Concetti Chiave
- La malattia è vista come un'opportunità per la conoscenza di sé, in contrasto con la salute, che non porta introspezione.
- Svevo accetta la psicoanalisi per il suo valore conoscitivo, ma non come terapia, poiché non è considerata efficace.
- La morte del padre provoca una crisi nel protagonista, che evidenzia l'instabilità e il conflitto con la figura paterna.
- Zeno attribuisce la sua guarigione al successo economico piuttosto che alla psicoanalisi, evidenziando il ruolo del denaro.
- La civiltà umana è vista come distruttrice della natura, con una profezia sulla necessità dell'eliminazione dell'uomo per la salute della terra.
Indice
La malattia come conoscenza di sé
La malattia viene vista nel romanzo come qualcosa di positivo, in quanto avvia alla conoscenza di sé: “La salute non analizza se stessa e neppur si guarda nello specchio. Solo noi malati sappiamo qualche cosa di noi stessi”.
Significato: La condizione della malattia porta a una riflessione che manca quando c'è la salute, l’uomo può conoscersi meglio solo se è malato, inoltre la malattia consente all'uomo di essere sempre in divenire di non essere fissato in forme rigide come lo sono presunti sani (presunti perché secondo Zeno Cosini proprio quelli che si considerano sani come la moglie Augusta, in realtà sono i veri malati).
Svevo rifiuta la psicoanalisi come strumento di terapia, e invece la accetta per il fine conoscitivo proprio perché aiuta a conoscere.
Contrapposizione tra Zeno e il padre
In questo capitolo del romanzo è presente una contrapposizione tra il protagonista e il padre. Il protagonista è il tipico inetto sveviano e i suoi tratti emergono proprio dal confronto con suo padre. Con la morte del padre, Zeno ha cominciato a far vacillare la fiducia che prima era così forte nelle proprie capacità, fiducia che se non fosse morto il padre sarebbe continuata per sempre.
Zeno chiamava suo padre “vecchio Silva manda denari”, soltanto con la malattia Zeno si è legato a lui, prima non lo vedeva quasi mai e non c'era nulla in comune né intellettualmente né caratterialmente, soltanto per quanto riguarda l'incapacità con gli affari e il commercio Zeno riusciva a individuare una affinità con suo padre. Il padre non aveva mai avuto fiducia in lui perché aveva sempre diffidato delle sue capacità, questo perché Zeno era passato da una facoltà universitaria all'altra, prima legge, poi quella di chimica per poi ritornare alla facoltà di legge, ed era anche fortemente dipendente dal fumo, vizio dal quale non riusciva a liberarsi.
Il memoriale e il conflitto paterno
Il racconto viene fatto in prima persona perché Svevo immagina che ci sia un memoriale, una confessione che viene richiesta dal dottor S prima della cura vera e propria. Tale memoriale è poi seguito da un diario in cui Zeno Cosini racconta di aver abbandonato la cura. Vi è infatti la grande novità del racconto autodiegetico. Zeno veniva anche definito pazzo da suo padre quando quest’ultimo vedeva instabilità nelle sue scelte. Il senso del conflitto con la figura paterna è rapportato alla crisi dell’individuo borghese.
Il padre è pieno di certezze incrollabili e inflessibili mai sottoposte al dubbio critico, tipiche dei borghesi.
Questo episodio si può interpretare in vario modo, o come una punizione o come un gesto involontario fatto da un moribondo.
Il matrimonio con Augusta
Il protagonista non avrebbe voluto sposare Augusta, cioè la più brutta delle sorelle, questa unione è infatti il risultato di una sconfitta. In questa figura femminile viene valorizzata la dolcezza, la comprensione, la disponibilità all’assistenza e alla cura. Un’altra qualità di Augusta è la sua fede, ossia la sua religiosità.
Augusta credeva nella vita eterna, al contrario di Zeno Cosini. Augusta era solita andare a messa di domenica e lui l'accompagnava per vedere come lei sopportava l'immagine del dolore e della morte. In realtà Augusta non provava dolore, anzi quella visita le trasmetteva serenità per tutta la settimana. Tutto quello che appare normale nelle abitudini di questa donna viene adesso presentato come segno di malattia: “Io sto analizzando la sua salute, ma non ci riesco perché m’accorgo che, analizzandola, la converto in malattia”.
Si ha dunque un capovolgimento: la malattia di Zeno Cosini in realtà diventa salute e invece quella che era salute rappresentata dalla moglie Augusta è invece la vera malattia.
Zeno ha paura di invecchiare, di morire e di soffrire.
Critica alla psicoanalisi e guarigione
A cosa serve la psico-analisi? È una cura efficace?
No, infatti, nell’ultimo capitolo del romanzo, Zeno dichiara di aver abbandonato il dottor S, e quindi la terapia, ma non solo, infatti abbandona anche il memoriale che gli è stato ordinato dallo psicanalista e scrive un diario.
Il risultato di questa terapia, come afferma Zeno, è di essere stato peggio di prima, è malato e squilibrato più che mai, quindi la cura non è stata affatto efficace. La malattia non era altro che quella che il tragediografo greco Sofocle aveva attribuito a Edipo.
“Zeno si vede bambino ed è felice perché sul letto c'è una gabbia con una donna bionda e questo bambino sogna di mangiarla a pezzettini”.
Il dottore identifica questa donna con la madre. Zeno, per compiacere il dottor S, inventa anche un altro sogno, appunto quello di succhiare il piede sinistro della madre.
A che cosa viene attribuita la guarigione? Non di certo alla psicanalisi, ma al denaro, ai soldi, alla ricchezza e al commercio. Zeno comincia a fare tanti acquisti e le vendite sono tali da farlo guadagnare, egli dice che il primo acquisto fu una grande quantità di incenso e grazie a questa ricchezza egli è guarito, e quindi non di certo grazie alle cure psicoanalitiche.
L'uomo e la distruzione della natura
L’uomo, con la civiltà e il progresso, si è sostituito alla natura, con l’artificio ha modificato l'ambiente naturale e quindi si è messo al posto degli alberi e delle bestie, ha inquinato l’aria, ha impedito il libero spazio che viene sostituito dalle città. L’uomo con la civiltà ha distrutto la natura e non l’ha rispettata. Se i danni provocati alla natura provengono dall'intervento dell'uomo, l'unica soluzione è la scomparsa e l'eliminazione dell'uomo, solo così si può tornare alla salute della terra visto che l'uomo ha operato contro la salute della terra.(questa pagina di Svevo è profetica non soltanto per il rapporto tra malattia, falso progresso, futuro, civiltà ma proprio per le bombe atomiche che ancora dovevano essere utilizzate, la cronologia del romanzo risale infatti al 1923).
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della malattia nel romanzo?
- Come si sviluppa il rapporto tra Zeno e suo padre?
- Qual è la critica di Svevo alla psicoanalisi?
- Come viene descritto il matrimonio di Zeno con Augusta?
- Qual è il messaggio del romanzo riguardo l'uomo e la natura?
La malattia è vista come un mezzo per la conoscenza di sé, poiché solo i malati riescono a riflettere su se stessi, a differenza dei sani che non si analizzano.
Il rapporto è caratterizzato da una contrapposizione, con Zeno che si avvicina al padre solo attraverso la malattia, mentre in vita il padre non aveva fiducia nelle capacità di Zeno.
Svevo critica la psicoanalisi come inefficace per la guarigione, sostenendo che la vera guarigione di Zeno avviene attraverso il denaro e il commercio, non grazie alla terapia.
Il matrimonio con Augusta è visto come una sconfitta, ma Augusta è apprezzata per la sua dolcezza e comprensione, nonostante Zeno consideri la sua salute come una forma di malattia.
Il romanzo suggerisce che l'uomo, attraverso il progresso e la civiltà, ha distrutto la natura, e l'unica soluzione per la salute della terra è l'eliminazione dell'uomo stesso.