Concetti Chiave
- Luigi Pirandello nacque in Sicilia nel 1867, subì l'influenza della cultura tedesca durante il suo soggiorno a Bonn, e successivamente si dedicò alla scrittura per far fronte a problemi economici.
- La follia è un tema ricorrente nelle opere di Pirandello, influenzato dalla malattia mentale della moglie, che riflette la complessità e l'instabilità della condizione umana.
- La famiglia, per Pirandello, rappresenta una trappola più che una fonte di serenità, evidenziando la monotonia e l'alienazione della vita piccolo-borghese.
- Pirandello percepisce la realtà come un flusso continuo di trasformazioni, che viene cristallizzato dalle forme e dalle maschere imposte dagli altri, portando alla crisi d'identità.
- La visione pirandelliana dell'individuo come "FORESTIERE DELLA VITA" suggerisce una fuga dall'artificialità sociale e un'osservazione esterna della normalità, enfatizzando il relativismo conoscitivo.
Indice
La formazione e le influenze culturali di Pirandello
Luigi Pirandello nasce ad Agrigento, in Sicilia, nel 1867 da una famiglia borghese. Studia lettere all'università di Roma ma qui entra in contrasto con un professore, tanto che decide di trasferirsi a Bonn. Qui si avvicina alla cultura tedesca e riceve gli influssi tedeschi, in particolare per quanto riguarda l'umorismo (vi è un saggio intitolato “umorismo”). Non resta per sempre a Bonn, infatti da insegnante è nuovamente a Roma.
Le difficoltà economiche e familiari
La famiglia borghese di Pirandello vive con i proventi dell'insegnamento, ma questi proventi a un certo punto non sono più sufficienti poiché inizialmente si aggiungono sì alle rendite che ha Pirandello, ma successivamente anche le rendite cessano con l'allagamento della miniera di Zolfo in cui il padre ha investito tutto il suo patrimonio. Pirandello sente dunque la necessità di svolgere altre attività, quindi inizia ad impegnarsi nella stesura di novelle e opere di narrativa, ma anche testi indirizzati alla produzione cinematografica, mentre l'attività teatrale arriva in un secondo momento. Nel 1922 abbandona la cattedra dell'università e in questo periodo aderisce al partito fascista. L'appoggio sembra una garanzia d'ordine, da Pirandello viene inoltre apprezzata la fiducia nell’energia vitale.
I problemi economici si aggravano anche con la malattia della moglie, Antonietta Portulano, che diventa folle (la follia è un tema ricorrente nelle composizioni di Pirandello).
Un altro tema importante è la famiglia che è sede di problemi nella vita di Pirandello, ed è vista come trappola e non come fonte di serenità e tranquillità.
Un'altra caratteristica della vita di Pirandello è la condizione del piccolo borghese, che nella sua monotonia, è vista come meccanismo che estrania e come prigione.
L'ideologia e la visione della realtà
Per quanto riguarda la sua ideologia, troviamo degli influssi di filosofi come Bergson. Pirandello pensa che la realtà sia un flusso continuo, ossia un insieme infinito di trasformazioni, per questo la realtà è vita, caratterizzata da trasformazioni incessanti. Quando queste trasformazioni cessano, si ha la cristallizzazione (poiché si imprigiona in una forma), la vita dunque finisce e vi è la morte. La forma è il modo soggettivo in cui gli altri ci vedono. Gli altri impongono una forma anche alla realtà, quindi se la realtà è vita e continuo flusso e trasformazione da una parte, dall’altra gli uomini tendono alla cristallizzazione, cioè a imprigionare tutto nelle forme, quindi nelle maschere che sovrappongono alla realtà.
La maschera e la crisi d'identità
Per Pirandello la maschera è quella forma, quella prigione, che viene attribuita dagli altri al singolo individuo e che imprigiona e fissa in qualcosa che è assolutamente diverso dalla realtà, in quanto quest’ultima è flusso e movimento continuo. Tutto questo causa la disgregazione dell'io, ovvero la crisi d’identità, poiché non si ha mai una vera e propria certezza e non si potrà mai conoscere la vera essenza dell'individuo, poiché il singolo è tante persone quante sono le visioni che gli altri hanno di lui (influenza delle teorie dello psicologo francese Alfred Binet). È come se ognuno recitasse una parte che gli viene affidata dalla società, l'individuo quindi non si sente libero ma un prigioniero (visione negativa dell'esistenza). Pirandello ha anche una visione negativa della macchina, poiché queste hanno ridotto l'individuo ad una rotella insignificante della società (la società è condannata, perché è frutto dell'artificio e dell'intervento dell'uomo). A questo c'è una soluzione, l'unica via di salvezza è la fuga nell'irrazionale, l'evasione dalla normalità.
Il rifiuto della vita sociale e il relativismo
Il rifiuto della vita sociale dà luogo alla figura del "FORESTIERE DELLA VITA", ovvero colui che rifiuta quella parte imposta dagli altri e osserva dall’esterno gli uomini imprigionati dalla "trappola" con un atteggiamento "umoristico" di irrisione e pietà. Quindi soltanto da lontano, dall'esterno si può considerare e riflettere sulla normalità. Per Pirandello, la conoscenza oggettiva non è possibile, poiché il reale è multiforme, per cui c'è il relativismo conoscitivo: ognuno ha una visione individuale della realtà, della propria verità, e ciò porta a una impossibile comunicazione fra gli uomini.
Domande da interrogazione
- Quali sono le influenze culturali che hanno segnato la formazione di Pirandello?
- Quali difficoltà economiche e familiari ha affrontato Pirandello?
- Come vede Pirandello la realtà e l'identità individuale?
- Qual è la visione di Pirandello sulla società e la tecnologia?
- Cosa rappresenta il "FORESTIERE DELLA VITA" secondo Pirandello?
Pirandello è stato influenzato dalla cultura tedesca, in particolare dall'umorismo, durante il suo soggiorno a Bonn, dopo aver lasciato l'università di Roma.
Pirandello ha affrontato difficoltà economiche a causa dell'allagamento della miniera di zolfo del padre e la malattia mentale della moglie, che hanno influenzato la sua produzione letteraria.
Pirandello vede la realtà come un flusso continuo di trasformazioni e l'identità individuale come una crisi causata dalle "maschere" imposte dagli altri, che imprigionano l'individuo.
Pirandello ha una visione negativa della società e della tecnologia, vedendo l'individuo come una rotella insignificante e la società come un artificio che imprigiona l'uomo.
Il "FORESTIERE DELLA VITA" rappresenta colui che rifiuta le imposizioni sociali e osserva la vita dall'esterno con un atteggiamento umoristico, evidenziando il relativismo conoscitivo.