Concetti Chiave
- Leopardi identifica l'infelicità umana come un problema centrale del suo pensiero, inizialmente attribuendolo alla civiltà piuttosto che alla natura, definendo questa fase come pessimismo storico.
- Tra il 1819 e il 1823, Leopardi abbraccia il sensismo illuministico e il materialismo meccanicistico, sviluppando la teoria del piacere, secondo cui il piacere desiderato supera sempre quello effettivamente raggiunto.
- Nella seconda fase, Leopardi attribuisce l'infelicità alla natura spietata che inculca negli uomini un bisogno di felicità irrealizzabile, delineando il concetto di pessimismo cosmico.
- La terza fase vede un'evoluzione verso un progetto di civiltà, dove l'impegno civile e la collaborazione umana diventano centrali per mitigare il dolore e aumentare la felicità.
- Il messaggio della Ginestra esemplifica l'imperativo leopardiano di un nuovo modo di vivere basato sulla coscienza del vero e sulla solidarietà tra gli uomini.
Indice
Il Pessimismo Storico di Leopardi
Leopardi affronta subito il nodo problematico che resterà poi sempre al fondo del suo pensiero, l’infelicità umana. In questa sua prima fase del pensiero, sostiene che la causa non è quella della natura che lui considera benevole perché essa assegni all’uomo una condizione realmente felice, ma bensì la causa dipende dalla civiltà, perché essa viene a turbare i concetti della felicità.
Le cause dell’umanità sono quindi storiche ed è per questo che la prima fase di pessimismo il Leopardi viene chiamato pessimismo storico.La Teoria del Piacere
Nella fase che va dal 1819 al 1823 Leopardi si allontana dal cattolicesimo e aderisce al sensismo illuministico, dove indaga dal bisogno di essere felici e dalla possibilità di diventarlo. Sempre nello stesso periodo Leopardi consolida un punto di vista rigorosamente materialistico ispirato al meccanicismo settecentesco. Nasce quindi quello che Leopardi chiama teoria del piacere, dove l’uomo aspira naturalmente al piacere, ma il piacere desiderato è sempre superiore al piacere effettivamente conseguito.
Il Pessimismo Cosmico
Nella seconda fase di pessimismo invece, Leopardi si rifà la stessa domanda sul perché dell’infelicità umana, e questa volta dipende dalla natura, che non è più benevola ma spietata, perché da un lato ci inculca il bisogno di felicità e dall’altro per averci creato per la felicità. Adesso dunque le cause sono da ricercare nella vita stessa. Questa seconda fase di pessimismo di Leopardi viene chiamata quindi pessimismo cosmico.
L'Impegno Civile e La Ginestra
Nella terza ultima fase, che si definisce con nettezza, torna in primo piano l’esigenza dell’impegno civile. Il pessimismo leopardiano diventa così un progetto di civiltà. Sulla coscienza del vero deve infatti basarsi un nuovo modo di vivere da parte degli uomini, dove essi devono allearsi per ridurre il più possibile il dolore di tutti gli uomini e accrescere la felicità consentita dal loro stato fisico-biologico. In essa, esemplare è il messaggio della Ginestra.
Domande da interrogazione
- Qual è la causa dell'infelicità umana secondo il pessimismo storico di Leopardi?
- Come si evolve la teoria del piacere di Leopardi tra il 1819 e il 1823?
- In che modo il pessimismo leopardiano si trasforma in un progetto di civiltà nella terza fase?
Secondo il pessimismo storico di Leopardi, l'infelicità umana è causata dalla civiltà, che turba i concetti di felicità, piuttosto che dalla natura, che egli considera benevola.
Tra il 1819 e il 1823, Leopardi sviluppa la teoria del piacere, sostenendo che l'uomo aspira naturalmente al piacere, ma il piacere desiderato è sempre superiore a quello effettivamente conseguito, consolidando un punto di vista materialistico ispirato al meccanicismo settecentesco.
Nella terza fase, il pessimismo leopardiano diventa un progetto di civiltà, dove l'impegno civile è centrale e gli uomini devono allearsi per ridurre il dolore e accrescere la felicità, come esemplificato nel messaggio della Ginestra.