Concetti Chiave
- I primi documenti in volgare italiano risalgono al IX e X secolo, segnalando la transizione dal latino.
- L'indovinello veronese, scritto da un amanuense, usa termini latini in trasformazione, risalente al VIII o IX secolo.
- Il Placito capuano del 960 è un documento legale che mostra l'uso del volgare per risolvere una disputa terriera.
- L'iscrizione della catacomba di Commodilla del IX secolo è un esempio di espressione religiosa in volgare.
- Il ritmo bellunese del 1193 è un esempio di poesia storica in volgare, con evidenti cambiamenti linguistici come la caduta delle vocali atone finali.
Indice
Evoluzione dal latino al volgare
I primi documenti che testimoniano il passaggio dal latino al volgare risalgono al IX e al X secolo. Essi sono
1. L’indovinello veronese
2. Il placito capuano
3. L’iscrizione della catacomba di Domitilla
4. La postilla amiatina
5. L’iscrizione di S. Clemente
6. Il Ritmo bellunese
1.
L'indovinello veronese
L’indovinello veronese è riportato in calce ad un codice e si presuppone che esso sia stato scritto da un chierico amanuense il quale, nella stesura del testo, adopera termini latini in via di trasformazione. Esso risale alla fine del VIII secolo o all’inizio del IX. Si chiama “veronese” perché fu scoperto nel 1924 in un codice che si trovava depositato nella Biblioteca Palatina di Verona.
Il testo, che rappresenta la metafora della scrittura, è il seguente:
Se pareva boves / alba pratalia araba
et albo versorio teneba / et negro semen seminaba
Traduzione: Spingeva davanti a sé i buoi (= i buoi rappresentano le dita), arava bianchi prati (= i fogli di pergamena) e teneva un bianco aratro (= cioè la penna, la piuma d’oca) e seminava un nero seme (= l’inchiostro)
I volgarismi sono: Se, invece di sibi, negro, invece di nigro, versorio, invece di versorium, paraba, invece di parabat. Comunque, i latinismi restano numerosi.
2.
Il Placito capuano
Il Placito capuano risale al 960. Si tratta di una formula con cui viene risolta una lite tra il monastero di Montecassino ed un certo Aquino. Tre testimoni comparvero davanti al giudice con un documento su cui erano segnati i confini del terreno la cui proprietà era stata messa in discussione. Essi deposero a favore del Monastero.
Questo è il testo:
Traduzione: So che le terre comprese fra questi confini, per trenta anni furono possedute dal Monastero di San Benedetto.
Dal punto di vista linguistico si note la scomparsa della “u” dopo la “q”.
Formule simili a queste furono trascritte nel 963 a Sessa Aurunca e a Teano.
3.
Iscrizione della catacomba di Commodilla
L’iscrizione sulla catacomba di Commodilla risale alla metà del IX secolo. Si tratta di un graffito il cui testo è il seguente: Non dicere ille secrita a.bboce la cui traduzione è “Non dire a voce alta quelle cose segrete”. Con questa formula il sacerdote celebrante veniva invitato a non pronunciare a voce alta quelle preghiere della messa, dette “secrete”
Si nota l’imperativo negativo (Non dicere) in sostituzione della forma latina “ne diceas”, “ille” con valore di articolo femminile plurale e il termine “secrita” che non è un neutro plurale, ma un plurale in -a.
4.
La Postilla amiatina
La Postilla amiatina risale al 1087 ed è chiamata così perché rinvenuta a San Salvatore di Monte Amiata. Si tratta di un’annotazione che faceva parte di un documento con cui un notaio, per conto di un cliente, comprovava la cessione di alcuni beni a favore dell’abbazia di San Salvatore.
Testo:
Ista cartula est de caput coctu
Ille adiuvet de ill rebottu
qui mal consiliu li mise in corpu
Traduzione: questo documento appartiene a caput coctu (il soprannome) per fornire un aiuto contro un consiglio fraudolento dato da qualcun’ altro (= rebottu, il diavolo, un avversario). Sembrerebbe, quindi, che la donazione si stata fatta per evitare dei sortilegi. Dal punto di vista linguistico si possono notare le desinenze in -u.
5.
Iscrizione di S. Clemente
L’iscrizione di S. Clemente sui trova su di un affresco nella basilica di S. Clemente e risale alla fine dell’XI secolo. L’affresco, quasi un fumetto, rappresenta due personaggi che trascinano una colonna, mentre un terzo la spinge. Un patrizio romano segue la scena con un atteggiamento di colui che dà gli ordini. Accanto ad ogni personaggio sono trascritte delle frasi. San Clemente si esprime in latino, mentre gli altri personaggi usano il volgare: “Fili de pute, traite” (Figli di puttana, tirate), “Fàlite dereto colo palo” (Fatti dietro col palo), “Albertel, trai” (Albertello, tira); ma S. Clemente dice : “Duritia(m) cordis vestri(s) saxa traere meruistis”(= Per la durezza del vostro cuore, avete meritato di trasportare un sasso)”.
6.
Il Ritmo bellunese
Il ritmo bellunese risale al 1193. E tratta della vittoria di Belluno e Feltre contro il comune di Treviso. Sono solo quattro versi che, probabilmente, facevano parte di una poesia storica.
Testo:
De Castel d’Ard avi li nostri bona part.
I lo geta tutto intro lo flumo d’Ard
E sex cavaler de Tarvis li plui fer
Con se duse li nostre cavaler.
Traduzione
Di Castel d’Ardo i nostri ebbero buon partito.
Essi gettarono tutto dentro il fiume d’Ardo.
E sei cavalieri di Treviso i più fieri
Con loro condussero i loro cavalieri.
Dal punto di vista linguistico si nota la caduta delle vocali finali atone, eccetto la -a. Tuttavia, si nota la presenza di nostri – intro – nostre in cui non si registra la caduta della vocale atona finale perché quest’ultima è preceduta da una “muta cum liquida”
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'indovinello veronese nella transizione dal latino al volgare?
- Cosa rappresenta il Placito capuano e quale cambiamento linguistico evidenzia?
- Qual è il significato dell'iscrizione della catacomba di Commodilla?
- Cosa si deduce dalla Postilla amiatina riguardo alla lingua volgare?
- Quali elementi linguistici si notano nel Ritmo bellunese?
L'indovinello veronese è significativo perché rappresenta uno dei primi documenti che mostrano l'uso di termini latini in trasformazione verso il volgare, risalente alla fine del VIII secolo o all'inizio del IX.
Il Placito capuano, datato 960, è una formula legale che risolve una disputa territoriale e mostra la scomparsa della "u" dopo la "q", segnalando un'evoluzione linguistica verso il volgare.
L'iscrizione della catacomba di Commodilla, risalente al IX secolo, invita a non pronunciare ad alta voce le preghiere segrete della messa, evidenziando l'uso di forme volgari come "Non dicere" al posto del latino "ne diceas".
La Postilla amiatina del 1087 mostra l'uso di desinenze in -u e rappresenta un documento legale che evidenzia l'uso del volgare per evitare sortilegi, indicando un'evoluzione linguistica.
Nel Ritmo bellunese del 1193 si osserva la caduta delle vocali finali atone, eccetto la -a, e l'uso di termini volgari, segnalando un ulteriore sviluppo del volgare rispetto al latino.