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Sintesi

Le correnti letterarie del ‘300



Introduzione: l’ideologia di Dante, Petrarca e Boccaccio:
Corrente letteraria: gruppo di autori/scrittori che portano avanti una stessa tematica con una determinata cronologia.
- Medioevo 476 d.C./1300 (in storia termina con la scoperta dell’America) si suddivide in alto (inizia) e basso (finisce) medioevo (età di mezzo). La caratteristica principale è la religione cattolica, (c’è la presenza di Dio, egli punisce gli sbagli condizionando con la paura le proprie scelte).
L’artista che rappresenta Dio è Dante, la “Divina commedia” infatti ipotizza un viaggio ultraterreno nei tre regni della morte.
I tre regni della morte:
1) Inferno: ci vanno i peccatori mai pentiti che devono pagare i sette vizi capitali (lussuria, gola, avarizia, ira, accidia, superbia, invidia).
2) Purgatorio
3) Paradiso
Dante:
Personalmente peccava di superbia, considerava l’accidia il vizio peggiore, ovvero farsi scorrere la vita addosso senza prendere le proprie responsabilità dunque non comportarsi da vero uomo.
Vorrebbe la divisione dei poteri in spirituale (Papa Bonifacio VIII) e politico (imperatore). Considerava Dio al centro di tutto, ma essendo un uomo razionale era contrario al potere temporale, ossia la pretesa della chiesa di gestire sia il potere spirituale che quello politico, poiché esisteva anche la vendita delle indulgenze (pagare per ridurre il tempo di permanenza nel purgatorio) e la vendita delle cariche ecclesiastiche, allo scopo di possedere un titolo nobiliare e il terreno.
Petrarca:
Scrive tutte le sue opere in latino, l’unica scritta in volgare, e quindi la più importante è “Il canzoniere”, una raccolta di poesie particolare poiché ne fa il suo diario personale, nel quale dedica molte poesie a Laura.
Anch’egli come Dante pecca di superbia, e ne porta avanti il suo pensiero: “Dio non deve essere sempre presente” ed essendo un uomo razionale seppur religioso, suddivide l’anima (della quale se ne dovrebbe occupare Dio), dalla ragione (Dio non può obbligare l’uomo a fare determinate scelte di vita) perciò viene chiamato il poeta del dubbio, che è anche una caratteristica dell’uomo.
Petrarca era un sacerdote, prese i voti per problemi economici, li prese tutti tranne quello di castità, questa sua scelta lo fece entrare nel dubbio: “scelgo la devozione a Dio (anima) oppure di vivere la vita in tutti i suoi aspetti essendo uomo (ragione)?”
Questo suo dubbio si insinuò anche negli altri scrittori postumi, dando vita all’Umanesimo (non è più Dio al centro di tutto, ma l’uomo).


Boccaccio:
Uomo intelligente, la sua razionalità lo porta a non credere in Dio, poiché non vedendolo, come fa a credere che esista?
La sua opera più importante è il “Decameron”, ovvero una raccolta di 100 novelle raccontate in 10 giorni, nelle quali il protagonista non è più Dio, ma l’uomo con la sua intelligenza e furbizia, tramite le quali l’uomo dimostra che è Dio ad averlo creato cosi! E utilizzando queste sue doti, può approfittare di un uomo più ingenuo e superficiale.
Quando arriva in punto di morte, cambia idea: un indovino gli dice che se non avesse creduto in Dio sarebbe finito all’inferno.

Dante alighieri
Vita:
Nasce a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1285 sposò Gemma Donati, dalla quale ebbe 3 figli.
Nel 1274 incontrò per la prima volta Beatrice Portinari, (morì prematuramente nel 1290), negli anni successivi alla sua morte scrisse “Vita nuova”, una cronaca del suo amore per Beatrice.
Tra il 1295 e il 1301 si avvicinò ai guelfi bianchi (ex ghibellini) e venne poi condannato a due anni di confino in contumacia, successivamente venne condannato a morte.
Tra il 1303 e i il 1305 scrisse “De vulgari eloquentia”, ossia un trattato in latino nel quale affronta il problema della lingua volgare.
La visione dell’amore di Dante:
Beatrice non è vista come donna, non viene descritta fisicamente ma viene sottolineato il suo aspetto angelico, vive per lei un amore platonico.
Dante e la passione per i numeri:
Incontra Beatrice nel 1274 ad una festa per bambini all’età di 9 anni, (il nove è un multiplo di tre: il suo numero preferito!).
Il 3 per Dante era il numero perfetto, infatti la “Divina commedia” è suddivisa in 3 cantiche, ognuna con 33 canti, di cui i versi sono scritti in terzine; i gironi dell’Inferno sono 9 come anche i balzi del Purgatorio.
Il secondo incontro con Beatrice fu a 18 anni.
La Divina Commedia:
E’ un poema didascalico, dunque a scopo di insegnamento. Viene scritto da Dante durante il suo periodo in esilio, tra il 1304 e il 1321, è formato da 100 canti suddivisi in 3 cantiche (inferno, purgatorio, paradiso), ognuna delle quali è composta da 33 canti eccetto l’inferno che è composto da 34 poiché contiene anche un canto introduttivo. Venne scritta in volgare poiché tutti potessero leggerla e comprenderla. Narra del viaggio immaginario che Dante compie attraverso i 3 regni della morte nell’arco di sette giorni. Viene chiamato commedia in quanto inizia male e finisce bene; il termine “divina” venne aggiunto successivamente. Ha lo scopo di evidenziare le caratteristiche del genere umano risaltandone sia gli aspetti positivi che negativi, invitando il lettore a riflettere su quello che potrebbe accadergli dopo la morte a seconda del suo comportamento in vita.
Inferno:
“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura (…)”
Dante verso i 35 anni si perse in una selva (indica il peccato) e si trovò difronte a 3 fiere: una lonza (indica la lussuria), un leone (indica la superbia) e una lupa (indica l’avarizia). A salvarlo intervenne Virgilio (indica la ragione), che lo accompagnò nel viaggio all’inferno e al purgatorio. L’inferno si presenta come un’immensa voragine con il vertice al centro della Terra, formatosi quando Dio fece precipitare Lucifero. L’ingresso è segnato dalle rive del fiume ACHERONTE. L’inferno si suddivide in 3 grandi zone, suddivise a loro volta in 9 cerchi, al termine dei quali risiede Lucifero a testa in giù che con le sue 3 teste divora Giuda, Bruto e Cassio.
Le pene inventate da Dante sono basate sulla regola del contrappeso, secondo la quale le anime vengono punite per analogia o per l’opposto del peccato commesso. Alcuni esempi sono:
- Paolo e Francesca (girone dei lussuriosi): Francesca per motivi economici sposò un uomo che non amava, ma si innamorò di Paolo (il fratello del marito), con il quale visse un amore così intenso da essere condannati per l’eternità. Il marito li uccise, incolpando lei di adulterio. Dante ascolta la loro storia con tanto amore e tanta pietà che al termine del racconto sviene.
- il conte Ugolino (girone dei traditori politici): è condannato a rodere la testa del suo nemico: l’arcivescovo Ruggeri, che lo accusò di tradimento verso la sua città e il suo partito, rinchiudendolo nella torre dei Gualandi assieme a due figli e due nipoti. Si dice che per la fame li abbia mangiati, ciò viene però smentito dall’incontro con Dante, nel quale afferma che morirono di fame e piuttosto che mangiarne i corpi, si lasciò morire anche lui.
- L’ultimo viaggio di ulisse (ottavo cerchio dell’inferno, quello dei consiglieri fraudolenti, ovvero coloro che hanno ingannato il prossimo): il cerchio è diviso in 10 bolge, ognuna per ogni tipo di frode; Ulisse si trova tra i consiglieri di frodi (quelli che non hanno messo in atto, ma suggerito ad altri inganni). Dante fa parlare Virgilio con Ulisse, chiedendogli di narrare la sua morte. Ulisse come Dante, ha peccato di superbia (conoscenza del sapere) e la sua anima viene raffigurata come una lingua di fuoco parlante, la stessa che in tutta la vita lo aiutò a districare le complicate situazioni in cui si cacciava. Nella visione dantesca Ulisse ormai vecchio, osa sfidare i limiti posti all’uomo sacrificando gli affetti famigliari per soddisfare il suo desiderio di conoscenza. Per questo venne punito e morì risucchiato dalle acque; questa sete di conoscenza, e lo sfidare i divieti posti da Dio alla natura umana, è stato definito “folle volo”. Dante scrisse questo canto per spingere gli uomini ad essere più curiosi.

Ulisse

Mitologia classica secondo Dante
- E’ il protagonista dell’Odissea.
- Arriva a casa dopo l’insediazione dei Proci.
- Partecipa alla guerra di Troia. Non torna a casa: dopo 5 mesi muore risucchiato oltre i confini dell’umana conoscenza (colonne d’Ercole, stretto di Gibilterra).




Francesco Petrarca

Vita:
Nato nel 1304 ad Arezzo, e morto ad Arquà nel 1374.
Visse ad Avignone ed era di famiglia benestante, (il padre era un notaio). Era un grande intellettuale: accettava il confronto con l’altro e non voleva che i due punti di riferimento fossero il papato e l’impero: non dovevano entrare nella vita del singolo condizionandolo. Era un uomo superbo e il suo più grande sogno era di essere riconosciuto come grande artista nei secoli avvenire per le sue opere in latino, venne invece ricordato ottenendo la gloria, per l’unica opera scritta in volgare: “Il canzoniere” nella quale mise l’anima.
Si innamorò di Laura nel venerdì santo del 1327, la incontrò nella chiesa di Santa Chiara e usava descriverla, a differenza di Dante, fisicamente e non come una donna angelicata, seppur fu un amore platonico. Era un uomo solitario che amava la vita tranquilla e non la mondanità, ciò gli dava modo di conoscersi meglio (con la riflessione profonda di sé, anticipa di 100 anni Froid!)
Nelle sue opere si contraddice: la contraddizione fa parte dell’uomo.
Diventò sacerdote per problemi economici, prese tutti i voti tranne quello di castità, questa sua scelta lo fece entrare nel dubbio: scegliere la devozione a Dio (anima) o vivere la vita in tutti i suoi aspetti essendo uomo (ragione)? Questo dubbio si pose anche negli scrittori che lo seguirono dopo la sua morte, dando vita all’umanesimo. Per questo motivo Petrarca viene chiamato il poeta del dubbio, facendo crollare tutte le certezze di Dante.
La visione dell’amore di Petrarca:
Rivolge le attenzioni a Laura più fisicamente che riguardo alle sue doti morali: il sentimento amoroso è tutto terreno e porta con se il pentimento, il senso del peccato, il conflitto tra il bene e il male.

Il Canzoniere:
E’ una raccolta di liriche, composta da 366 componimenti uno per ogni giorno dell’anno, più il sonetto proemiale. E’ un’autobiografia e le tematiche sono riflessioni su temi di carattere culturale, morale, religioso e alcuni più intimi degli stati d’animo, umori, amore, ambizione, rapporto con la vita e con gli uomini. Il tema prevalente è l’amore per Laura, dal primo incontro, alla sua morte, al suo ricordo; venne infatti scritto in due momenti diversi e si può suddividere la prima parte, scritta in vita di Laura, nella quale si parla di desideri terreni, e la seconda parte, scritta dopo la morte di Laura, nella quale spariscono i desideri terreni e basata sulla meditazione della vanità della vita. Tra le due parti si può notare la contraddizione.








Giovanni Boccaccio

Vita:
Nacque a Certaldo (FI) nel 1313. Tra i 14 e i 27 anni visse a Napoli e nel 13400 tornò a Firenze dove ebbe difficoltà a integrarsi ed economiche. Nel 1348 lo colpì la peste e scrisse “Decameron”. Nel 1351 incontrò Petrarca e nel 1375 morì a Certaldo.

Decameron:
Il titolo deriva dal greco e significa “10 giornate”, contiene 100 novelle. Nel 1348 mentre è in corso l’epidemia di peste a Firenze, 10 giovani si incontrano nella chiesa di S. Maria Novella, i giovani erano di condizione sociale elevata ed i loro nomi evocavano personaggi di opere Famose. Per ogni giornata veniva eletto un Re o una Regina, con il compito di governare gli intrattenimenti. Ogni giorno 10 novelle, eccetto il venerdì e il sabato. Quest’opera è improntata sull’idea del destino, la fortuna e la natura.

La gru di Chichibio:
Chichibio era il servo di Corrado Gianfigliazzi; un giorno mentre cucinava per il suo padrone cedette alle lusinghe della bella brunetta che gli confessò che le piacevano le cosce della gru che stava cucinando, così gliene diede una. Una volta portata a tavola la gru il padrone si accorse della coscia ma rimandò il chiarimento al giorno successivo. L’indomani Chichibio portò il padrone al lago, dove le gru dormivano e dormendo su una sola zampa, Chichibio dimostrò al padrone la sua bugia, ma egli furbo urlò alle gru che spaventandosi tirarono giù l’altra zampa. A questo punto Chichibio sentendosi perso fa notare al padrone che il giorno prima alla gru servita a pranzo non aveva urlato come a queste altre e il padrone divertito dalla risposta lo perdonò.

La muta follia di Elisabetta da Messina:
La novella viene narrata da Filomena. La giovane Elisabetta si innamora di Lorenzo che lavora per i tre fratelli di lei, che scoprono la relazione e uccidono e sotterrano Lorenzo dicendo di averlo mandato fuori città per curare i loro affari. Lorenzo appare in sogno a Elisabetta che le indica il luogo in cui è stato sepolto: lei va, dissotterra il corpo e non potendo portare via il corpo intero, lo decapita e nasconde la testa in un vaso di basilico che annaffia ogni giorno con le sue lacrime. I fratelli vengono avvisati dai vicini dello strano comportamento della giovane e del suo deperimento Fisico. Una volta scopertane la ragione i fratelli sottraggono il vaso a Elisabetta causandone la morte per il lacerante dolore.
Estratto del documento

BOCCACCIO:

Uomo intelligente, la sua razionalità lo porta a non credere in Dio, poiché non

vedendolo, come fa a credere che esista?

La sua opera più importante è il “Decameron”, ovvero una raccolta di 100 novelle

raccontate in 10 giorni, nelle quali il protagonista non è più Dio, ma l’uomo con la sua

intelligenza e furbizia, tramite le quali l’uomo dimostra che è Dio ad averlo creato cosi!

E utilizzando queste sue doti, può approfittare di un uomo più ingenuo e superficiale.

Quando arriva in punto di morte, cambia idea: un indovino gli dice che se non avesse

creduto in Dio sarebbe finito all’inferno.

DANTE ALIGHIERI

VITA:

Nasce a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1285 sposò Gemma

Donati, dalla quale ebbe 3 figli.

Nel 1274 incontrò per la prima volta Beatrice Portinari, (morì prematuramente nel

1290), negli anni successivi alla sua morte scrisse “Vita nuova”, una cronaca del suo

amore per Beatrice.

Tra il 1295 e il 1301 si avvicinò ai guelf bianchi (ex ghibellini) e venne poi

condannato a due anni di confino in contumacia, successivamente venne condannato

a morte.

Tra il 1303 e i il 1305 scrisse “De vulgari eloquentia”, ossia un trattato in latino nel

quale affronta il problema della lingua volgare.

LA VISIONE DELL’AMORE DI DANTE:

Beatrice non è vista come donna, non viene descritta fisicamente ma viene

sottolineato il suo aspetto angelico, vive per lei un amore platonico.

DANTE E LA PASSIONE PER I NUMERI:

Incontra Beatrice nel 1274 ad una festa per bambini all’età di 9 anni, (il nove è un

multiplo di tre: il suo numero preferito!).

Il 3 per Dante era il numero perfetto, infatti la “Divina commedia” è suddivisa in 3

cantiche, ognuna con 33 canti, di cui i versi sono scritti in terzine; i gironi dell’Inferno

sono 9 come anche i balzi del Purgatorio.

Il secondo incontro con Beatrice fu a 18 anni.

LA DIVINA COMMEDIA:

E’ un poema didascalico, dunque a scopo di insegnamento. Viene scritto da Dante

durante il suo periodo in esilio, tra il 1304 e il 1321, è formato da 100 canti suddivisi

in 3 cantiche (inferno, purgatorio, paradiso), ognuna delle quali è composta da 33

canti eccetto l’inferno che è composto da 34 poiché contiene anche un canto

introduttivo. Venne scritta in volgare poiché tutti potessero leggerla e comprenderla.

Narra del viaggio immaginario che Dante compie attraverso i 3 regni della morte

nell’arco di sette giorni. Viene chiamato commedia in quanto inizia male e finisce

bene; il termine “divina” venne aggiunto successivamente. Ha lo scopo di evidenziare

le caratteristiche del genere umano risaltandone sia gli aspetti positivi che negativi,

invitando il lettore a riflettere su quello che potrebbe accadergli dopo la morte a

seconda del suo comportamento in vita.

INFERNO:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura (…)”

Dante verso i 35 anni si perse in una selva (indica il peccato) e si trovò difronte a 3

fiere: una lonza (indica la lussuria), un leone (indica la superbia) e una lupa (indica

l’avarizia). A salvarlo intervenne Virgilio (indica la ragione), che lo accompagnò nel

viaggio all’inferno e al purgatorio. L’inferno si presenta come un’immensa voragine

con il vertice al centro della Terra, formatosi quando Dio fece precipitare Lucifero.

L’ingresso è segnato dalle rive del fiume ACHERONTE. L’inferno si suddivide in 3

grandi zone, suddivise a loro volta in 9 cerchi, al termine dei quali risiede Lucifero a

testa in giù che con le sue 3 teste divora Giuda, Bruto e Cassio.

Le pene inventate da Dante sono basate sulla regola del contrappeso, secondo la

quale le anime vengono punite per analogia o per l’opposto del peccato commesso.

Alcuni esempi sono:

- PAOLO E FRANCESCA (girone dei lussuriosi): Francesca per motivi economici sposò un

uomo che non amava, ma si innamorò di Paolo (il fratello del marito), con il quale visse

un amore così intenso da essere condannati per l’eternità. Il marito li uccise,

incolpando lei di adulterio. Dante ascolta la loro storia con tanto amore e tanta pietà

che al termine del racconto sviene.

- IL CONTE UGOLINO (girone dei traditori politici): è condannato a rodere la testa del

suo nemico: l’arcivescovo Ruggeri, che lo accusò di tradimento verso la sua città e il

suo partito, rinchiudendolo nella torre dei Gualandi assieme a due figli e due nipoti. Si

dice che per la fame li abbia mangiati, ciò viene però smentito dall’incontro con Dante,

nel quale afferma che morirono di fame e piuttosto che mangiarne i corpi, si lasciò

morire anche lui.

- L’ULTIMO VIAGGIO DI ULISSE (ottavo cerchio dell’inferno, quello dei consiglieri

fraudolenti, ovvero coloro che hanno ingannato il prossimo): il cerchio è diviso in 10

bolge, ognuna per ogni tipo di frode; Ulisse si trova tra i consiglieri di frodi (quelli che

non hanno messo in atto, ma suggerito ad altri inganni). Dante fa parlare Virgilio con

Ulisse, chiedendogli di narrare la sua morte. Ulisse come Dante, ha peccato di

superbia (conoscenza del sapere) e la sua anima viene raffigurata come una lingua

di fuoco parlante, la stessa che in tutta la vita lo aiutò a districare le complicate

situazioni in cui si cacciava. Nella visione dantesca Ulisse ormai vecchio, osa sfidare i

limiti posti all’uomo sacrificando gli affetti famigliari per soddisfare il suo desiderio di

conoscenza. Per questo venne punito e morì risucchiato dalle acque; questa sete di

conoscenza, e lo sfidare i divieti posti da Dio alla natura umana, è stato definito “folle

volo”. Dante scrisse questo canto per spingere gli uomini ad essere più curiosi.

ULISSE

MITOLOGIA CLASSICA SECONDO DANTE

- E’ il protagonista dell’Odissea. Non torna a casa: dopo 5 mesi muore

- Arriva a casa dopo l’insediazione dei risucchiato oltre i confini dell’umana

Proci. conoscenza (colonne d’Ercole, stretto di

- Partecipa alla guerra di Troia. Gibilterra).

FRANCESCO PETRARCA

VITA:

Nato nel 1304 ad Arezzo, e morto ad Arquà nel 1374.

Visse ad Avignone ed era di famiglia benestante, (il padre era un notaio). Era un

grande intellettuale: accettava il confronto con l’altro e non voleva che i due punti di

riferimento fossero il papato e l’impero: non dovevano entrare nella vita del singolo

condizionandolo. Era un uomo superbo e il suo più grande sogno era di essere

riconosciuto come grande artista nei secoli avvenire per le sue opere in latino, venne

invece ricordato ottenendo la gloria, per l’unica opera scritta in volgare: “Il

canzoniere” nella quale mise l’anima.

Si innamorò di Laura nel venerdì santo del 1327, la incontrò nella chiesa di Santa

Chiara e usava descriverla, a differenza di Dante, fisicamente e non come una donna

angelicata, seppur fu un amore platonico. Era un uomo solitario che amava la vita

tranquilla e non la mondanità, ciò gli dava modo di conoscersi meglio (con la

riflessione profonda di sé, anticipa di 100 anni Froid!)

Nelle sue opere si contraddice: la contraddizione fa parte dell’uomo.

Diventò sacerdote per problemi economici, prese tutti i voti tranne quello di castità,

questa sua scelta lo fece entrare nel dubbio: scegliere la devozione a Dio (anima) o

vivere la vita in tutti i suoi aspetti essendo uomo (ragione)? Questo dubbio si pose

anche negli scrittori che lo seguirono dopo la sua morte, dando vita all’umanesimo.

Per questo motivo Petrarca viene chiamato il poeta del dubbio, facendo crollare tutte

le certezze di Dante.

LA VISIONE DELL’AMORE DI PETRARCA:

Rivolge le attenzioni a Laura più fisicamente che riguardo alle sue doti morali: il

sentimento amoroso è tutto terreno e porta con se il pentimento, il senso del peccato,

il conflitto tra il bene e il male.

IL CANZONIERE:

E’ una raccolta di liriche, composta da 366 componimenti uno per ogni giorno

dell’anno, più il sonetto proemiale. E’ un’autobiografia e le tematiche sono riflessioni

su temi di carattere culturale, morale, religioso e alcuni più intimi degli stati d’animo,

umori, amore, ambizione, rapporto con la vita e con gli uomini. Il tema prevalente è

l’amore per Laura, dal primo incontro, alla sua morte, al suo ricordo; venne infatti

scritto in due momenti diversi e si può suddividere la prima parte, scritta in vita di

Laura, nella quale si parla di desideri terreni, e la seconda parte, scritta dopo la

morte di Laura, nella quale spariscono i desideri terreni e basata sulla meditazione

della vanità della vita. Tra le due parti si può notare la contraddizione.

GIOVANNI BOCCACCIO

VITA:

Nacque a Certaldo (FI) nel 1313. Tra i 14 e i 27 anni visse a Napoli e nel 13400 tornò a

Firenze dove ebbe difficoltà a integrarsi ed economiche. Nel 1348 lo colpì la peste e

scrisse “Decameron”. Nel 1351 incontrò Petrarca e nel 1375 morì a Certaldo.

DECAMERON:

Il titolo deriva dal greco e significa “10 giornate”, contiene 100 novelle. Nel 1348

mentre è in corso l’epidemia di peste a Firenze, 10 giovani si incontrano nella chiesa di

S. Maria Novella, i giovani erano di condizione sociale elevata ed i loro nomi

evocavano personaggi di opere Famose. Per ogni giornata veniva eletto un Re o una

Regina, con il compito di governare gli intrattenimenti. Ogni giorno 10 novelle, eccetto

il venerdì e il sabato. Quest’opera è improntata sull’idea del destino, la fortuna e la

natura.

LA GRU DI CHICHIBIO:

Chichibio era il servo di Corrado Gianfigliazzi; un giorno mentre cucinava per il suo

padrone cedette alle lusinghe della bella brunetta che gli confessò che le piacevano le

cosce della gru che stava cucinando, così gliene diede una. Una volta portata a tavola

la gru il padrone si accorse della coscia ma rimandò il chiarimento al giorno

successivo. L’indomani Chichibio portò il padrone al lago, dove le gru dormivano e

dormendo su una sola zampa, Chichibio dimostrò al padrone la sua bugia, ma egli

furbo urlò alle gru che spaventandosi tirarono giù l’altra zampa. A questo punto

Chichibio sentendosi perso fa notare al padrone che il giorno prima alla gru servita a

pranzo non aveva urlato come a queste altre e il padrone divertito dalla risposta lo

perdonò.

LA MUTA FOLLIA DI ELISABETTA DA MESSINA:

La novella viene narrata da Filomena. La giovane Elisabetta si innamora di Lorenzo che

lavora per i tre fratelli di lei, che scoprono la relazione e uccidono e sotterrano Lorenzo

dicendo di averlo mandato fuori città per curare i loro affari. Lorenzo appare in sogno a

Elisabetta che le indica il luogo in cui è stato sepolto: lei va, dissotterra il corpo e non

potendo portare via il corpo intero, lo decapita e nasconde la testa in un vaso di

basilico che annaffia ogni giorno con le sue lacrime. I fratelli vengono avvisati dai vicini

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