Concetti Chiave
- Guicciardini sottolinea l'importanza dell'esperienza rispetto alle teorie generali, che spesso non si adattano alla realtà complessa e variabile.
- Il potere della fortuna nelle vicende umane è centrale per Guicciardini, poiché gli eventi casuali influenzano situazioni al di là del controllo umano.
- L'autore esprime scetticismo verso filosofi e teologi, considerandoli incapaci di scoprire la verità e più interessati a esercitare il pensiero.
- Guicciardini adotta uno stile aforistico, con affermazioni brevi e incisive, arricchite da immagini quotidiane per una maggiore concretezza.
- Nel suo ritratto emerge un individuo disincantato, che critica la fiducia rinascimentale e si distanzia dal popolo, considerato privo di giudizio.
Indice
Il valore dell’esperienza
Leggiamo alcuni Ricordi, indicati con il numero che li contraddistingue secondo la redazione definitiva del 1530
Parafrasi
6. È [un] grande errore parlare delle cose del mondo senza fare distinzioni e in senso generale (assolutamente) e, per così dire, secondo uno schema (per regola); perché quasi tutte presentano differenze ed eccezioni dovute alla varietà delle circostanze [in cui esse si presentano], le quali [circostanze] non si possono fissare in un solo modo (fermare … misura); e tali differenze ed eccezioni non si trovano scritte nei libri, ma è necessario che le indichi (insegni) la discrezione.30. Chi considera [le cose] in modo sensato non può negare che la sorte ha molto potere (potestà) nelle cose umane, perché si vede che in ogni momento (a ognora) [le cose umane] ricevono forti mutamenti (grandissimi moti) da eventi casuali (accidenti fortuiti), e [si vede] che non è in potere degli uomini né prevedere [tali eventi causali] né evitarli (schifargli): e benché la prudenza (lo accorgimento) e la premura (sollecitudine) degli uomini possano regolare molte cose, tuttavia (nondimeno) non sono sufficienti, ma all’uomo serve (gli bisogna) anche (ancora) la fortuna favorevole.
35. Quanto è distante l’esperienza (la pratica) dalla teoria (teorica)! Quanti sono [coloro] che capiscono (intendono) bene le cose e che [poi] o non se ne ricordano più o non sanno metterle in pratica (in atto)! E a quelli che si comportano così, la comprensione teorica (intelligenza) risulta inutile, perché è come tenere un tesoro in un forziere (arca) avendo l’obbligo di non poterlo mai estrarre (trarlo fuora).
110. Quanto si ingannano coloro che per ogni affermazione (a ogni parola) fanno riferimento ai (allegano e) Romani! [Per citarli a proposito] occorrerebbe avere [a che fare con] uno Stato costituito (città condizionata) com’era [il] loro, e poi basarsi (governarsi) su quel modello (essemplo): il quale [modello], per chi presenta caratteristiche diverse (qualità disproporzionate), è tanto diverso, quanto sarebbe [assurdo] pretendere che un asino facesse la corsa di un cavallo.
125. I filosofi, i teologi e tutti quelli che esaminano (scrutano) le realtà soprannaturali o invisibili (che non si veggono), dicono mille cose assurde (pazzie): perché di fatto (in effetto) gli uomini sono avvolti dal buio e una simile indagine (indagazione) è servita e serve più a tenere in esercizio il pensiero (gli ingegni) che a trovare la verità.
140. Chi parlò di “popolo” parlò, in verità, di un essere bestiale (animale pazzo), pieno di mille difetti (errori), di mille assurdità (confusione), privo di finezza di giudizio (sanza gusto), privo di capacità di scelta (sanza deletto), incostante (sanza stabilità).
187. Sappiate che chi governa a casaccio si ritrova alla fine perduto. La cosa giusta (diritta) è pensare, esaminare, considerare bene ogni cosa, anche (etiam) la più piccola (minima); e anche vivendo così si portano avanti bene le cose con fatica: figuratevi come vanno [le cose] a chi si lascia trasportare dal flusso della corrente (dal corso della acqua)
Un ritratto dell’autore
Da questi Ricordi emerge un ritratto completo di Guicciardini. Vi ritroviamo: l’individuo disincantato e scettico, contrario ai ragionamenti troppo ambiziosi di filosofi e teologi (infatti, scrive, «gli uomini sono al buio delle cose», 125); lo storico, che non crede alle verità generali («È grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente», 6); il politico, che riconduce spesso il discorso sull’arte del governo (187); l’intellettuale aristocratico, che volutamente prende le distanze dal popolo (140).
Oltre l’ottimismo rinascimentale
Il brano rivela anche una visione amara e pessimistica: le teorie generali sono infondate; senza la fortuna non si può ottenere nulla; filosofi e teologi pretendono di conoscere la verità, ma invece non vedono nulla. La cultura medievale è lasciata del tutto alle spalle, ma anche la fiducia rinascimentale sembra ormai lontana da questi Ricordi, quasi interamente distrutta dalle recenti guerre d’Italia. Diciamo quasi perché in realtà, nel ricordo 187, brilla ancora una scintilla dell’orgoglio razionale del Rinascimento. Bisogna «pensare, essaminare, considerare bene ogni cosa», scrive Guicciardini; dunque la ragione non è inutile, per quanto la fortuna abbia un potere di gran lunga maggiore.
Affermazioni sintetiche e concrete
Il testo è molto interessante anche sul piano dello stile. Guicciardini ricorre al genere dell’aforisma, al pensiero breve e sentenzioso, che afferma verità di carattere generale, ma senza dimostrarle. Così avviene nel ricordo 140, il più sintetico. In altri casi, invece, l’autore aggiunge un «perché», utile a precisare e a illustrare meglio (ma sempre brevemente) l’affermazione precedente. Significativo è anche il ricorso a immagini di vita quotidiana, che rendono il discorso più concreto e realistico: si consideri ad esempio l’immagine dell’«asino» che non può fare «el corso di uno cavallo» (110), o quella del fiume che scorre impetuoso e libero (187). Guicciardini non cerca teorie generali, si limita all’esperienza: da questa trae i riferimenti e le immagini che gli servono.Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'esperienza secondo Guicciardini?
- Come Guicciardini vede il ruolo della fortuna nelle vicende umane?
- Qual è la critica di Guicciardini verso filosofi e teologi?
- Come Guicciardini descrive il "popolo"?
- Qual è lo stile di scrittura adottato da Guicciardini nei suoi Ricordi?
Guicciardini sottolinea che l'esperienza è fondamentale perché le teorie generali spesso non si applicano alla realtà, che è piena di eccezioni e variazioni.
Guicciardini ritiene che la fortuna abbia un grande potere nelle vicende umane, poiché gli eventi casuali possono influenzare fortemente le situazioni, al di là della prudenza e della premura umana.
Guicciardini critica filosofi e teologi per le loro affermazioni assurde sulle realtà invisibili, sostenendo che tali indagini servono più a esercitare il pensiero che a scoprire la verità.
Guicciardini descrive il popolo come un essere bestiale, pieno di difetti e assurdità, privo di finezza di giudizio e capacità di scelta, e incostante.
Guicciardini utilizza uno stile aforistico, con pensieri brevi e sentenziosi che affermano verità generali senza dimostrazioni, arricchiti da immagini di vita quotidiana per rendere il discorso più concreto e realistico.