Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 23
Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 1 Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Pascoli, Ungaretti e Montale Pag. 21
1 su 23
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Futurismo


I futuristi vogliono abolire la poesia classica, descrittiva e razionale.
Innovazioni → ingresso in poesia dei miti prodotti dalla nuova società industriale Aspetto tecnico stilistico → Marinetti con il suo manifesto: “ Manifesto tecnico della letteratura futuristica” pone i caratteri stilistici, che sono:
- uso del verbo all'infinito
- uso di sostantivi senza aggettivi
- avverbi
- punteggiatura
- distruzione dell’io (dimensione soggettiva)
- principio della simultaneità
- uso di analogie al posto di similitudini e metafore
La loro tecnica è chiamata “parole in libertà”, ovvero libere dal ritmo e dalla metrica; senza punteggiatura e poste in modo tale che la pagina risulti leggibile anche in modo figurato.
Corrado Govoni -> fu di ispirazione per Ungaretti ma criticato con sufficienza. Esordirà con il volume di poesie “le Fiale”. attua una poesia antisublime, allontanandosi da ogni sorta di distinzione civile.
1907: “gli aborti” -> poesia antiretorica, perciò quotidiana e terrena.
successivamente aderì al futurismo.
Userà la tecnica compositiva di tipo Paratattico: elencare cose e figure, senza nessi sintattici, accumulandole. La realtà vista perciò come un ammasso di oggetti colorati.
Aldo Palazzeschi -> dapprima poeta crepuscolare, ovvero che rifiuta la tradizionale identità di poeta, rispondendo alla malinconia con un’immagine clownesca. Poi aderirà al futurismo attraverso “l’incendiario” suo quarto libro.
Il codice di Perelà -> opera più importante, ha come protagonista un omino di fumo libero dalle convenzioni, mettendo in risalto la crisi dei valori tradizionali (opera prettamente futurista).
Caratteristiche principali del futurismo:
Nasce in Italia, fondato da Marinetti. Movimento che vive fino al 1920 ed era presente nella musica, pittura, scultura, teatro, cinema...
Altri testi di Marinetti: “Uccidiamo il chiaro di luna!” e “Distruzione della sintassi”
Nuovo idolo dei futuristi: la civiltà industriale.
Canoni di bellezza: velocità, dinamismo, traffico, avvisi pubblicitari, insegne luminose.
tutto si sintetizza nella macchina, che è simbolo di una nuova sensibilità, perchè libera dai vincoli dello spazio e del tempo.
Programma: creare un’arte produttiva, integrata nei meccanismi economici della nuova società industriale.
L’arte diventa una merce, prodotto di consumo e di scambio. Le opere d’arte non devono essere esposte nei musei ma ubicate nei mercati.

Volevano modernizzare la letteratura, abolendo la poesia classica, razionale, descrittiva e sentimentale. Difatti vedendo l’arte come una merce, i futuristi, escludono la dimensione privata, sviluppando quella oggettiva e anti-individuale.
Il futurismo possiede i germi della violenza, come si nota dal motto di marinetti “si, gli artisti al potere!”, esaltando così la violenza, l’aggressività e la temerarietà: volevano infatti manipolare la libertà individuale e indurre al consenso (politica antidemocratica). difendevano per questo la guerra e venivano considerati interventisti.
Rivista: “Poesia” -> fondata da Marinetti.

Ungaretti


Nasce ad Alessandria d’Egitto, l’8 febbraio 1888, da genitori emigrati dalla lucchesia. Interessato alle nuove correnti letterarie francesi e ricerche europee in ambito scientifico e filosofico. la sue indole lo accosterà all’anarchismo e alla propaganda atea. Incontrerà Enrico Pea in questo contesto, presso la Baracca rossa, luogo d’incontro dei sovversivi. Voleva segnalarsi come: cercatore della verità attraverso l’estremo suo velo che è la poesia.
Ispirazione: Leopardi, Baudelaire e Nietzsche (che lo avvicinerà all’anarchismo).
Si trasferisce a Parigi -> credeva che la violenza fosse l’unica soluzione per eliminare la crisi dei giovani. In trincea (come un ergastolo) cambierà idea -> le guerre non portano a nulla. Fu un’esperienza traumatica che lo portò in un vortice di morte, gli si presentò davanti l’orrore dell’eterno, il nulla come totale annientamento.
da qui incominciò una reazione vitale contro la cultura della morte.
Romanticismo: uomo schiacciato dal potere della natura
Epoca attuale ad Ungaretti: uomo disorientato dal progresso, senza più una sicura radice religiosa.
Prima la poesia era un inno a Dio ora l’uomo ha perso la fede e perciò è confuso e disperato.
Il tempo, adesso, è considerato “prigione della materia” che imprigiona gli eventi casuali del mondo.
Espellendo dalla vita il mistero e togliendo il vero in cui quindi tutto diventa lecito, la ragione si assolutizza in sistemi e ideologie, l’uomo stesso diventa Dio, un ridicolo Superuomo.
Ungaretti sentirà l’urgenza di riscoprire il mistero -> non un qualcosa di mitologico o artificioso, ma il punto inevitabile che si colloca prima della nascita e dopo la morte.
Non considera la psicoanalisi come una nuova religione che può mettere in chiaro gli aspetti dell’anima, ma riconosce il fatto che ampli la conoscenza umana sui processi inconsci.
Conversione alla religione cattolica -> l’apertura al divino non significa non significa il rifiuto alla ragione, come invece pensavano molti altri autori, ma indica proprio la realizzazione di una scelta ragionevole.

Cambia così la concezione del tempo: relativo e transitorio -> tutto si rinnova perennemente e tutto rimane legato al passato.
- Prima il tempo veniva divinizzato per sfuggire all’angoscia della morte, con il cristianesimo il tempo è creato da Dio.
- Dopo lo scorrere del tempo segna l’origine dell’angoscia dell’uomo contemporaneo. la violenza rischia di schiacciare l’uomo, per resistere a questo male bisogna restituire un valore sacro alla vita e alla morte.
Rapporto scienza -> Riflette sulle conseguenze sociali, culturali ed artistiche collegate alla rivoluzione scientifica. Dapprima mostrandone solo i benefici e successivamente elencandone anche i pericoli.
La meraviglia -> nasce dallo sgomento per le imprese della scienza, realizzate secondo un ordine oggettivo presente nella natura. Ciò sottolinea la creatività dell’uomo, che opera come Dio sulla natura, il poeta diventa tecnico della parola.
Lo sgomento -> per i rischi di un processo scientifico incontrollato. pericoli che sono: incomunicabilità tra le persone, assenza di personalità e squilibrio morale.
Non si può dire quale tra scienza e poesia si accosti maggiormente alla verità profonda delle cose.
Sofferenza -> Il male si incontra nell’ordine delle cose, nella sostanza della vita che porta a rinnegare Dio, che ha generato o permesso tale condizione. Ciò suscita il senso del vuoto, l’angoscia e la disperazione.
Secondo il poeta ogni creatura è destinata a soffrire -> che non è altro che una prefigurazione della morte. Questo pensiero si accosta alla concezione leopardiana, esistenza come male di vivere. Da ciò nasce il bisogno di redenzione prima umana e poi umana e religiosa (dopo la conversione). Ecco perchè passerà da una poetica colma di dolore ad una in armonia con la natura.
La sofferenza ha funzione liberatrice, porta ad una comprensione più profonda di se stessi, della vita, alla partecipazione fraterna di fatti “la poesia è scoperta della condizione umana nella sua essenza”.
Inclinazione innovativa e sperimentalistica, sul piano formale e tematico. Educazione cosmopolitica: Alessandria d’Egitto e Parigi.
modelli principali: Leopardi, Baudelaire, simbolismo francese.
Epoche diverse e movimenti (avanguardie) contribuirono al rinnovamento del linguaggio poetico.
Leopardi e Baudelaire -> trasse il vocabolo poetico vago e indeterminato, la tensione tra finito e infinito.
Mallarmè (simbolista) -> prese l’analogia (essenzialità) e la consapevolezza dei mezzi espressivi.
Bergson -> idea del tempo.
Alla prima fase della sua poetica appartiene L’Allegria, nel quale confluiscono il Porto Sepolto e Allegria di Naufragi. Qui sperimentò molto:
- dissolse il linguaggio tradizionale
- Scoprì l’essenzialità della singola parola -> pienezza del suo significato,

messa in risalto da spazi bianchi della pagina che creano delle pause
- assenza di punteggiatura
- disgregazione del verso
- creazione di versicoli -> ovvero versi che possono coincidere con una sola
parola brevissima
- uso analogia -> accostare immagini appartenenti ad ambiti dissimili e lontani,
che conferisce un carattere irrazionale
Alla seconda fase appartiene Sentimento del Tempo, in cui Ungaretti riscopre la grandezza, il valore tradizionale della poetica italiana e alla funzione del verso regolare. Si distingue per i seguenti motivi:
- riscoperta della tradizione (es: endecasillabo, settenario)
- ispirazione religiosa -> in seguito alla conversione
- raffinatezza barocca

Le opere


L’Allegria


L’Allegria costituisce la prima raccolta poetica di Ungaretti a carattere riassuntivo (liriche già pubblicate, poi sottoposte a verifica).
Comprende 74 poesie, suddivise in 5 sezioni:
-Ultime
-Il Porto Sepolto -Naufragi -Girovago -Prime
Il Porto Sepolto e Allegria di Naufragi
Ungaretti aveva cominciato a comporre le liriche del Porto Sepolto in trincea, sul Carso. Minacciato dalla morte sempre imminente, aveva preso coscienza della precarietà della condizione umana e dello spirito di fraternità tra uomini nella sofferenza.
Aveva provato l’esaltazione dello slancio vitale, dell’appetito di vivere.
Riguardo al titolo: Ungaretti scrive che due giovani ingegneri francesi (fratelli Thuile) gli avevano parlato di un porto sommerso, precedente all’epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto già prima d’Alessandro, che già prima d’Alessandro era una città. Ma non ne rimane altro segno che quel porto sommerso.
Il Porto Sepolto allude a “ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile” e che la poesia tenta di esplorare.
Il primo titolo era “Allegria di Naufragi”, un ossimoro che intende evidenziare l’ineliminabile ambivalenza e contraddittorietà dell’esistenza, dove l’allegria è “l’esultanza di un attimo” di fronte alla presenza incombente del “naufragio”, della morte.
L’innovazione formale e le tematiche

Concezione della poesia come “scoperta della condizione umana nella sua essenza”, tra finitezza esistenziale e aspirazione all’assoluto.
La riscoperta della parola nel suo valore puro spinge Ungaretti a frantumare il discorso poetico tradizionale, a disgregare le strutture metriche e sintattiche e a creare il “versicolo”, verso brevissimo.
Un ottimo esempio di questa ricerca dell’essenzialità è la poesia “Soldato” Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante (fratelli, pronunciata dai soldati) nella notte
Foglia appena nata (vola nell’aria, leggera come una foglia appena nata) Nell’aria spasimante (vibra per le parole - fa riferimento alla dimensione amorosa, all’attaccamento vitale che fa riconoscere gli
uomini come fratelli)
involontaria rivolta (il solo pronunciare la parola “fratelli” è una rivolta inconsapevole nei confronti della disumanizzazione che l’uomo patisce durante la guerra di trincea)
dell’uomo presente alla sua fragilità
Fratelli
Il tema della morte fa da sfondo (è contro di lei che si muove l’involontaria rivolta dei soldati), ma il tema della poesia è il reciproco riconoscimento tra esseri umani.
La Parola viene umanizzata (aggettivo tremante) e viene accostata a una foglia appena nata, che ricorda il VIII canto del Purgatorio (Verdi come fogliette pur mo nate).
All’aria fa riferimento l’aggettivo spasimante, che competerebbe, piuttosto, a un essere umano, come se il mondo naturale partecipasse, con i suoi spasmi, al dramma degli uomini.
Vi è una particolare insistenza sulla parola tematica fratelli e sui suoni ad essa legati, che rende la poesia più armoniosa ma anche più patetica.
Metro: versi liberi.
Veglia
Un’intera nottata buttata vicino
a un compagno massacrato
(notte trascorsa a vegliare sul cadavere di un compagno)
con la sua bocca
digrignata (rictus: contrazione dei muscoli facciali dovuta alla morte, che scopre i denti)

volta al plenilunio (luna piena)
con la congestione
circolare)
delle sue mani penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore alla morte)
Non sono mai stato tanto
attaccato alla vita
(le mani sono gonfie perchè il sangue ha smesso di
(la scrittura è un gesto di vita che e amore che si oppone
L’utilizzo ricorrente del participio passato contribuisce a fissare nella mente la scena, rendendola allo stesso tempo viva e presente. Secondo Ungaretti, il participio passato, al contrario di un semplice attributo, avrebbe la natura “dinamica” del verbo, la capacità di rappresentare una cosa e il suo divenire.
La scansione della poesia in due parti segna anche un minimo scarto temporale: quello della prima strofa è il tempo del racconto, mentre quello dell’ultima terzina è il tempo della riflessione. Il poeta ha vissuto una notte tragica che, però, non gli ha ispirato odio o paura, ma lettere piene d’amore. E alla fine, passata la notte, si rende conto di non essere mai stato così attaccato alla vita.
Mentre i participi si riferiscono alla notte trascorsa, “non sono mai stato” si riferisce all’intera esistenza del poeta.

I fiumi


In un momento di sospensione della battaglia, il poeta si bagna nel fiume Isonzo (confine tra Italia e Slovenia). L’abbandono del corpo nell’acqua facilita la contemplazione e quasi l’emergere di una coscienza profonda, di sè e della vita trascorsa fino a quel momento. Così, nell’Isonzo Ungaretti può rivedere i fiumi che attraverso le terre nelle quali ha vissuto o dalle quali ha avuto origine la sua famiglia: Nilo, Senna, Serchio.
1. Mi tengo a quest’albero mutilato
2. Abbandonato in questa dolina
3. Che ha il languore
4. Di un circo
5. Prima o dopo lo spettacolo
6. E guardo
7. Il passaggio quieto
8. Delle nuvole sulla luna
9. Stamani mi sono disteso

10. In un’urna d’acqua 11. E come una reliquia 12. Ho riposato
13. L’Isonzo scorrendo 14. Mi levigava
15. Come un suo sasso
16. Ho tirato su
17. Le mie quattro ossa 18. E me ne sono andato 19. Come un acrobata 20. Sull’acqua
21. Mi sono accoccolato
22. Vicino ai miei panni
23. Sudici di guerra
24. E come un beduino
25. Mi sono chinato a ricevere 26. Il sole
27. Questo è l’Isonzo 28. E qui meglio
29. Mi sono riconosciuto 30. Una docile fibra
31. Dell’universo
32. Il mio supplizio 33. È quando
34. Non mi credo 35. In armonia
36. Ma quelle occulte 37. Mani
38. Che m’intridono 39. Mi regalano
40. La rara 41. Felicità
42. Ho ripassato 43. Le epoche 44. Della mia vita
45. Questi sono 46. I miei fiumi

47. Questo è il Serchio
48. Al quale hanno attinto
49. Duemil’anni forse
50. Di gente mia campagnola 51. E mio padre e mia madre.
52. Questo è il Nilo
53. Che mi ha visto
54. Nascere e crescere
55. E ardere d’inconsapevolezza 56. Nelle distese pianure
57. Questa è la Senna 58. E in quel suo torbido 59. Mi sono rimescolato 60. E mi sono conosciuto
61. Questi sono i miei fiumi 62. Contati nell’Isonzo
63. Questa è la mia nostalgia 64. Che in ognuno
65. Mi traspare
66. Ora ch’è notte
67. Che la mia vita mi pare 68. Una corolla
69. Di tenebre
I fiumi è la più lunga delle poesie comprese nell’Allegria.
La prima strofa fino al v. 8 è al presente - è una sera estiva.
Ai vv. 9-12 e 13-31 veniamo portati indietro di qualche ora, al mattino.
In corrispondenza del v. 27, la poesia ha una svolta, perchè dal racconto dell’esperienza si passa a una riflessione sull’esperienza declinata al tempo presente. Il poeta rivive ciò che ha fatto la mattina, ma passa dal piano letterale al piano metaforico, poichè nelle acque dell’Isonzo vede fluire quelle di tutti i fiumi che hanno contribuito a determinare la sua esistenza.
L’armonia trovate nell’Isonzo fa si che il poeta riviva tutta la sua vita grazie a questa sensazione di fusione con la natura.
L’ultima strofa riprende la prima: adesso è notte e il senso di fusione e armonia si trasforma in nostalgia. Nostalgia che Ungaretti vede sui volti di tutti i suoi commilitoni - il buio della notte “stringe” sull’idea che il poeta ha della sua vita: una corolla / di tenebre. Le parole e le metafore tendono ad attenuare la distinzione tra umano e non umano.
Lo stato di armonia è comunque momentaneo: nel momento in cui l’autore lo ricorda (la

notte) è già trascorso, perduto.
Il tema del rispecchiamento tra l’animo umano e l’ambiente circostante è comune anche a San Martino del Carso.
Alla distruzione materiale del contesto corrisponde quella interiore del poeta.
1. Di queste case
2. non è rimasto
3. che qualche
4. brandello di muro
5. Di tanti
6. che mi corrispondevano
7. non è rimasto
8. neppure tanto
9. Ma nel cuore
10. nessuna croce manca
11. È il mio cuore
12. il paese più straziato
Parallelo tra la devastazione del paese di San Martino del Carso, località che si trovava proprio sul fronte di guerra e lo strazio interiore, provocato dalla perdita degli affetti, che il poeta giudica superiore a quello materiale. Questo perché, per Ungaretti, la poesia ha innanzitutto il compito di scandagliare la memoria individuale, più che di offrire un referto di ciò che accade al di fuori della coscienza.
-Consueto uso del dimostrativo “queste case”, che conferisce presenza all’oggetto; -l’uso accorto di ripetizioni che conferiscono un tono di lamento.
Qui, il tema della compenetrazione tra uomo e natura si fa drammatico.
-il cuore viene definito per analogia come un cimitero e come un paese straziato.
Mattina
Anche se non si direbbe, questa è una poesia di guerra. Infatti, quasi come reazione allo scenario opprimente della guerra, Ungaretti vive quasi un’euforica aspirazione all’assoluto, resa attraverso una fulminea sinestesia, un’impressione visiva (illuminazione) associata a un’impressione quasi tattile di immensità.
Benchè i due versicoli si prestino a un uso decontestualizzato, e abbiano una vaghezza che li rende citabili per esprimere ogni senso di fusione totale con l’universo, la poesia ha la sua precisa collocazione e il suo senso nel contesto di guerra in cui l’io lirico è scaraventato.
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino d’immenso.

Immenso è la parola-chiave di questa poesia, in questo caso usata come sostantivo. Indica “ciò che non si misura”, ciò che è estremamente grande, o ingente, o profondo. L’autore non esplicita a cosa si riferisca questa “immensità”.
Il titolo: questa poesia esprime un sentimento, un senso di armonia che può essere universale. Solo il titolo permette di mettere il testo “in situazione”.
é mattina, precisamente (come viene indicato prima del testo) di Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917, l’anno più tremendo per l’esercito italiano. Questo ci dà l’unica indicazione di tempo e luogo.
Il metro: due versi trisillabi che, se uniti in un solo verso, danno un settenario piano (con l’accento sulla penultima sillaba).
Soldati
Questa è un’altra poesia di guerra. Il titolo chiarisce che il paragone svolto nel testo non si riferisce a tutti gli uomini, ma ai soldati.
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
La similitudine tra la precarietà umana e l’effimera vita delle piante ha una lunga tradizione che risale almeno ai lirici greci. In questo caso, Ungaretti si riferisce ai soldati, soprattutto inserendo la precisazione “d’autunno”, immagine che trasmette sia l’idea di provvisorietà (per chi sta al fronte è più facile morire che sopravvivere), sia di disperata tenacia (i soldati restano attaccati alla vita fino all’ultimo).
La poesia è composta da una sola strofa di versi di varia misura, che però presenta un attento equilibrio ritmico. La costruzione del testo attraverso un’anastrofe accentua l’effetto di attesa e sospensione (dovrebbe essere Si sta come le foglie sugli alberi d’autunno).
PIRANDELLO
Luigi Pirandello è uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana e non solo. La ragione di tanta considerazione è dovuta al modo in cui egli ha saputo rinnovare le forme e i generi della letteratura.
La vita:
- Infanzia e formazione -> Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento, in una località chiamata Caos. Pirandello cresce in un clima di forte disillusione per le aspettative disattese del Risorgimento, di cui i genitori erano stati sostenitori. Questo, come altri eventi della sua vita, influenzerà le sue opere e la sua visione del mondo.
- Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma poi si trasferisce in Germania..
- La miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina; inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di

cura fino alla morte. Dissesto economico, follia e prigione familiare diventano allora temi centrali delle sue opere. Le difficoltà economiche lo portano a intensificare l’attività di scrittore e nascono i suoi romanzi più famosi:
- Il successo internazionale -> Il teatro: la chiave del successo internazionale
I romanzi di Pirandello ottengono grande diffusione in Italia.
- Sei personaggi in cerca d’autore- che questa volta ottiene un successo strepitoso: è l’inizio di un’ascesa che lo porterà al Premio Nobel del 1934.
- 1925 ; assume la direzione artistica del teatro d’arte di Roma; ruolo di scrittore e capocomico.
Nel frattempo aveva riunito le sue novelle nella raccolta Novelle per un anno e aveva dato alle stampe
- nel 1926 il suo ultimo romanzo: Uno, nessuno e centomila.
- Muore nel 1936 a Roma.
L’esordio da scrittore:
-L'esclusa
- Il turno
- l'umorismo (1908): saggio, manifesto poetico - il fu mattia pascal
Il mondo e la letteratura secondo Pirandello:
Visione del mondo:
Vitalismo -> La continua lotta dell'uomo moderno tra vita e forma. La vita è un flusso continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la rende artificiale e porta la morte. L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri. L’uomo è destinato alla sconfitta.
Umorismo -> Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico:
- Il comico: vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido.
- L’umorismo: vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole
della tragicità del mondo.
Metaletteratura -> Lo scontro tra realtà e finzione.
La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma.
Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo metaletteratura.
Pirandello vede un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un solo io ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri -> Pirandello è un pessimista.

Tuttavia egli non si ferma alla constatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti -> che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso.
Infine c’è la letteratura: Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell’umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può sorridere nelle avversità. L'arte ha la funzione di scavare sotto questa maschera e denuncia la falsità della realtà.
Fu Mattia Pascal:
Il Fu Mattia Pascal è uno dei romanzi più celebri di Luigi Pirandello. Il romanzo descrive le vicende del protagonista Mattia Pascal, personaggio prigioniero delle maschere sociali convenzionali: infatti incarna la figura di marito, padre, figlio e fratello.
Nel personaggio di Mattia Pascal sono contenuti tutti gli elementi tipici della crisi esistenziale umana del Novecento contemporaneo. Sentendosi prigioniero di una vita noiosa e svolgendo un lavoro non appagante.
Trama: Mattia Pascal apparteneva a una famiglia benestante ma, alla morte del padre, un amministratore disonesto si era arricchito alle spalle della stessa sino a ridurla sul lastrico. Il protagonista per vivere fa il bibliotecario ma, a causa di profondi dissidi con la moglie e con la suocera, decide di partire per Montecarlo; lì la fortuna gli sorride e, fatto un piccolo capitale, decide di tornare a casa. Sul treno, mentre sfoglia il giornale per ingannare il tempo, legge di un suicidio nel suo paese e, tra lo stupore e la sorpresa, apprende che si tratta del "suo" suicidio. Nella gora di un mulino era stato trovato un corpo in avanzato stato di putrefazione che era stato prontamente riconosciuto come suo dalla moglie e dalla suocera. Allora pensa di inventare un'identità e vivere una nuova vita riacquistando la libertà che aveva perso sposandosi; comincia così la vita di Adriano Meis. Affitta una casa a Roma ma dopo un po' si rende conto che, senza documenti, non può vivere da persona normale, si innamora della figlia del padrone di casa e non la può sposare, subisce un furto e non lo può denunziare pur conoscendo il colpevole, viene insultato e non può vendicare l'offesa, decide allora di "suicidare" Adriano lasciando su un ponte il cappello, il bastone e un biglietto di riconoscimento. Tornato in paese però ha una brutta sorpresa, si accorge che non c'è più posto per il "redivivo" Mattia Pascal, la moglie si è risposata ed ha avuto dei figli con l'amico e lui viene trattato con diffidenza. Decide allora di vivere nella biblioteca con il collega, unico amico che gli sia rimasto, e, di tanto in tanto, porta fiori alla propria tomba; il fu Mattia Pascal decide anche di scrivere un libro sugli strani casi della sua esistenza, libro da leggere esclusivamente "50 anni dopo la mia terza, ultima e definitiva morte".
Caratteristiche del romanzo:
- Il romanzo è diviso in 18 capitoli.
- La vicenda è narrata in prima persona, anche detta Metanarrazione -> i
ragionamenti dell’io tolgono naturalezza e certezza su ciò che viene narrato
(critiche narratore)
- Il romanzo comincia a vicenda conclusa (struttura circolare)

- La perdita d’identità cioè l’impossibilità di avere un’identità.
Temi principali:
- famiglia
- inettitudine: è un inetto che ha avuto una serie di occasioni ma le ha sfruttate solo in apparenza
- il doppio e la crisi d’identità
- relativismo.
I personaggi:
Il fu Mattia Pascal "si autodescrive" durante l'intero svolgimento dei fatti narrati.
La descrizione di Mattia Pascal impone innanzitutto una caratterizzazione ben delineata in quattro passaggi fondamentali ed indispensabili:
- aspetto fisico -> non era un bell’ uomo,
- formazione culturale -> pessima
- estrazione economico-sociale -> prima della morte del padre godeva di una
posizione privilegiata, successivamente a causa di alcuni torti da parte di
Malagna sarà costretto ad abbassare il suo tenore di vita
- definizione psicologico-morale -> gli stanno a cuore le sofferenze altrui, ma
tiene risentimento per i torti. un individuo alla ricerca dei certezze, assillato da forti contrasti esistenziali che mettevano a nudo il suo disagio nei confronti di quell' apparenza inquinata che, con i suoi complessi e il suo edonismo, potrebbe contaminare anche l'essenza più profonda dell'uomo.
Luoghi fondamentali del racconto -> Miragno (Liguria) e Roma
Lo stile -> lineare, usa immagini emblematiche, spesso presenti nei suoi scritti che ne facilitano la comprensione
L’umorismo -> Nella poetica pirandelliana l'umorismo è il frutto di un superamento della comicità mediante un’analisi introspettiva e psicologica del personaggio, indossatore di una maschera. La maschera, o meglio, le maschere che ogni uomo indossa nella sua mutevole e variegata esistenza; l'umorismo genera il riso "ragionato" (esempio testo: signora imbellettata), perché sull'azione di un personaggio apparentemente comico si applica una profonda riflessione sulle condizioni per le quali il personaggio ha dato vita ad un azione comica, la risata resta ma è una risata estremamente cosciente e consapevole di quelle che sono le problematiche esistenziali dell'umanità.
Tematiche:
- Le maschere: per calarsi all'interno della società l'uomo si nasconde dietro a
un'infinità di maschere in base alle persone con cui ci relazioniamo, agli stati d'umore e alle situazioni. Tutto ciò porta alla frantumazione dell'io e alla continua ricerca di una identità. Questo porta alla non comprensione delle altre persone in quanto noi stessi non riusciamo a comprenderci.
- La famiglia: per Pirandello l'ambiente familiare è opprimente, pieno di tensioni, odi e rancori che vanno ad imprigionare ed ostacolare l'uomo.
- Follia: per fuggire dalle tensioni e dalle trappole l'unica via di fuga è la follia o

l'immaginazione che porta l'uomo in un altrove fantastico o a vivere una nuova
vita.
- Il gioco d'azzardo e lo spiritismo: Il gioco d’azzardo affascina Pirandello
perché l’importanza del caso e il potere della sorte contribuiscono a rafforzare la sua teoria della relatività della condizione umana, sottolineando i limiti della volontà e della ragione. Nella stessa direzione va l’interesse per lo spiritismo.
- L’inettitudine: Pascal è un inetto che sogna un’evasione impossibile e che alla fine si trasforma consapevolmente in un antieroe, reso inadatto alla vita pratica dalla sua stessa tendenza allo sdoppiamento, dalla sua propensione a vedersi vivere.
- Lo specchio, il doppio, la crisi di identità: Mattia Pascal ha un rapporto difficile non solo con la propria anima ma anche col proprio corpo. Ha difficoltà ad identificarsi con se stesso. Spia di questo malessere è l’occhio strabico, che guarda sempre altrove. La crisi d’identità dipende soprattutto:
- Dalla sua predisposizione a sdoppiarsi
- Ripetizione della stessa situazione
- La modernità: riflette molte volte sul progresso tecnologico
- Posizione filosofica “Lanterninosofia” : la teoria del Lanternino -> secondo la quale tutti viviamo con il nostro piccolo lanternino, col quale ci illudiamo di sapere e conoscere qualcosa. Al di sopra dei lanternini individuali, vi sono dei grandi lanternoni, quelli delle idee e delle luci-guida: bellezza, verità, umanità, onore, che reggono e guidano gli uomini per uno spazio di tempo più o meno ampio fino a quando una forte ventata spegne i lanternoni e noi ci troviamo a ricercare un po' di luce, servendoci solo dei miseri e insufficienti nostri lanternini. E' questa una delle affermazioni più alte della desolata solitudine dell'uomo.
Narratore -> prima persona
Presentazione personaggi -> attraverso le loro relazioni, comportamenti e discorsi
Novelle per un anno:
Pirandello compone novelle lungo tutto l’arco della vita e le raccoglie in una raccolta, di cui progetta 24 volumi. Poi ne verranno pubblicati solo 15 -> 200 novelle.
Sono un continuo rinnovamento stilistico e tematico -> verismo, umorismo grottesco, surrealismo.
Struttura -> non segue alcun ordine (allegoria dell’assurdità della vita) Stile narrativo -> mutevole, a volte riflessioni a volte sviluppo vicenda.
Il rapporto di Pirandello con il teatro:
La nascita del teatro di Pirandello, in cui troviamo una carica sperimentale e innovativa che apre la strada a molto di quello che è venuto dopo in campo teatrale e letterario, ma

anche nel nostro modo di vedere il mondo.
I testi teatrali di Pirandello sono prima di tutto delle storie paradossali, che riflettono una vita claustrofobica per risolverla in gesti folli e anticonvenzionali, che ribaltano la realtà e deridono l’eccessiva serietà del mondo. Distrugge le convenzioni, elimina la barriera tra realtà e finzione, tra autore e personaggio, tra pubblico e attore.
Le prime opere teatrali:
- Maschere nude
- Sei personaggi in cerca d'autore
- Enrico IV
- L’uomo dal fiore in bocca
Concetti di Pirandello per capire il teatro:
- Metaletteratura: il metateatro è un teatro che parla del teatro e ne svela i
meccanismi.
- Maschera: ognuno indossa un numero indefinito di maschere, una per ogni
situazione e ambiente in cui si trova.
- Trappola: la società è una trappola, una serie di convenzioni che bisogna
seguire e che impediscono il libero fluire della vita; unica via di scampo è la follia. - Realtà/Finzione: le definizioni precedenti mostrano come Pirandello fosse ossessionato dal contrasto tra realtà e finzione; la società impone maschere e convenzioni, che sono delle finzioni, attraverso la letteratura e il teatro Pirandello
cerca di svelare tali finzioni. - Umorismo
Quattro fasi del teatro:
- Teatro regionale
- Teatro di argomento borghese -> rappresenta situazioni di vita di tutti i giorni
dimostrandone la paradossalità e la contraddizione, approfondendo i temi della
maschera e della trappola.
- Teatro nel teatro, o metateatro -> svela la finzione della rappresentazione
teatrale. Famosissima la trilogia del teatro nel teatro, che comprende Sei personaggi in cerca d’autore, Questa sera si recita a soggetto e Ciascuno a modo suo.
- Teatro dei miti -> tratta tematiche arcaiche e predilige l’elemento fantastico, come ne I giganti della montagna.
Sei personaggi in cerca d'autore:
Il massimo esempio di teatro nel teatro o metateatro (teatro che fa analisi sul teatro). Sei personaggi in cerca di autore è la storia di sei personaggi che, ripudiati dall’autore, prendono vita e irrompono in teatro per raccontare la propria storia. La compagnia di attori che era lì per le prove del proprio spettacolo si ritrova, insieme al pubblico, ad assistere alla storia tragicomica (umoristica in senso pirandelliano) raccontata e messa in scena dai personaggi. I sei personaggi sono dei tipi umani, delle categorie più che delle persone. Protagonisti della vicenda sono il Padre e la Figliastra e in misura minore il Figlio e la Madre, mentre il Giovinetto e la Bambina non parlano mai.

Siamo di fronte a personaggi presi in diversi stadi della loro creazione, o, come la Madre, fissati nel loro ruolo. Il Padre, caratterizzato da un forte senso di colpa, si rende conto della sua condizione di personaggio e ne soffre. Quest’opera è l’esempio tipico di teatro nel teatro di Pirandello, in cui la finzione scenica viene a rompersi e si indaga la condizione del personaggio. Allo stesso tempo Pirandello ci dice che il mondo stesso, quello in cui viviamo, è una finzione, di cui noi non siamo altro che personaggi, in molti casi rinnegati dal nostro autore. Nel discorso pirandelliano c’è tutta la drammaticità dell’uomo contemporaneo.
Autonomia dei personaggi -> nascono dalla fantasia dell’autore ma conquistano un’esistenza autonomia, lo scrittore non li controlla più né gli attori che dovevano rappresentarli.
I personaggi devono diventare “caratteri vivi, maschere definite dalla loro vita, dai loro tratti essenziali” -> dal personaggio dipende la vicenda
Enrico IV:
Il protagonista di quest’opera teatrale è Enrico IV che recita da vent’anni la parte del grande imperatore di Germania;questa recita,nei primi dodici anni avviene con inconsapevole innocenza,negli ultimi otto per dolorosa necessità. Il nome vero del protagonista non viene svelato da Pirandello; della vita passata del protagonista ci dice solo che egli impersonava,durante una cavalcata in costume risalente alla giovinezza,l’imperatore del Sacro Romano Impero. Tutto sembrava naturale ma,una caduta da cavallo,provocata dal suo rivale in amore Tito Belcredi,fa imprigionare il protagonista nel personaggio di Enrico IV per dodici anni.
Questa pazzia è agevolata dal nipote di Enrico IV,Carlo di Nolli,che ha soccorso la sua pazzia facendolo vivere in un castello,circondato da cortigiani che lo assecondavano. Ad ogni modo quando Enrico IV rinsavisce dopo dodici anni,si rende conto che è stato defraudato della sua giovinezza;la donna che amava e gli altri amici l’hanno vissuta,lui no,né può riviverla ora. Questa esistenza,che si è consolidata in una statica routine,è interrotta da i personaggi della sua giovinezza venuti a curiosare e a tentare di farlo rinsavire. Questo fatto,però,non può che avere effetti negativi sul protagonista che vede un’enorme differenza,quando ormai è rinsavito,tra i ricordi della giovinezza e la realtà presente:Matilde è ormai una donna in età avanzata e gli si presenta a Enrico IV con l’amante Belcredi,quel personaggio che fece impennare il suo cavallo provocando la caduta.
Alla fine il protagonista sceglierà la pazzia -> dopo aver preso coscienza di aver sprecato la sua giovinezza, decide di non rientrare nella realtà e di farsi credere ancora pazzo.
Storia non umoristica ma tragica -> la tragedia sta nella vita non vissuta.
Uno, nessuno e centomila:
Ultimo romanzo di Pirandello. Diviso in otto libri, il protagonista è Vitangelo Moscarda, signorotto di provincia, ventottenne, benestante. Storia retrospettiva.

Trama: La storia raccontata nel romanzo Uno, nessuno e centomila inizia con un evento fortuito e apparentemente insignificante. Vitangelo Moscarda, il protagonista, scopre dalla moglie di avere il naso storto, un dettaglio di sé stesso che egli non aveva mai notato. Questa piccola coincidenza innesca un vortice di ragionamenti che lo portano, attraverso vari esperimenti, alla consapevolezza di non essere per gli altri come egli è per sé stesso.
I ragionamenti continuano ad affollarsi nella sua testa fino ad un altro momento di rottura. Vitangelo pensa al padre, un padre distante e arcigno che, secondo lui, di professione faceva il banchiere. Ma all’improvviso ecco l’illuminazione: il padre non era un banchiere, ma un usuraio! Questo intensifica la sua frustrazione. Dunque per gli altri lui è il figlio dell’usuraio e, dal momento che ha ereditato la banca del padre, usuraio egli stesso, un ruolo nel quale non si era mai visto. Decide allora di iniziare a scompigliare le carte, distruggendo le immagini di lui che gli altri si erano fatti, gli altri “lui” che vivono negli occhi delle persone che lo conoscono.
Vitangelo comincia a compiere delle azioni che ai suoi occhi hanno un senso e uno scopo preciso, ma che agli occhi degli altri appaiono come segni di follia.
Ma interviene qui un nuovo personaggio, Anna Rosa, amica della moglie, che lo fa chiamare e lo avverte che tutti stanno cospirando contro di lui per farlo dichiarare insano di mente. Per fare ciò lo fanno parlare con il vescovo, ma Vitangelo lo riesce a sviare motivando le sue scelte con la bontà e la carità. Con Anna Rosa Vitangelo si apre, cerca di spiegargli i suoi pensieri, lei li capisce e, sconvolta e con un gesto inaspettato, cerca di ucciderlo con una pistola.
Dopo il tentato omicidio di Vitangelo, c’è il processo contro Anna Rosa. La versione che Vitangelo dà al giudice è che si sia trattato di un incidente, ma Anna Rosa ha già confessato. Nel finale, Vitangelo ci dice che ora vive in un ospizio e che ormai ha accettato la propria condizione attraverso l’accettazione del nulla, del fatto che la vita “non conclude”. Egli è ormai fuori dal mondo e lontano dalle persone.
Temi:
- Maschera -> Vitangelo Moscarda scopre di non conoscersi, di non essere una
persona, di indossare centomila maschere, una per ogni persona che conosce e
una anche per sé stesso. Vitangelo è uno, è tanti e allo stesso tempo è nessuno.
- Follia -> unica via di scampo dalla tragicità e la paradossalità della vita. La follia
deriva dalla consapevolezza, dal pensiero che lo porta a convincersi delle proprie teorie e a voler sfidare quel mondo dalle centomila apparenze nel quale si sente imprigionato.
Scopo di Vitangelo: trovare una vita autonoma rinunciando all’identità individuale scegliendo di confondersi con le cose.
EUGENIO MONTALE
Nasce a Genova il 1896. Ottiene il diploma di ragioniere, mentre nutre una grande passione per la musica e per il canto.

Partecipa alla Prima guerra mondiale.
Tra il 1922 e il 1923 frequenta Anna degli Uberti, che canterà nelle poesie con il nome Annetta-Arletta.
Nella rivista, da lui fondata, Il Baretti pubblica il saggio Stile e tradizione, dal quale si possono capire i fondamenti della sua poesia: rifiuto delle esperienze d’avanguardia.
Nel 1925 esce la prima raccolta di versi, Ossi di seppia.
Ai primi del 1927 si trasferisce a Firenze, per lavorare nella casa editrice Bemporad.
Nel 1939 pubblica la sua seconda raccolta poetica, Le occasioni. da questo anno vive con Drusilla Tanzi, che diventerà sua moglie nel ‘62, e verrà cantata in poesia con il nomignolo di Mosca.
Nel 1948 si trasferisce a Milano, dove inizia la sua attività di redattore presso il “Corriere della Sera”.
Nel 1967 Montale era stato nominato senatore a vita e nel 1975 aveva ricevuto il premio Nobel per la Letteratura pronunciando il discorso “è ancora possibile la poesia?” presso l’Accademia di Svezia.
Pochi mesi prima della morte (Milano, 12 settembre 1981) escono “i miei scritti sul Mondo (da Bonsanti a Pannunzio)” e “Altri versi e poesie disperse”.
La carriera poetica di Montale può dividersi in due fasi:
>la prima, che include le prime tre raccolte: Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro e si distingue per uno stile mediamente elevato, classicheggiante, per la presenza di alcuni temi ricorrenti, come il paesaggio, l’amore, l’evasione.
I testi di Ossi di seppia sono ambientati in gran parte in Liguria, tra le campagne e il mare (paesaggio).
In queste poesie, l’io che parla si sente fuori posto, che non riesce a entrare in sintonia con la vita e sognai il “miracolo” che lo salvi, che gli dia la chiave d’accesso a un’altra dimensione. Il poeta cerca, quindi, una via di fuga dalla non-vita. Ma non la trova e si chiude un rassegnato pessimismo.
Nelle Occasioni, il repertorio di temi si arricchisce e si complica. Continua ad essere centrale il tema del “miracolo”, dell’illuminazione.
L’occasione è, appunto, il fatto, l’esperienza inattesa che può rivelare una verità nascosta sotto la superficie delle cose.
Lo scenario non è più la campagna ligure ma la città, principalmente Firenze.
Le poesie cominciano a popolarsi di figure femminili, la più importante delle quali è la donna che verrà poi nominata Clizia (l’americana Irma Brandeis), una donna in carne ed ossa ma anche simbolo dei valori spirituali che la violenza della guerra (alle porte) rischia di distruggere.
Nella Bufera e altro (1956) la storia pubblica e la storia privata si intrecciano in maniera ancora più stretta. La raccolta contiene anche testi scritti prima della guerra, dai quali si capisce come, per sopravvivere a quegli anni di violenza, il poeta abbia contato sul rapporto con due figure femminili, diversamente “salvifiche”.
Questa raccolta è anche di poesie d’amore, alcune dedicate alla donna-angelo Clizia,

altre alla più carnale donna soprannominata Volpe.
La seconda fase della poesia montaliana comprende Satura e le raccolte degli anni Settanta ed è caratterizzata da uno stile più discorsivo e da una tematica più legata alla dimensione quotidiana e all’attualità politica, sociale, culturale dell’epoca.
Ci sono alcuni temi ricorrenti nonostante le profonde diversità tra le raccolte poetiche.
>La capacità di Montale di rappresentare in maniera memorabile la realtà concreta.
Negli Ossi di seppia, questa realtà è soprattutto il paesaggio ligure.
Nelle Occasioni e nella Bufera e altro la realtà è quella degli oggetti in mezzo ai quali scorre la vita quotidiana.
La poesia di Montale non ha mai quel carattere evanescente, sfocato, che si attribuisce alla poesia moderna, bensì è sempre una poesia precisa, che riempie gli occhi più che le orecchie.
Montale ha sempre specificato che è dalla realtà che deriva la sua ispirazione e non da astratte costruzioni simboliche.
Questa adesione al reale ha anche delle conseguenze sullo stile e soprattutto sul lessico: il vocabolario di Montale è, infatti, molto ampio e include sia le parole ereditate dalla tradizione letteraria, sia i termini gergali, dialettali, tecnici, man mano più adatti a definire gli oggetti su cui si ferma l’attenzione del poeta.
>L’amore per una donna lontana o scomparsa e il tentativo (tragico) di mettersi in comunicazione con lei. A volte la destinataria a cui il poeta si riferisce è una semplice figura grammaticale, a un’immagine priva di realtà, ma molte altre si riferisce a una specifica destinataria, a una donna reale.
Ciò che conta nella poesia di Montale è la propria esperienza sentimentale. Lo fa mantenendo un legame con l’oggettività, con le tracce materiali del passato vissuto.
Non c’è una parola, per Montale, che non possa essere considerata “poetica”.
Tutta questa oggettività ha delle conseguenze sul piano espressivo. Il poeta parla delle circostanze della sua vita, di piccoli fatti quotidiani, e ciò spesso rende difficile decifrare tutti i significati.
Ma la poesia di Montale, anche se ardua, vuol dire sempre qualcosa, ha sempre un significato letterale.
Per Montale la lirica ha un’importante funzione conoscitiva, perchè permette di cogliere aspetti della realtà che sfuggono all’attenzione dei più.
Tra i poeti del Novecento, Montale è quello che è riuscito ad assorbire meglio elementi tematici e formali della tradizione, usandoli per costruire un linguaggio politico nuovo. é cosiddetto classicismo paradossale→”classicismo” perchè non taglia i ponti con i grandi classici della poesia italiana, bensì ne recupera le parole e i temi. “Paradossale” perchè è un classicismo apparentemente contraddittorio, in quanto non si limita alla semplice imitazione dei precedenti illustri. Così, ad esempio, Montale dedica alcune tra le sue poesie più famose a una donna angelica, come lo erano le ispiratrici degli

stilnovisti. Allo stesso tempo, però, quella figura è direttamente calate nell’esperienza biografica dell’autore.
Montale è classicistico nella scelta di mantenere una sintassi elaborata, nell’adozione di vocaboli colti e nell’uso dell’endecasillabo come verso prevalente.
Dall’altro lato stempera il suo classicismo allargando il vocabolario della lirica fino a includere parole che provengono, ad esempio, dal lessico dell’uso quotidiano, o giocando con rime, assonanze e consonanze.
OSSI DI SEPPIA
Il primo libro di Montale venne pubblicato nel 1925 a Torino, e ne uscì una seconda versione del 1928. Il libro è diviso in quattro parti:
1- Movimenti
2- Ossi di seppia
3- Mediterraneo
4- Meriggi e ombre
L’osso di seppia è la conchiglia interna del mollusco; sulle coste, soprattutto dopo una mareggiata, è facile vederne alcuni depositati tra la sabbia. Si tratta di relitti, di scarti del mare.
L’osso di seppia è, si, un detrito marino, ma è anche un oggetto che può apparire perfino prezioso, quando i raggi del sole si riflettono sulla superficie chiara e levigata della conchiglia.
Il titolo montaliano contiene perciò una complessa dichiarazione di poetica: nel mondo moderno, alla poesia non viene più attribuito il valore assoluto e il prestigio conosciuto in passato; essa sopravvive, perciò come relitto, ma può avere ancora un significato per l’individuo che sa liberarsi dal grigiore dell’esistenza.
Essi alludono principalmente ad una condizione vitale impoverita, arida, una condizione che deve ripiegare alle realtà marginali, i detriti che la vita lascia.
Ciò è sottolineato anche dalla scelta stilistica -> una dizione spoglia e secca priva di ornamenti.
L’aridità sarà un tema molto frequente, soprattutto nel paesaggio ligure, innalzato a dimensione Metafisica -> arido, disseccato dall’aria salmastra.
Il muro -> altra figura frequente, impossibile da valicare, quindi non si può raggiungere una verità certa né una pienezza vitale. Questa condizione di prigionia porta l’anima a frantumarsi e a diventare inconsistente, l’uomo perde così la sua identità individuale. L’uomo perciò si sente in disarmonia con il mondo.
L’aridità esterna diventa anche inaridimento interiore.
In alternativa bisogna adottare un atteggiamento di stoico distacco (accettazione del male di vivere) -> Leopardi.
Varco -> il poeta cerca un varco che consente di uscire dalla prigionia esistenziale; un miracolo. Il varco non si apre ma si può nutrire la speranza che qualcuno riesca dove lui fallisce, si impone una speranza, anche se il miracolo si risolve in un’esperienza

negativa, perchè si percepisce il nulla che si cela dietro l’apparenza ingannevole delle cose.
La poesia secondo Montale: non è in grado di cogliere l’assoluto, di proporre messaggi positivi o certezze e si limita ad esprimere l’arida condizione esistenziale dell’uomo.
Quella degli Ossi è una Poetica degli oggetti: essi vengono citati come concetti astratti o della condizione interiore del soggetto. E’ incentrata su elementi della realtà quotidiana e concreta, il lessico è asciutto con intrusioni di termini aulici in funzione ironica e di straniamento dalla poesia lirica (antilirica).
Ciò perchè la via del sublime è preclusa, perciò si ripiega su realtà umili.
Usa verso libero e endecasillabo, non rompe in modo radicale la tradizione; ma adotta soluzioni fuori dalla tradizione.
Le Occasioni:
Esce nel 1939, Torino.
Poetica degli oggetti alle estreme conseguenze -> resta solo l’oggetto, carico di significati difficili da decifrare.
Caratteristiche:
- Netto innalzamento stilistico -> registro elevato e monolinguistico
- Creazione di un’immagine sublimata della donna-angelo (Clizia) -> capace
di indicare una via di salvezza dall’inferno quotidiano
- Da un lato la condizione esistenziale imprigionata nel fluire sempre eguale
del tempo dall’altro l’attesa della donna angelo, che con il suo sguardo possono aiutare gli uomini a riconoscere gli orrori della guerra , perchè l’intelligenza e la cultura non bastano
La bufera e altro:
Pubblicato nel 1956, Venezia. Influenzato dalla tragedia della guerra, dalla delusione del trionfo della società massificata e dalla paura di una catastrofe atomica.
Torna la donna-angelo (Clizia) -> valori cristiani, come la possibilità di salvezza per tutti. Speranza impossibile (guerra), perciò la donna sfugge nell’ultracielo.
Svolta fondamentale nella tematica montaliana:
- Recupero infanzia ligure -> deposito di saggezza
- Rivalutazione della vitalità istintuale -> legame con l’esistenza biologica
- Nuova figura femminile (Volpe) -> contrapposta alla donna-angelo
Conclusioni Provvisorie:
pessimismo dinanzi al presente. Due poesie di ispirazione politica e civile (Piccolo testamento e Il sogno del prigioniero)
1 - estraniamento dalle due chiese -> democristiana e comunista, rivendica una fede mai rinnegata
2 - prende ispirazione dai regimi totalitari -> allude ad una condizione di prigionia esistenziale e metafisica, si evade solo attraverso il sogno.

“L’Allegria” di Ungaretti:
- Visione della vita: la realtà e l’esistenza umana sono prevalse dal male e dalla fragilità, ciò può essere mitigato dalla solidarietà
- Rapporto con la tradizione letteraria: atteggiamento di rifiuto verso la tradizione, tipico delle avanguardie poetiche del primo novecento
- Concezione della poesia: è di ispirazione irrazionale, permette di svelare il senso nascosto delle cose
- Temi: riflessione autobiografica che diventa paradigma della condizione umana
- Stile: Poetica della parola -> incentrato sulla singola parola e ricco di analogie,
lessico monolinguistico, temi astratti.
- Metrica: distruzione del verso tradizionale, uso di versi liberi (brevi). Danno l’idea
di essere parole isolate le une dalle altre.
- Analogia: L’analogia è una suggestione, un’ evocazione.
“Ossi di seppia” di Montale:
- Visione della vita: radicale pessimismo -> l’uomo è imprigionato in una condizione senza senso, travagliato dall’inquietudine
- Rapporto con la tradizione letteraria: interpretati motivi della tradizione
- Concezione della poesia: la poesia non coglie l’assoluto, non porta messaggi

positivi e si limita ad esprimere l’arida condizione dell’uomo
- Temi: condizione umana
- Stile: Poetica degli oggetti -> incentrata su elementi della realtà quotidiana
- Metrica: versi ampi, forma tradizionale adottate con soluzioni insolite
- Correlativo Oggettivo: Correlativo oggettivo è la “Rappresentazione
emblematica di una condizione esistenziale”. Correlativo oggettivo dove lo trovo? Il rivo strozzato accartocciarsi della foglia, emblemi del male di vivere e condizione esistenziale del groviglio di emozioni e passioni che pulsano e che sono disordinate che vivono nel male del poeta. Muro della prigione crea un senso di claustrofobia con impossibilita di evadere. Viene rappresentato in maniera significativa.
Estratto del documento

Volevano modernizzare la letteratura, abolendo la poesia classica, razionale, descrittiva

e sentimentale. Difatti vedendo l’arte come una merce, i futuristi, escludono la

dimensione privata, sviluppando quella oggettiva e anti-individuale.

Il futurismo possiede i germi della violenza, come si nota dal motto di marinetti “si, gli

artisti al potere!”, esaltando così la violenza, l’aggressività e la temerarietà: volevano

infatti manipolare la libertà individuale e indurre al consenso (politica antidemocratica).

difendevano per questo la guerra e venivano considerati interventisti.

Rivista: “Poesia” -> fondata da Marinetti.

UNGARETTI:

Nasce ad Alessandria d’Egitto, l’8 febbraio 1888, da genitori emigrati dalla lucchesia.

Interessato alle nuove correnti letterarie francesi e ricerche europee in ambito scientifico

e filosofico. la sue indole lo accosterà all’anarchismo e alla propaganda atea. Incontrerà

Enrico Pea in questo contesto, presso la Baracca rossa, luogo d’incontro dei sovversivi.

Voleva segnalarsi come: cercatore della verità attraverso l’estremo suo velo che è la

poesia.

Ispirazione: Leopardi, Baudelaire e Nietzsche (che lo avvicinerà all’anarchismo).

Si trasferisce a Parigi -> credeva che la violenza fosse l’unica soluzione per eliminare la

crisi dei giovani. In trincea (come un ergastolo) cambierà idea -> le guerre non

portano a nulla. Fu un’esperienza traumatica che lo portò in un vortice di morte, gli si

presentò davanti l’orrore dell’eterno, il nulla come totale annientamento.

da qui incominciò una reazione vitale contro la cultura della morte.

Romanticismo: uomo schiacciato dal potere della natura

Epoca attuale ad Ungaretti: uomo disorientato dal progresso, senza più una sicura

radice religiosa.

Prima la poesia era un inno a Dio ora l’uomo ha perso la fede e perciò è confuso e

disperato.

Il tempo, adesso, è considerato “prigione della materia” che imprigiona gli eventi casuali

del mondo.

Espellendo dalla vita il mistero e togliendo il vero in cui quindi tutto diventa lecito, la

ragione si assolutizza in sistemi e ideologie, l’uomo stesso diventa Dio, un ridicolo

Superuomo.

Ungaretti sentirà l’urgenza di riscoprire il mistero -> non un qualcosa di mitologico o

artificioso, ma il punto inevitabile che si colloca prima della nascita e dopo la morte.

Non considera la psicoanalisi come una nuova religione che può mettere in chiaro gli

aspetti dell’anima, ma riconosce il fatto che ampli la conoscenza umana sui processi

inconsci.

Conversione alla religione cattolica -> l’apertura al divino non significa non significa il

rifiuto alla ragione, come invece pensavano molti altri autori, ma indica proprio la

realizzazione di una scelta ragionevole.

Cambia così la concezione del tempo: relativo e transitorio -> tutto si rinnova

perennemente e tutto rimane legato al passato.

- Prima il tempo veniva divinizzato per sfuggire all’angoscia della morte, con il

cristianesimo il tempo è creato da Dio.

- Dopo lo scorrere del tempo segna l’origine dell’angoscia dell’uomo

contemporaneo. la violenza rischia di schiacciare l’uomo, per resistere a questo

male bisogna restituire un valore sacro alla vita e alla morte.

Rapporto scienza -> Riflette sulle conseguenze sociali, culturali ed artistiche collegate

alla rivoluzione scientifica. Dapprima mostrandone solo i benefici e successivamente

elencandone anche i pericoli.

La meraviglia -> nasce dallo sgomento per le imprese della scienza, realizzate secondo

un ordine oggettivo presente nella natura. Ciò sottolinea la creatività dell’uomo, che

opera come Dio sulla natura, il poeta diventa tecnico della parola.

Lo sgomento -> per i rischi di un processo scientifico incontrollato. pericoli che sono:

incomunicabilità tra le persone, assenza di personalità e squilibrio morale.

Non si può dire quale tra scienza e poesia si accosti maggiormente alla verità profonda

delle cose.

Sofferenza -> Il male si incontra nell’ordine delle cose, nella sostanza della vita che

porta a rinnegare Dio, che ha generato o permesso tale condizione. Ciò suscita il senso

del vuoto, l’angoscia e la disperazione.

Secondo il poeta ogni creatura è destinata a soffrire -> che non è altro che una

prefigurazione della morte. Questo pensiero si accosta alla concezione leopardiana,

esistenza come male di vivere. Da ciò nasce il bisogno di redenzione prima umana e poi

umana e religiosa (dopo la conversione). Ecco perchè passerà da una poetica colma di

dolore ad una in armonia con la natura.

La sofferenza ha funzione liberatrice, porta ad una comprensione più profonda di se

stessi, della vita, alla partecipazione fraterna di fatti “la poesia è scoperta della

condizione umana nella sua essenza”.

Inclinazione innovativa e sperimentalistica, sul piano formale e tematico.

Educazione cosmopolitica: Alessandria d’Egitto e Parigi.

modelli principali: Leopardi, Baudelaire, simbolismo francese.

Epoche diverse e movimenti (avanguardie) contribuirono al rinnovamento del linguaggio

poetico.

Leopardi e Baudelaire -> trasse il vocabolo poetico vago e indeterminato, la tensione

tra finito e infinito.

Mallarmè (simbolista) -> prese l’analogia (essenzialità) e la consapevolezza dei mezzi

espressivi.

Bergson -> idea del tempo.

Alla prima fase della sua poetica appartiene L’Allegria, nel quale confluiscono il Porto

Sepolto e Allegria di Naufragi. Qui sperimentò molto:

- dissolse il linguaggio tradizionale

- Scoprì l’essenzialità della singola parola -> pienezza del suo significato,

messa in risalto da spazi bianchi della pagina che creano delle pause

- assenza di punteggiatura

- disgregazione del verso

- creazione di versicoli -> ovvero versi che possono coincidere con una sola

parola brevissima

- uso analogia -> accostare immagini appartenenti ad ambiti dissimili e lontani,

che conferisce un carattere irrazionale

Alla seconda fase appartiene Sentimento del Tempo, in cui Ungaretti riscopre la

grandezza, il valore tradizionale della poetica italiana e alla funzione del verso regolare.

Si distingue per i seguenti motivi:

- riscoperta della tradizione (es: endecasillabo, settenario)

- ispirazione religiosa -> in seguito alla conversione

- raffinatezza barocca

LE OPERE

L’Allegria

L’Allegria costituisce la prima raccolta poetica di Ungaretti a carattere riassuntivo (liriche

già pubblicate, poi sottoposte a verifica).

Comprende 74 poesie, suddivise in 5 sezioni:

-Ultime

-Il Porto Sepolto

-Naufragi

-Girovago

-Prime

Il Porto Sepolto e Allegria di Naufragi

Ungaretti aveva cominciato a comporre le liriche del Porto Sepolto in trincea, sul Carso.

Minacciato dalla morte sempre imminente, aveva preso coscienza della precarietà della

condizione umana e dello spirito di fraternità tra uomini nella sofferenza.

Aveva provato l’esaltazione dello slancio vitale, dell’appetito di vivere.

Riguardo al titolo: Ungaretti scrive che due giovani ingegneri francesi (fratelli Thuile) gli

avevano parlato di un porto sommerso, precedente all’epoca tolemaica, provando che

Alessandria era un porto già prima d’Alessandro, che già prima d’Alessandro era una

città. Ma non ne rimane altro segno che quel porto sommerso.

Il Porto Sepolto allude a “ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile” e che la poesia

tenta di esplorare.

Il primo titolo era “Allegria di Naufragi”, un ossimoro che intende evidenziare

l’ineliminabile ambivalenza e contraddittorietà dell’esistenza, dove l’allegria è “l’esultanza

di un attimo” di fronte alla presenza incombente del “naufragio”, della morte.

L’innovazione formale e le tematiche

Concezione della poesia come “scoperta della condizione umana nella sua essenza”, tra

finitezza esistenziale e aspirazione all’assoluto.

La riscoperta della parola nel suo valore puro spinge Ungaretti a frantumare il

discorso poetico tradizionale, a disgregare le strutture metriche e sintattiche e a

creare il “versicolo”, verso brevissimo.

Un ottimo esempio di questa ricerca dell’essenzialità è la poesia “Soldato”

Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante (fratelli, pronunciata dai soldati)

nella notte

Foglia appena nata (vola nell’aria, leggera come una foglia appena nata)

Nell’aria spasimante (vibra per le parole - fa riferimento alla dimensione amorosa, all’attaccamento vitale che fa riconoscere gli

uomini come fratelli)

involontaria rivolta (il solo pronunciare la parola “fratelli” è una rivolta inconsapevole nei confronti della disumanizzazione che

l’uomo patisce durante la guerra di trincea)

dell’uomo presente alla sua

fragilità

Fratelli

Il tema della morte fa da sfondo (è contro di lei che si muove l’involontaria rivolta dei

soldati), ma il tema della poesia è il reciproco riconoscimento tra esseri umani.

La Parola viene umanizzata (aggettivo tremante) e viene accostata a una foglia appena

nata, che ricorda il VIII canto del Purgatorio (Verdi come fogliette pur mo nate).

All’aria fa riferimento l’aggettivo spasimante, che competerebbe, piuttosto, a un essere

umano, come se il mondo naturale partecipasse, con i suoi spasmi, al dramma degli

uomini.

Vi è una particolare insistenza sulla parola tematica fratelli e sui suoni ad essa legati,

che rende la poesia più armoniosa ma anche più patetica.

Metro: versi liberi.

Veglia Un’intera nottata (notte trascorsa a vegliare sul cadavere di un compagno)

buttata vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata (rictus: contrazione dei muscoli facciali dovuta alla morte, che scopre

i denti)

volta al plenilunio (luna piena)

con la congestione (le mani sono gonfie perchè il sangue ha smesso di

circolare)

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d’amore (la scrittura è un gesto di vita che e amore che si oppone

alla morte)

Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita

L’utilizzo ricorrente del participio passato contribuisce a fissare nella mente la scena,

rendendola allo stesso tempo viva e presente. Secondo Ungaretti, il participio passato,

al contrario di un semplice attributo, avrebbe la natura “dinamica” del verbo, la capacità

di rappresentare una cosa e il suo divenire.

La scansione della poesia in due parti segna anche un minimo scarto temporale: quello

della prima strofa è il tempo del racconto, mentre quello dell’ultima terzina è il tempo

della riflessione. Il poeta ha vissuto una notte tragica che, però, non gli ha ispirato odio o

paura, ma lettere piene d’amore. E alla fine, passata la notte, si rende conto di non

essere mai stato così attaccato alla vita.

Mentre i participi si riferiscono alla notte trascorsa, “non sono mai stato” si riferisce

all’intera esistenza del poeta.

I fiumi

In un momento di sospensione della battaglia, il poeta si bagna nel fiume Isonzo

(confine tra Italia e Slovenia). L’abbandono del corpo nell’acqua facilita la

contemplazione e quasi l’emergere di una coscienza profonda, di sè e della vita

trascorsa fino a quel momento. Così, nell’Isonzo Ungaretti può rivedere i fiumi che

attraverso le terre nelle quali ha vissuto o dalle quali ha avuto origine la sua famiglia:

Nilo, Senna, Serchio.

1. Mi tengo a quest’albero mutilato

2. Abbandonato in questa dolina

3. Che ha il languore

4. Di un circo

5. Prima o dopo lo spettacolo

6. E guardo

7. Il passaggio quieto

8. Delle nuvole sulla luna

9. Stamani mi sono disteso

10. In un’urna d’acqua

11. E come una reliquia

12. Ho riposato

13. L’Isonzo scorrendo

14. Mi levigava

15. Come un suo sasso

16. Ho tirato su

17. Le mie quattro ossa

18. E me ne sono andato

19. Come un acrobata

20. Sull’acqua

21. Mi sono accoccolato

22. Vicino ai miei panni

23. Sudici di guerra

24. E come un beduino

25. Mi sono chinato a ricevere

26. Il sole

27. Questo è l’Isonzo

28. E qui meglio

29. Mi sono riconosciuto

30. Una docile fibra

31. Dell’universo

32. Il mio supplizio

33. È quando

34. Non mi credo

35. In armonia

36. Ma quelle occulte

37. Mani

38. Che m’intridono

39. Mi regalano

40. La rara

41. Felicità

42. Ho ripassato

43. Le epoche

44. Della mia vita

45. Questi sono

46. I miei fiumi

47. Questo è il Serchio

48. Al quale hanno attinto

49. Duemil’anni forse

Dettagli
Publisher
23 pagine
21 download