicate alla società umana dal filosofo Herbert Spencer, il quale afferma che la

società è in continua evoluzione e questo implica una lotta per la sopravvivenza cui sono vittime gli strati più

bassi della società.

Il primo ad applicare queste teorie alla letteratura è Hyppolite Taine ed è anche il primo a utilizzare l’aggettivo

“naturalista”. Lui attribuisce alla letteratura il compito di indagare in modo scientifico la realtà sociale

utilizzando tre fattori: ereditario, l’ambiente sociale, il momento storico. Di conseguenza il romanzo diviene un

documento scientifico.

È da tener presente che il romanzo naturalista in Francia è innestato sulla base del romanzo realista

rappresentato dai grandi maestri come Balzac il quale aveva costruito un ritratto sociale e psicologico distaccato

e accurato senza intervenire nella narrazione.

Il primo esempio di romanzo naturalista è rappresentato da Germinie Lacerteux dei fratelli Edmond e Jules de

Goncurt. Essi espongono nella prefazione gli obiettivi del romanzo naturalista al fine di ricercare la “Verità”.

LETTURA

Questa novità è subito stata intuita e sviluppata da Emile Zola, massimo esponente del Naturalismo Francese.

Nel 1880 compone un saggio “Il romanzo sperimentale” in cui spiega che il romanzo deve indagare con il

metodo sperimentale le leggi che determinano la vita degli individui che possono essere scoperti solamente

attraverso in “documento umano”. Con queste basi progetta il ciclo dei Rougon-Maquart (1871-1893) dove si

prefigge di indagare le vite dei personaggi discendenti dalla stessa famiglia.

LETTURA

Molti scrittori mettono in dubbio le positivistiche certezze del Naturalismo come, per esempio, Maupassant,

che pur condividendo le istanze del Naturalismo non approva l’attitudine scientifica del romanzo sperimentale.

Nelle sue opere, infatti, non si limita a fotografare la realtà sociale, ma tenta di render conto dell’irriducibile

complessità dell’individuo.

In Italia il Naturalismo inizia a diffondersi dalla metà degli anni Settanta grazie ad una serie di articoli scritti da

Cameroni e Luigi Capuana. Negli stessi anni Capuana e Giovanni Verga si prefiggono di ripresentare in

Italia la poetica naturalista e danno vita al Verismo. Il Verismo, però, già dalla sua nascita presenta delle

differenze sostanziali rispetto al Naturalismo.

La Sicilia e il Verismo

Con l’Unità d’Italia per la Sicilia inizia una nuova epoca ma caratterizzata da un sistema economico ancora

fondato sulle campagne, su rapporti di potere di carattere feudale. Nei due principali centri dell’isola, Catania e

Palermo, si tenta di applicare una politica di sventramenti.

A Palermo cambia il rapporto tra la città e le campagne, negli ultimi decenni construiscono la stazione

ferroviaria, il teatro Politeama e il Teatro Massimo.

A Catania, invece, è in espansione demografica ed economica fortemente proiettata sulle realtà più moderne

dell’Italia e dell’Europa.

Nel 1893 scoppia l’insurrezione dei Fasci siciliani, repressi da Crispi. Si trattava del primo movimento

composto di lavoratori agricoli, operai dell’industria, minatori, artigiani. Di conseguenza la Sicilia non ha

risolto i problemi riguardanti l’agricoltura e da questo momento aumenta il divario tra i Meridione e il resto del

paese. Sono proprio queste le condizioni che forniscono ma materia prima di alcune grandi opere come I

Malavoglia e Mastro-don Gesualdo. In Sicilia, i narratori veristi, Capuana e Verga, accolgono il Naturalismo

francese ma lo rielaborano in forme e temi propri.

Il Verismo

Il Verismo nasce nella seconda metà degli anni Settanta a Milano, uno dei centri più vivi della nazione (vedi

Scapigliatura).

L’evento decisivo è l’uscita nel 1877 dell’Ammazzatoio di Zola, subito recensito da Capuana, critico siciliano

trasferitosi a Milano. Giovanni Verga e Luigi Capuana decidono di tentare anche in Italia una letteratura ispirata

ai principi del Naturalismo.

Inizia così la grande stagione del Verismo, subito Verga pubblica la prima novella ambientata in Sicilia, Rosso

Malpelo secondo il principio naturalista dell’impersonalità della nazione. L’anno seguente Capuana pubblica

Giacinta, un romanzo dedicato a Zola. Negli anni successivi Verga pubblica le più importanti opere del

Verismo: la raccolta Vita dei campi; il romanzo I Malavoglia; la raccolta Novelle Rusticane e infine Mastro-don

Gesualdo.

Tante sono le somiglianze con il Naturalismo, altrettante sono le discordanze. Capuana ha dichiarato, sin

dall’inizio, differente verso le pretese di scientificità del movimento nato in Francia rivendicando l’autonomia

della letteratura.

Giovanni Verga

Con Verga il romanzo italiano entra nella modernità. La sua idea che l’opera debba sembrare “essersi fatta da

sé” comporta un superamento delle istanze della ricerca positivista e risultano rivoluzionarie nel romanzo

contemporaneo: eclissi del narratore, il discorso indiretto libero, costituiscono le innovazioni che si

riveleranno fondamentali per la letteratura del Novecento.

Verga è nato a Catania e si forma in una scuola privata dove riceve un’educazione antiborbonica e liberale,

quindi la sua formazione culturale è segnata dai miti patriottici della patria e dell’amore infatti il suo primo

romanzo, Patria ed Amore, scritto a soli sedici anni.

Verga comprende che se vuole diventare un grande scrittore deve recarsi a Firenze, dove conosce i pittori

macchiaioli.

Nel frattempo la capitale è spostata a Roma e il nuovo centro culturale diventa Milano. Ed è lì che Verga nel

1872 si trasferisce e rimane fino al 1893 e frequenta gli scapigliati.

Nei primi anni milanesi pubblica i romanzi mondani: Tigre reale, Eva ed Eros, ambientati in luoghi che mettono

in scena amori passionali, brame di successo e quindi salotti e teatri. Queste opere non rappresentano

un’esaltazione della città lombarda, al contrario, Verga vuole prendere le distanze della materia trattata e a

polemizzare nei confronti della Milano contemporanea.

Nel 1874 esce il bozzetto della novella “Nedda” che descrive la vita miserabile di una raccoglitrice di olive, ma

è ancora molto lontano dal modello della rappresentazione verista perché l’autore interagisce in modo

convenzionale con la narrazione e l’inesistenza della rassegnazione e il destino di esclusione e di sconfitta della

protagonista rende il racconto non assimilabile alla letteratura campagnola.

Da qualche anno si discute del realismo ed esce “L’ammazzatoio” di Zola. Il romanzo approda in Italia portando

le istanze del positivismo, nello stesso anno escono le inchieste di Sonnino e Fracchetti che denunciano la

condizione di arretratezza nel Sud Italia parlando per la prima volta di “questione meridionale”.

In questo clima di rinnovamento culturale Verga e Capuana decidono di realizzare a un gruppo che si propone di

adattare la poetica naturalista alla realtà italiana: lo scrittore verista deve essere un osservatore imparziale che

analizza la realtà in modo oggettivo, assumendo l’ottica deterministica dello scienziato positivista e seguendo la

strada aperta da Zola in Francia. Nell’agosto del 1878 viene pubblicata la prima novella del nuovo prodotto

poetico: Rosso Malpelo, dove per la prima volta l’autore si eclissa completamente lasciando che la narrazione

esca fuori dalla bocca di qualunque personaggio di cui assume i giudizi, la lingua elementare e la mentalità. In

questo decennio, Verga, fa pubblicare uno dopo l’altro tutti i suoi capolavori.

Nel 1893 torna a Catania, dove si emargina per dedicarsi al ciclo dei Vinti, si dedica anche al teatro scrivendo il

dramma Dal tuo al mio. Il suo pessimismo lo porta a emarginarsi sempre più e rinunciare all’attività letteraria.

Rifiuta di partecipare alla cerimonia per la sua nomina a senatore presenziata da Pirandello nel 1920. Il 27

gennaio 1922 muore colpito da una trombosi.

Vita dei Campi

La raccolta Vita dei Campi esce a Milano nel 1880, contiene otto novelle: Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso

Malpelo, Cavalleria Rusticana, La lupa, L’amante di Gramigna, Guerra di santi, Pentolacci. Tutte le novelle

sono ambientate nel mondo pre moderno della campagna siciliana.

I protagonisti delle novelle sono pastori, minatori, contadini, prostitute, carrettieri e briganti. Le vicende

intraprese da questi personaggi vanno a compararsi con la teoria dell’evoluzionismo di Darwin, dove tutto è

regolato dall’egoismo e dalla violenza.

Il tema dominante della raccolta è l’amore presentato come una forza primitiva e selvaggia. La passione erotica

che può essere degradata a mero istinto sessuale (La lupa)

In queste novelle, Verga riesce ad applicare la tecnica dell’eclissi dell’autore, infatti, lui dice che l’opera d’arte

sembra essersi fatta da sé. Per arrivare a tale risultato, l’autore regredisce al livello dei suoi personaggi in modo

da narrare la storia dal loro punto di vista come se fosse uno di loro. Il metodo cui ricorre più spesso è il

discorso libero indiretto mediante il quale riporta i pensieri di un personaggio presentandoli come “oggettivi”.

I Malavoglia

Il romanzo I Malavoglia viene pubblicato a Milano nel 1881, il suo nucleo narrativo era stato anticipato da

Verga nella novella Fantasticheria. I Malavoglia, il cui titolo originario è Padron‘Ntoni, doveva rappresentare il

primo stadio della lotta per la vita, “dove la lotta è limitata al pane quotidiano”.

Il romanzo è ambientato nella Sicilia del XIX secolo.

Differenza Manzoni e Verga

Manzoni ha una conversione a un certo punto della sua vita e diventa Giansenista. Verga è fondamentalmente

ateo ma poi, dopo i primi racconti e romanzi la sua conversione è di temi e linguaggio. Il primo, Manzoni, vedrà

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