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Indice

  1. Cesare Pavese
  2. Mito, poetica e stile
  3. Le raccolte poetiche

Cesare Pavese

Pavese nasce nel 1908 nelle Langhe cuneesi, luogo di vacanza della sua famiglia. La perdita del padre a soli sei anni è forse l’origine della sua fragilità psicologica.

Dopo aver frequentato le scuole medie a Torino presso i gesuiti, volge la sua attenzione al mondo contadino sentito come un rifugio. Si laurea in Lettere nel 1930 e si interessa alla letteratura statunitense con una serie di traduzioni.

Nel 1934 ha iniziato la sua carriera editoriale.
L’anno successivo viene condannato al confino in Calabria per la vicinanza ad alcuni intellettuali antifascisti.

Rientrato nel 1936 a Torino si trova ad affrontare una difficile situazione lavorativa e sentimentale: la donna a cui si sentiva legato si è sposato e la raccolta di poesia Lavorare stanca, uscita nello stesso anno, non ha ricevuto consensi. Decide allora di dedicarsi alla prosa con racconti e romanzi.

La pubblicazione di Paesi tuoi nel 1941 pone Pavese all’attenzione della critica per la novità della sua scrittura.

Nel dopoguerra raggiunge il successo con la pubblicazione di numerose opere:
- Dialoghi con Leucò (1947)
- Prima che il gallo canti (1948)
- La bella estate (1949)

Nel 1950, dopo aver ottenuto il premo Strega, si suicida in un albergo torinese.

Mito, poetica e stile

Elemento essenziale della produzione letteraria di Pavese è la riflessione sul mito, che è anche al centro di alcuni saggi teorici. Prendendo spunto dalle teorie di Jung, lo scrittore concepisce il mito come simbolo primordiale radicato nell’inconscio collettivo dell’umanità, e dunque come elemento comune e universale, ma anche oscuro e misterioso.

Compito dell’arte è rendere chiara la materia in forme del mito, dandole una forma ordinata e razionale: di qui nasce il travaglio che accompagna la scrittura, intesa come “mestiere”, ossia come perizia tecnica e disciplina formale.

Pur basandosi su una realistica situazione storica e geografica, i personaggi, gli ambienti e le vicende dei romanzi pavesiani rinviano costantemente a una trama di elementi mitico – simbolici, tra i quali spiccano le immagini legate all’infanzia e alla terra natale (per questo si parla di realtà simbolica).

Dal punto di vista formale la produzione di Pavese si distingue per l’adozione di una lingua dal carattere fortemente sperimentale, in cui la semplicità dei modi tipici del parlato si mescola con la ricerca di compostezza e rigore.

Le raccolte poetiche

Pavese esordisce come poeta nel 1936 con la raccolta Lavorare stanca, ripubblicata nel 1943 con l’aggiunta dei componimenti scritti durante il confino. L’opera occupa una posizione del tutto originale nel panorama della lirica contemporanea, dominata dall’Ermetismo.

Essa propone infatti una concezione della poesia come racconto, in grado di stabilire un rapporto di comunicazione logica con il lettore. La cadenza narrativa è ottenuta attraverso struttura sintattiche distese e discorsive, e potenziata dall’uso innovativo di versi lunghi, che superano la misura dell’endecasillabo.

Già in queste prime poesie compaiono i temi che caratterizzeranno gli scritti narrativi della maturità, così come la tendenza a strutturare la materia secondo una serie di coppie antitetiche dal forte valore simbolico, che contrappongono una dimensione serena e primitiva a una pervase dalla solitudine e dall’angoscia.
Nelle raccolte del dopoguerra (La terra e la morte, del 1945, e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, del 1950) la poetica di Pavese evolve verso forme più brevi e intense, a cui è affidato il compito di esprimere liricamente le sofferenze dell’io e il dolore della passione amorosa.

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