Concetti Chiave
- L'indovinello veronese è un esempio del primo uso consapevole della lingua volgare italiana nella scrittura, datato al IX secolo.
- Il testo è scritto in minuscolo corsivo e si trova sulla parte anteriore di un documento ufficiale custodito nella Biblioteca Capitolare di Verona.
- L'indovinello descrive l'azione dello scrivere, utilizzando una metafora agricola per rappresentare il lavoro dell'amanuense.
- Il testo è diviso tra due righe in volgare veronese e una in latino, quest'ultima per una formula di ringraziamento a Dio.
- Il verbo "se pareba" suscita dibattito tra gli studiosi, con l'interpretazione più accreditata che lo collega all'azione di spingere avanti i buoi.
Indice
Origine e contesto dell'indovinello
Il documento è stato scritto nel IX sec. da un ignoto scrivano veronese.
L'indovinello è stato appuntato a lato di un documento ufficiale; si pensa che egli, per allentare la tensione e concedersi un momento di svago, si sia dilettato così.
Questo testo può considerarsi come il primo uso consapevole della lingua volgare italiana nella scrittura.
Il testo è in minuscolo corsivo scritto sulla parte anteriore (recto) della pagina 3 del codice LXXXIX, oggi custodito nella Biblioteca Capitolare di Verona.
Descrizione del testo e significato
L'iscrizione è un caratteristico quesito professionale in cui l'autore descrive l'azione stessa dello scrivere.
Le preme due righe sono in volgare veronese, mentre l'ultima è in latino, poiché recita una formula di ringraziamento a Dio, molto utilizzata all'epoca.
Questa differenza delinea la consapevolezza dell'utilizzo del dialetto nell'indovinello, mentre il ringraziamento, essendo una formula religiosa, è più serio, quindi trascritto nella lingua ufficiale.
Il testo è stato distribuito su tre righe:
I. II. III. gratiastibiagimusomnipotenssempiternedeus.
et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba.
Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne deus.
Teneva davanti a sé (se pareba) i buoi, arava i bianchi prati (alba pratàlia) e un
bianco aratro (albo versòrio) teneva e un nero seme (negro sèmen) seminava.
Ti rendiamo grazie, o Dio onnipotente e sempiterno.
Interpretazione e significato dell'indovinello
Non si ha una spiegazione certa per questo indovinello, ma l'ipotesi più accreditata è la seguente:
Teneva davanti a sé i buoi (le dita della mano)
arava i bianchi prati (le pagine bianche di un libro)
e aveva un bianco aratro (la penna d'oca, con la quale era consueto scrivere)
e un nero seme seminava (l'inchiostro con il quale si scrivono le parole).
La deduzione logica è rappresentata dall'amanuense stesso nell'azione di iniziare il suo lavoro.
Il testo vacilla tra il latino e il volgare, tuttavia si vede una chiara propensione verso quest'ultimo.
Gli studiosi hanno dibattuto sul significato del verbo se pareba : per alcuni significava 'apparivano' (i buoi), per altri 'assomigliava' (la cosa da intuire).
La versione più accreditata e ritenuta autentica è quella riportata, perché il verbo 'parare' in alcuni dialetti dell'Italia settentrionale è inteso come spingere avanti i buoi.

Domande da interrogazione
- Qual è l'origine e il contesto dell'indovinello?
- Come è strutturato il testo dell'indovinello e qual è il suo significato?
- Qual è l'interpretazione più accreditata dell'indovinello?
L'indovinello è stato scritto nel IX secolo da un ignoto scrivano veronese, appuntato a lato di un documento ufficiale, ed è considerato il primo uso consapevole della lingua volgare italiana nella scrittura.
Il testo è distribuito su tre righe, con le prime due in volgare veronese e l'ultima in latino. Descrive l'azione dello scrivere, usando metafore come i buoi per le dita, i prati bianchi per le pagine, l'aratro bianco per la penna e il seme nero per l'inchiostro.
L'interpretazione più accreditata è che l'indovinello rappresenti l'amanuense nell'atto di scrivere, con i buoi che simboleggiano le dita, i prati bianchi le pagine, l'aratro bianco la penna d'oca e il seme nero l'inchiostro.