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Concetti Chiave

  • Aldo Palazzeschi collaborò con Filippo Tommaso Marinetti, leader del futurismo, per pubblicare opere letterarie come "Il codice di Perelà" e "L'incendiario".
  • Nel 1913, "L'incendiario" fu ripubblicato con aggiunte significative, includendo poesie giovanili e inedite, mentre alcune parti furono ridotte o eliminate.
  • La raccolta segnò un temporaneo addio alla poesia per Palazzeschi, che si dedicò alla narrativa prima di tornare alla poesia in età avanzata.
  • Sebbene vicino al futurismo, Palazzeschi non si considerava un futurista puro, non condividendo alcuni aspetti della loro poetica come l'idolatria della modernità.
  • Condivideva la poetica del buffo, utilizzando la risata e lo sberleffo per sfidare le convenzioni letterarie tradizionali.

Indice

  1. L'ingresso di Palazzeschi nel Futurismo
  2. La seconda edizione de “L’incendiario”
  3. L'addio alla poesia e il ritorno
  4. Il rapporto con il Futurismo

L'ingresso di Palazzeschi nel Futurismo

Palazzeschi subentrò in ambito letterario grazie alla collaborazione con Filippo Tommaso Marinetti, venne infatti incluso tra i talenti della macchina da guerra pubblicitaria del leader futurista, il quale gli permise dunque di pubblicare il romanzo “Il codice di Perelà” e il libro di poesia “L’incendiario”, che uscì per la prima volta nel 1910.

La seconda edizione de “L’incendiario”

Nel 1913 venne pubblicato per una seconda volta, anche se la sua struttura e i suoi contenuti rivoluzionari non gli permettono di potersi definire semplicemente come una seconda edizione della raccolta pubblicata tre anni prima, Palazzeschi e Marinetti infatti, decisero d’accordo di sfruttare il clamore che suscitò l’incendiario del 1910, la cui tiratura era ormai terminata. Il nuovo volume appariva come più folto, tanto da contenere anche le cinquantaquattro poesie delle raccolte giovanili: sedici prelevate da “I cavalli bianchi”, dieci da “Lanterna” e ventotto da “Poemi”, eliminando però al contempo tre testi della prima versione della raccolta, inoltre il poemetto eponimo venne ridotto drasticamente da duecento quarantanove versi a solo trentasei. Infine, vennero aggiunte sette poesie inedite, scritte proprio negli anni di stallo tra le due pubblicazioni, quindi tra il 1910 e il 1913, alcune vennero in realtà introdotte già su una rivista ma la maggior parte erano ancora sconosciute al grande pubblico di lettori.

L'addio alla poesia e il ritorno

Questa raccolta nacque con l’intento di dare un definitivo addio alla poesia, o meglio, Marinetti la definisce la “musa spicciola”, quindi la scrittura in versi, per poi dedicarsi invece interamente all’attività di narrativa, questo obiettivo venne parzialmente seguito: per diversi decenni dopo il 1913 Palazzeschi abbandonò effettivamente la poesia, tuttavia una volta anziano non resistette alla necessità di dedicarsi ancora a questo genere.

Il rapporto con il Futurismo

Il rapporto con il futurismo rimase attivo per diverso tempo, nonostante lui non si sia mai considerato un futurista vero e proprio in quanto non condivideva determinate caratteristiche della loro poetica come la parola libera e l’idolatria rivolta alla modernità delle macchine e dell’industria. Palazzeschi partecipava infatti di frequente alle serate movimentate organizzate dall’avanguardia futurista e collaborò anche fin dal primo numero alla rivista fiorentina “Lacerba” di Ardengo Soffici e Giovanni Papini insieme ad altri letterati che avevano aderito completamente all’avanguardie organizzata da Marinetti. Inoltre, Palazzeschi condivide la poetica del buffo, che si rivela come un esercizio liberatorio della risata e dello sberleffo da rivolgere alle questioni più serie, opponendosi quindi a tutti quei dettami che per secoli avevano caratterizzato la letteratura italiana ed europea.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo di Filippo Tommaso Marinetti nell'ingresso di Palazzeschi nel Futurismo?
  2. Marinetti ha incluso Palazzeschi tra i talenti del Futurismo, permettendogli di pubblicare opere come "Il codice di Perelà" e "L’incendiario".

  3. In che modo la seconda edizione de “L’incendiario” differisce dalla prima?
  4. La seconda edizione del 1913 è più ampia, includendo poesie giovanili e inedite, e riducendo il poemetto eponimo da 249 a 36 versi.

  5. Perché Palazzeschi ha deciso di abbandonare la poesia e poi tornare ad essa?
  6. Palazzeschi ha abbandonato la poesia per dedicarsi alla narrativa, seguendo l'idea di Marinetti di lasciare la "musa spicciola", ma è tornato alla poesia in età avanzata.

  7. Come si è evoluto il rapporto di Palazzeschi con il Futurismo?
  8. Pur partecipando attivamente al Futurismo, Palazzeschi non si è mai considerato un vero futurista, poiché non condivideva alcune delle loro idee, come la parola libera e l'idolatria della modernità.

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