Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi, nato nel 1798 a Recanati, mostrò fin da bambino una straordinaria predisposizione agli studi classici.
- Tra il 1809 e il 1816, dedicò sette anni a intensi studi che influirono sulla sua salute, ma lo portarono a produrre tragedie e saggi significativi.
- Leopardi iniziò a distaccarsi dalle idee reazionarie del padre, avvicinandosi a una visione più critica e filosofica della vita.
- Il 1819 fu un anno cruciale: affrontò gravi problemi di salute, meditò il suicidio e iniziò una transizione filosofica verso il materialismo.
- Nonostante le delusioni professionali e personali, Leopardi si dedicò alla grande poesia, sviluppando un profondo pessimismo cosmico.
Indice
Infanzia e formazione di Leopardi
Giacomo Leopardi nacque a Recanati il 29 giugno 1798, dal conte Monaldo e dalla marchesa Adelaide Antici. Il conte Monaldo aveva interessi prettamente culturali.
La marchesa, invece, era una donna severa e bigotta.Sette anni di studio intenso
Affidato per la sua formazione, come i fratelli Carlo e Paolina, a precettori ecclesiastici di formazione classicista, Giacomo mostrò fin da bambino una predisposizione agli studi e all’apprendimento. Negli anni tra il 1809 e il 1816 (i “sette anni di studio matto e disperatissomo”), imparò il greco, il latino e l’ebraico, compose due tragedie, saggi eruditi , come “Dialogo filosofico, Discorso sopra l’epigramma” e “Storia dell’astronomia”, prose in italiano e latino.
Primi scritti e distacco ideologico
Inoltre, nel 1815 scrisse “Orazione agli italiani in occasione della liberazione del Piceno”, in cui si può notare come Giacomo, pur continuando ad aderire al cattolicesimo e al legittimismo politico, si stesse allontanando dall’ideologia reazionaria del padre.
Quei sette anni di studio intenso, se lo minarono fisicamente (si ammalò agli occhi e sviluppò una doppia gobba), gli mostrarono però quanto era angusto il presente rispetto al passato, visto da lui come glorioso.
Inizio della carriera poetica
Furono l’infelicità e l’insoddisfazione, insieme al bisogno di intraprendere qualcosa di grande, a spingerlo verso la poesia. Compose “Le rimembranze”, “Inno a Nettuno” e tradusse il II libro dell’Eneide.
Polemiche e influenze culturali
Nel 1816, inoltre, intervenne nella polemica tra classici e romantici, inviando una lettera ai compilatori della biblioteca italiana, in risposta a quella celebre scritta da Madame de Stael.
Nel 1817 iniziò lo scambio epistolare con il suo “scopritore”, Pietro Giordani, grazie al quale maturò ancora di più il distacco dalle idee reazionarie del padre. In questo stesso anno iniziò la stesura dello “Zibaldone”. Inoltre, nel dicembre, la visita a Recanati di una cugina ventiseienne del padre, gli ispirò l’”Elegia I” e “Il diario del primo amore”.
Nel 1819 scrisse “Il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica” e alcune canzoni “civili” che confluiranno nei “Canti”. Nel settembre compì il primo viaggio senza essere accompagnato da nessuno dei familiari insieme a Pietro Giordani.
Annus Horribilis e conversione filosofica
Il 1819 fu il suo Annus Horribilis. Infatti, una grave malattia agli occhi gli impedì di scrivere. Più volte meditò il suicidio e contemporaneamente meditava la sua “conversione filosofica”, ossia il passaggio dal bello al vero, dalla poesia alla filosofia, che lo portò a staccarsi dalla religione e ad aderire alla filosofia materialistica. Nel luglio preparò la sua fuga segreta da Recanati, ma fu scoperto e rinunciò a partire.
Egli cadde allora nella disperazione e mentre approfondiva gli studi filosofici, si aprì la stagione della sua grande poesia, con la composizione degli “Idilli” e delle “Canzoni”. Intanto venne rifiutata la sua richiesta di assegnazione del posto vacante di “scrittore di lingua latina” alla Biblioteca Vaticana.
Delusioni e riconoscimenti
Nel novembre 1822 ottenne dal padre di trasferirsi dagli zii. Ma la città lo deluse profondamente, poiché l’ambiente gli parve chiuso e arretrato. Delusa anche la speranza di avere un posto alla cancelleria papale, compensò l’amarezza con i riconoscimenti che ricevette da alcuni studiosi stranieri presenti in città.
Ritorno a Recanati e pessimismo
Rientrò a Recanati nel maggio 1823, con la consapevolezza tragica di non potere sfuggire alla propria condizione. Il suo pessimismo si acuì fino ad approdare al pessimismo cosmico (scoperta del carattere negativo della stessa natura), come testimoniano le “Operette morali”.
Domande da interrogazione
- Quali furono le influenze principali nella formazione di Giacomo Leopardi durante la sua infanzia?
- Come si manifestò il distacco ideologico di Leopardi dalle idee del padre?
- Quali furono le conseguenze fisiche e intellettuali dei "sette anni di studio matto e disperatissimo"?
- In che modo il 1819 rappresentò un anno di svolta per Leopardi?
- Quali furono le reazioni di Leopardi al suo ritorno a Recanati nel 1823?
Giacomo Leopardi fu influenzato principalmente dai suoi precettori ecclesiastici di formazione classicista e dall'ambiente culturale del padre, il conte Monaldo, che aveva interessi culturali.
Il distacco ideologico di Leopardi si manifestò attraverso i suoi scritti, come l'"Orazione agli italiani", dove iniziò ad allontanarsi dall'ideologia reazionaria del padre, pur mantenendo il cattolicesimo e il legittimismo politico.
I "sette anni di studio matto e disperatissimo" portarono a Leopardi problemi fisici, come malattie agli occhi e una doppia gobba, ma anche una profonda consapevolezza della limitatezza del presente rispetto al glorioso passato.
Il 1819 fu un anno di svolta per Leopardi a causa di una grave malattia agli occhi, pensieri di suicidio e una "conversione filosofica" che lo portò a passare dalla poesia alla filosofia materialistica, distaccandosi dalla religione.
Al suo ritorno a Recanati nel 1823, Leopardi si rese conto di non poter sfuggire alla sua condizione, il che portò a un'accentuazione del suo pessimismo, culminando nel pessimismo cosmico, come evidenziato nelle "Operette morali".