Concetti Chiave
- Leopardi vede l'infelicità umana come insoddisfazione dell'anima, ma considera la natura come spinta verso il piacere.
- La teoria della visione di Leopardi descrive la capacità di percepire l'infinito in modo sfumato attraverso parole vaghe.
- La poesia leopardiana ispira un senso di vaghezza, utilizzando suoni e immagini per evocare piacere e indefinitezza.
- Leopardi usa deittici come "questo" e "quello" per descrivere la dimensione finita e l'infinito, creando un confronto temporale.
- L'infinito è concepito come un cerchio in cui passato, presente e futuro si fondono in un eterno presente.
Indice
La concezione pessimistica di Leopardi
Leopardi ha una concezione pessimistica di vita in natura ma ritiene che l'infelicità umana corrisponda a un'insoddisfazione dell'anima. In realtà è il poeta della felicità: la natura fa tendere l'uomo al piacere ma alcune esperienze sono descritte dalla natura, altre sono contro natura.
L'immaginazione e l'infinito
Leopardi crede nella facoltà immaginativa che fa tendere l'uomo al piacere.
L'immagine dell'infinito, quindi, sfugge ai limiti della ragione ed è illimitata. In virtù di ciò l'uomo dà all'infinito caratteristiche indefinite ed elabora la teoria della visione, descritta come la capacità di percepire l'infinito in modo sfumato usando parole particolari. La poesia leopardiana ispira nel lettore un senso di vaghezza. Leopardi riesce a rendere questo senso di vaghezza utilizzando parole e suoni vaghi in quanto tutto ciò che vago indefinito porta al piacere.La visione parziale e il vago
Per Leopardi le cose viste per metà suscitano delle idee vaghe, ma affinché ciò sia possibile deve immaginare e l'udito non deve sentire. Ecco perché la doppia visione riguarda sia l'immagine che il suono. Per esempio in A Silvia Leopardi Immagina il canto e il rumore del telaio e questo carica Silvia di una serie di significati non fisici. Anche l'Infinito contiene un altro emblematico esempio di vago indefinito. Infatti l'autore ha una visione parziale a causa della siepe che impedisce la vista. Tuttavia il poeta riesce a oltrepassare la siepe con la mente e immagina di vedere oltre in maniera vaga indefinita. La profondissima quiete a cui il poeta giunge tramite lo scatto immaginativo riguarda sia l'udito che la vista e indica una perfezione, intesa sia come mancanza di movimento che come silenzio. Quando oltrepassa i limiti umani, Leopardi ha paura e per un attimo il cuore è sgomento. Questa paura coincide con l'ansia di assoluto. Per un attimo la sua mente finita percepisce l'infinito e il vento gli dà una sensazione fisica e limitata che lo riporta alla realtà.
L'infinito temporale e il presente atemporale
Altro strumento funzionale alla poetica del vago indefinito sono i deittici questo e quello: questo viene utilizzato per descrivere la dimensione finita, mentre quello viene utilizzato per descrivere l'infinito. L'utilizzo di questi due deittici gli consente di fare un paragone e immagina un infinito temporale. Quando si trova nella dimensione infinita percepisce l'infinito temporale come un passaggio del tempo, ovvero di passato e presente, perché non conosce il futuro e se lo conoscesse sarebbe in una dimensione di profondissima quiete. L'infinito viene quindi concepito come un cerchio in cui non si distinguono passato, presente e futuro e cioè si trova in un eterno presente. Ecco perché nella poesia viene utilizzato un presente atemporale.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione di Leopardi riguardo alla felicità e all'infelicità umana?
- Come Leopardi utilizza l'immaginazione per esplorare l'infinito?
- In che modo Leopardi rappresenta la visione parziale e il vago nelle sue opere?
- Qual è il ruolo dei deittici nella poetica dell'infinito di Leopardi?
Leopardi ha una visione pessimistica della vita in natura, ma considera l'infelicità umana come un'insoddisfazione dell'anima. Tuttavia, è anche il poeta della felicità, poiché crede che la natura spinga l'uomo verso il piacere.
Leopardi crede che l'immaginazione permetta all'uomo di sfuggire ai limiti della ragione e percepire l'infinito in modo vago e indefinito, utilizzando parole e suoni che ispirano un senso di vaghezza.
Leopardi utilizza la visione parziale, come l'esempio della siepe ne "L'Infinito", per evocare idee vaghe. La sua capacità di immaginare oltre i limiti fisici, come il canto e il rumore del telaio in "A Silvia", carica le immagini di significati non fisici.
I deittici "questo" e "quello" sono usati per distinguere tra la dimensione finita e l'infinito. Leopardi li utilizza per immaginare un infinito temporale, concepito come un cerchio in cui passato, presente e futuro si fondono in un eterno presente.