Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il romanzo di Frédéric Richaud esplora la creazione dei giardini di Versailles nel XVII secolo, voluti da Luigi XIV come simbolo del suo potere assoluto.
  • Jean-Baptiste de la Quintinie, incaricato dei giardini, affronta un terreno paludoso e le avversità climatiche, ma rimane fedele al progetto reale.
  • Il testo evidenzia il contrasto tra la visione geometrica del giardinaggio di La Quintinie e l'approccio naturale preferito dal suo amico Neuville.
  • La Quintinie vede nei muri dei giardini un mezzo per proteggere le piante, mentre Neuville critica la costrizione delle forme naturali.
  • Il romanzo critica l'ipocrisia della corte di Versailles, che ammira la natura ma ignora le sofferenze dei contadini e degli operai.

Indice

  1. Il progetto di Versailles
  2. La visione di La Quintinie
  3. Sfide del giardinaggio
  4. La filosofia di Neuville
  5. Contrasti e riflessioni

Il progetto di Versailles

Il brano è tratto dal libro di Frédéric Richaud, Il signor giardiniere.

Siamo nella Francia del XVII secolo. Il re, Luigi XIV, oltre a combattere diverse guerre per affermare il suo potere in Europa, dà ordine di costruire una reggia a Versailles (a pochi chilometri da Parigi) come simbolo della sua monarchia assoluta e potervi riunire tutti gli aristocratici.

Egli dà incarico di realizzare i giardini ad un grande studioso di botanica e di giardinaggio, Jean-Baptiste de la Quintinie; di circa 10 ettari, il sovrano vuole che essi siano realizzati in una zona paludosa intorno alla reggia e per questo richiedono un lavoro notevole.

La visione di La Quintinie

Nel testo, La Quintinie intrattiene una conversazione con un suo amico d’infanzia, Philippe de Neuville; i due esprimono idee diverse a proposito della forma e del significato del giardino. Il primo è a favore di un giardino ricco di forme geometriche, detto “alla francese”, il secondo, invece, preferisca un giardino in cui le piante seguono il loro ordine naturale e quindi si sviluppano spontaneamente.

Sfide del giardinaggio

Il terreno scelto non è particolarmente fertile. Esso era stato individuato, sentendo il parere di Mansart uno dei più grandi architetti del tempo, soltanto per motivi estetici, perché bisogna che i giardini si estendano in asse davanti al padiglione centrale del palazzo, chiamato terrazza del Mezzogiorno, come desidera Luigi XIV. Il Re riconosceva che il terreno era acquitrinoso e pieno di insetti, ma era ben esposto al sole e quindi favorevole a far crescere piante di diverso tipo. Per questo motivo, fu necessario sostituire la terra, costruire muri di recinzione; il Re voleva anche che fossero tracciati dei viali rettilinei per poter dare un senso di armonia di bellezza. La Quintinie aveva ubbidito agli ordini del re ed eseguito con precisione il progetto. Infatti, aveva diviso il terreno disponibile in 16 appezzamenti che circondavano una vasca circolare e tutto intorno aveva pensato di creare tanti piccoli giardini, delimitati da muri. Come egli aveva fatto presente al suo amico Neuville, in questi giardini, così, sarebbe stato possibile far cresce qualsiasi pianta ben riparata dal vento e gli alberi da frutta avrebbero dato il meglio. I lavori iniziarono, ma succedeva spesso che le violente piogge riportassero il terreno alla condizione iniziale di acquitrino, distruggendo quindi tutto il lavoro fatto. Più volte fu necessario intervenire da capo, bonificando di nuovo, trasportare altra terra, togliere il fango dai canali o costruire altri corsi d’acqua. Ma La Quintinie non si perdeva d’animo, riconosceva che la natura aveva i suoi diritti ed ogni volta accettava di ricominciare da capo il lavoro perché questo era il desiderio del suo sovrano.

La filosofia di Neuville

Il suo amico, Neuville rimane piuttosto perplesso nel vedere il progetto in cui sono disegnati tanti muri divisori come se si volesse chiudere il mondo e tagliarsi fuori dall’universo, invece di renderlo più ampio. La Quintinie risponde che tali muri servono da riparo alle piante, quasi come fosse un rifugio; anzi, egli trova piacevole trovarsi in mezzo a quei giardini protetti, in qualsiasi momento del giorno o della notte per osservare la natura che si anima: un fiore in movimento, la lumaca che si arrampica su di una foglia di insalata, la cavalletta che salta da un filo d’erba all’altro o la formica che sta trasportando semi più grossi di lei. Tutto questo mondo per il giardiniere è ricco di vita e di particolari e suscita in lui stupore.

Tuttavia, Neuville non è d’accordo che il giardiniere intervenga sugli alberi per indirizzare i rami in una certa direzione, obbligandoli ad abbandonare la loro naturale inclinazione. Egli è convinto che l’uomo debba sì aiutare la natura a dare frutti, ma non la deve costringere a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro; ritiene che gli alberi che non crescono spontaneamente, ma che sono coltivati in modo allineato e potati, siano destinati a morire. In pratica Neuville è per la libertà assoluta, senza alcuna costrizione.

La Quintinie è del parere opposto. Se un albero da frutto non viene lasciato crescere spontaneamente, ma fatto crescere a spalliera, esso darà più frutti ed il muro su cui esso appoggia, d’estate sarà coperto di piante e d’inverno esso mostrerà di nuovo la pietra. In un giardino simile, il tempo passa più lentamente e si è meno soli e in esso è molto bello passeggiare e pensare.

Contrasti e riflessioni

Nel corso del romanzo, la saggezza de La Quintinie si scontra con la consapevolezza della miseria dei contadini che vivevano intorno a Versailles e con le continue morti di operai durante la costruzione della reggia, tutte vittime del desiderio di onnipotenza di Luigi XIV. Egli vuol far capire al lettore come la corte ed il potere siano ipocriti: si meravigliano di fronte alle bellezze della natura , ma non fanno nulla contro le ingiustizie e le violenze a cui, ogni giorno, sono sottoposti gli uomini.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'obiettivo di Luigi XIV nel costruire la reggia di Versailles?
  2. Luigi XIV voleva costruire la reggia di Versailles come simbolo della sua monarchia assoluta e per riunire tutti gli aristocratici.

  3. Quali erano le visioni contrastanti di La Quintinie e Neuville riguardo ai giardini?
  4. La Quintinie preferiva un giardino "alla francese" con forme geometriche, mentre Neuville preferiva un giardino dove le piante crescessero spontaneamente.

  5. Quali sfide ha affrontato La Quintinie nella realizzazione dei giardini di Versailles?
  6. La Quintinie ha affrontato sfide come il terreno paludoso e le violente piogge che riportavano il terreno alla condizione iniziale, richiedendo continui interventi di bonifica.

  7. Come La Quintinie giustifica l'uso di muri divisori nei giardini?
  8. La Quintinie giustifica i muri divisori come protezione per le piante, creando un rifugio che permette di osservare la natura in un ambiente protetto.

  9. Qual è il contrasto tra la saggezza di La Quintinie e la realtà sociale intorno a Versailles?
  10. La saggezza di La Quintinie si scontra con la miseria dei contadini e le morti degli operai, evidenziando l'ipocrisia della corte che ammira la natura ma ignora le ingiustizie sociali.

Domande e risposte

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