Concetti Chiave
- Critiche a Machiavelli si sono concentrate sul rapporto tra morale e politica, con attenzione recente anche allo stile e al linguaggio.
- Il suo "Il Principe" fu controverso per il suo naturalismo irreligioso, attirando l'ira della Chiesa e ispirando movimenti antimachiavellici.
- Nel XVIII secolo, l'Illuminismo criticò Machiavelli, anche se emerse un'interpretazione anti-tirannica del suo lavoro.
- Nel XIX secolo, pensatori come Hegel e Nietzsche videro Machiavelli come un precursore della grandezza statale e del superuomo, rispettivamente.
- Nel XX secolo, Croce e Chabod riconobbero a Machiavelli il merito di aver distinto tra politica e morale, valorizzando l'autonomia della politica.
Indice
- Critica e Scandalo del Machiavelli
- Antimachiavellismo e Difesa del Pensiero
- Interpretazioni Illuministe e Libertarie
- Machiavelli nel Risorgimento e Oltre
- Machiavelli e la Filosofia Tedesca
- De Sanctis e l'Obiettività Storica
- Positivismo e Autonomia della Politica
- Croce e Chabod: Autonomia della Politica
Critica e Scandalo del Machiavelli
La critica sul Machiavelli si è sempre occupata dei rapporti fra morale e agire politico. Soltanto recentemente, essa si è occupata dello stile e del linguaggio dell’autore.
Già fra i contemporanei, le teorie politiche di Machiavelli fecero scandalo.
La conoscenza de “Il Principe”, pubblicato nel 1532, si diffuse proprio negli anni in cui, a seguito della Controriforma, si faceva avanti l’esigenza della restaurazione dei valori religiosi e morali in tutte le attività umane. Poiché “Il Principe” si ispira al naturalismo irreligioso tipico di alcuni ambienti umanistico-rinascimentali, si attirò le ire dei sostenitori della Chiesa che infatti, nel 1539, mise all’indice il trattato, accusandolo di immoralità e di ispirazione satanica. Ciò che irritava i cattolici era l’esaltazione della virtù umana in contrapposizione alla morale cristiana, il concetto della religione considerata come “instrumentum regni”, l’accusa rivolta alla Chiesa di Roma di essere stata la causa di tante calamità politiche e non.Antimachiavellismo e Difesa del Pensiero
Nasce allora l’antimachiavellismo di cui il massimo rappresentante è Giovanni Botero, autore di La Ragion di Stato, opera pubblicata nel 1589, con cui, in pratica non si fa altro che dare una giustificazione religiosa ai fondamentali assiomi enunciati da Machiavelli. Nell’opera di Botero, in pratica, le tesi politiche de “Il Principe” vengono assorbite e dissimulate in un pensiero di stampo moralistico-professionale e soprattutto di stampo gesuitico.
Tuttavia, non mancarono voci a difesa del pensiero di Machiavelli. Questi critici sostengono la tesi dell’”obliquità” de “Il Principe” secondo la quale Machiavelli, nell’insegnare ai principi l’arte del governare, in realtà si pone lo scopo di svelare i procedimenti infami delle loro scelte politiche. La fortuna dello scrittore continua anche nel XVII secolo, anche se quasi di contrabbando, poiché le sue opere saranno ristampate solo nel XVIII secolo. Si potrebbe pensare che il secolo dell’Illuminismo, fondato sul razionalismo e sull’irreligiosità, trovasse un alleato nel pensiero di Machiavelli; in realtà fra il Principe ed il sovrano illuminato del XVIII secolo non esistono punti in comune . La visione prammatica dello Stato tipica del Rinascimento, urta contro le teorie contrattualistiche del giusnaturalismo ed i pensatori illuministi sia francesi (es. Voltaire) che italiani (es. Bettinelli) concordano nel polemizzare contro Machiavelli, ricorrendo ad argomentazioni moralistiche.
Interpretazioni Illuministe e Libertarie
Tuttavia, nel corso del secolo si fece avanti un’interpretazione de “Il Principe” in chiave anti tirannica e libertaria fino a vedere in Machiavelli un antesignano di uno spirito rivendicatore dei diritti della libertà di fronte ad ogni sorta di tirannia religiosa o politica, ricollegandosi, così, alla tesi dell”obliquità”. Addirittura, si arriva a sostenere che Parini, nello scrivere Il Giorno avrebbe avuto lo stesso intento di Machiavelli. Alfieri vide in Machiavelli un maestro di libertà, mentre Foscolo sosteneva che il regime monarchico del principe sarebbe stato il momento necessario per il passaggio ad un successivo libero stato repubblicano. In pratica, le infamie commesse dal tiranno sarebbero necessarie per mantenere vivo l’amore per la libertà. E questo è il concetto che Foscolo esprime ne I Sepolcri, dove parla di Machiavelli “…quel grande che temprando lo scettro ai regnatori …. ”.
Machiavelli nel Risorgimento e Oltre
Durante il Risorgimento, i patrioti esaltarono in Machiavelli uno dei profeti dell’unità della patria. I sostenitori del Neoguelfismo accusarono Machiavelli di aver disconosciuto i meriti della Chiesa di Roma nella storia d’Italia anche se Vicenzo Gioberti riconosce nello scrittore fiorentino il Galileo della politica, dato che, per primo, egli ha attribuito un valore autonomo alla scienza politica. Lo stesso concetto viene espresso anche dal Manzoni, pur ripudiando ogni morale machiavellica di stampo utilitaristico.
Machiavelli e la Filosofia Tedesca
Nella Germania del XIX secolo, Hegel giustifica gli atti infami compiuti dal principe perché portate a termine non per fini privati, ma per la grandezza dello Stato. Inoltre, secondo Nietzsche, Machiavelli ed il suo eroe Cesare Borgia appaiono un esemplare di “superuomini”, liberi come sono nel loro operare dai vincoli della moralità comune e tendenti a realizzazioni che superano gli ambiti ristretti della volgare umanità.
De Sanctis e l'Obiettività Storica
Nella sua Storia della letteratura italiana, scritta dal 1870 al 1871, Francesco De Sanctis introduce il principio d’ obiettività di indagine. Machiavelli non deve essere giudicato in funzione di astratte norme moralistiche estranee alla sua opera. Per De Sanctis, l’opera di Machiavelli ha una piena validità nell’ambito della concezione naturalistica della vita che caratterizzo la vita del Rinascimento e permeò tutta la riflessione politica e morale dello scrittore fiorentino. In altre parole, si può affermare che De Sanctis interpreta l’opera di Machiavelli alla luce dei tempi in cui quest’ultimo visse ed operò. Questo non significa che egli ne voglia giustificare l’amoralità, ma piuttosto interpretare storicamente le sue teorie.
Positivismo e Autonomia della Politica
Il pensiero positivista vide Machiavelli come il precursore della mentalità “positiva” che si proponeva di analizzare i dati della realtà senza preoccupazioni morali o spirituali. Fra questi studiosi bisogna citare Pasquale Villari: egli sottolinea che la scienza della politica, di cui è stato fondatore Machiavelli, ha le proprie leggi che non devono essere sottoposte ad alcun giudizio morale, come succede alle regole che sottostanno ai fenomeni della natura.
Croce e Chabod: Autonomia della Politica
All’inizio del XX secolo, Benedetto Croce riconosce a Machiavelli il merito di aver riscoperto l’autonomia della politica rispetto alla morale, cioè di aver operato la distinzione fra attività pratica e attività dello spirito, fra momento etico e momento politico. Lo stesso concetto sarà ripreso anche da Federico Chabod che conferma come Machiavelli abbia avuto il merito di aver teorizzato la necessità della politica come esigenza universale dello spirito umano.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la reazione della Chiesa cattolica alle teorie politiche di Machiavelli?
- Come si è sviluppato l'antimachiavellismo e chi ne è stato un rappresentante significativo?
- In che modo l'Illuminismo ha interpretato il pensiero di Machiavelli?
- Qual è stato il contributo di Machiavelli secondo la filosofia tedesca del XIX secolo?
- Come hanno interpretato il pensiero di Machiavelli Croce e Chabod?
La Chiesa cattolica ha reagito con scandalo alle teorie di Machiavelli, mettendo "Il Principe" all'indice nel 1539, accusandolo di immoralità e ispirazione satanica, poiché esaltava la virtù umana in contrapposizione alla morale cristiana.
L'antimachiavellismo si è sviluppato come una reazione alle teorie di Machiavelli, con Giovanni Botero come rappresentante significativo, che ha cercato di giustificare religiosamente gli assiomi di Machiavelli nel suo lavoro "La Ragion di Stato".
Durante l'Illuminismo, il pensiero di Machiavelli è stato interpretato in chiave anti tirannica e libertaria, vedendolo come un precursore dei diritti di libertà contro la tirannia religiosa o politica, nonostante le critiche moralistiche di alcuni pensatori illuministi.
Nella filosofia tedesca del XIX secolo, Hegel ha giustificato gli atti del principe per la grandezza dello Stato, mentre Nietzsche ha visto in Machiavelli e Cesare Borgia esempi di "superuomini" liberi dai vincoli della moralità comune.
Croce e Chabod hanno riconosciuto a Machiavelli il merito di aver riscoperto l'autonomia della politica rispetto alla morale, distinguendo tra attività pratica e attività dello spirito, e confermando la politica come esigenza universale dello spirito umano.