Concetti Chiave
- Lo Zibaldone di Leopardi è caratterizzato da riflessioni personali e uno stile più informale rispetto alle sue altre opere.
- Nella scrittura dello Zibaldone, Leopardi si libera del controllo linguistico presente nei Canti, esprimendo pensieri intimi.
- Leopardi identifica il piacere con la varietà e la moltitudine, considerando poetica l'indefinitezza e l'immaginazione.
- La luce della luna è descritta come poetica quando non è totalmente visibile, permettendo alla mente di spaziare.
- Una visione nitida e delineata è considerata impoetica, mentre la monotonia rappresenta una noia intellettuale.
Leopardi e lo Zibaldone
Dallo stile si può facilmente comprendere che il testo tratto dallo Zibaldone, composto da Giacomo Leopardi, un celebre poeta italiano, non fosse destinato alla pubblicazione. Lo Zibaldone è infatti costituito da riflessioni personali che presentano una forma più trasandata rispetto alle altre opere.
Nel brano proposto non si può ancora parlare di flusso di coscienza, ma di una scrittura che nasce da una riflessione intimi, libera dal controllo linguistico che il poeta esercitava invece sui Canti.
Il piacere secondo Leopardi
Con questo pensiero Leopardi esprime cosa secondo lui provochi piacere: il piacere è dato dalla varietà, dalla mescolanza, dalla moltitudine, dal poetico: ad esempio la luce della luna è poetica quando non è totalmente visibile oppure se il suo bagliore si riverbera su altri oggetti, quindi, gli impedimenti fisici, della vista, fanno spaziare l’immaginazione.
La poetica dell'indefinito
Infatti, una campagna aperta soleggiata è piacevole a causa dell’idea di indefinitezza che crea in noi. È invece impoetica la visione precisa, costretta entro dei confini, nitida, delineata delle cose. Andando a ribadire è poetico ciò che permette all’animo di spaziare e di dilatarsi. A non essere piacevole è anche il monotono, il tedio che indica una noia intellettuale, mentale.