marinaldi
Ominide
7 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La ginestra fiorisce sulle pendici del Vesuvio, simbolo di resilienza in un paesaggio desolato e devastato.
  • Il testo riflette sulla precarietà della condizione umana e delle sue creazioni di fronte alla potenza della natura.
  • Critica al progresso umano, definito arrogante e illusorio, che ignora le verità scomode della nostra esistenza.
  • Il poeta si distacca dalla società, esprimendo disprezzo per l'auto-illusione e la fuga dalla realtà.
  • L'umanità è rappresentata come fragile e transitoria, incapace di controllare il proprio destino di fronte a forze naturali inarrestabili.

Indice

  1. La solitudine della ginestra
  2. La distruzione del Vesuvio
  3. La fragilità della condizione umana
  4. Critica al progresso moderno
  5. Il poeta contro l'oblio
  6. La verità e la libertà del pensiero
  7. L'umiltà e la nobiltà d'animo

La solitudine della ginestra

1-7 Qui sulle aride pendici (schiena) del terrificante (formidabil) e distruttore monte Vesuvio, che nessun altro albero o fiore rallegra, spargi intorno i tuoi cespugli solitari, o profumata ginestra, che ti appaghi (contenta) dei luoghi deserti.

La precarietà dell'uomo e delle sue realizzazioni

La distruzione del Vesuvio

7-37 Ti ho già (Anco) vista abbellire con i tuoi steli le solitarie (erme) campagne che circondano la città che in passato fu dominatrice (donna) degli uomini (mortali) e che paiono, con il loro aspetto solenne (grave) e silenzioso (taciturno), dare a chi passa testimonianza (fede) e memoria (ricordo) del perduto impero. Ora ti rivedo su questo terreno, amante di luoghi tristi e abbandonati dal mondo, e sempre (ognor) compagna di destini infelici (afflitte fortune). Questi campi cosparsi di ceneri sterili (infeconde) e ricoperti di lava pietrificata (impietrata), che risuona sotto i passi del viandante (peregrin); dove la serpe si annida e si contorce al sole e il coniglio torna alla consueta tana sotterranea (noto cavernoso covil), furono in passato poderi ridenti (liete ville) e campi coltivati (colti), biondeggiarono di spighe e risuonarono dei muggiti delle mandrie (armenti); furono giardini e palazzi, dimora (ospizio) gradita per il riposo (ozi) dei potenti; e furono città famose che il monte superbo (altero), eruttando fiamme (fulminando) dalla bocca infuocata (ignea), annientò (oppresse) con i suoi torrenti di lava, insieme con i loro abitanti. Ora un'unica distruzione (una ruina) avvolge tutto il paesaggio intorno a dove tu stai (siedi), o fiore gentile, e quasi mostrando compassione (commiserando) per le sciagure (danni) capitate agli altri, mandi al cielo un'essenza di profumo dolcissimo, che consola il deserto.

La fragilità della condizione umana

37-51 Chi è solito esaltare, con le sue lodi, la condizione umana (il nostro stato) venga in queste lande desolate (piagge), e veda quanto il nostro genere è caro alla natura che ci ama. E potrà anche valutare (anco estimar potrà) esattamente la forza (possanza) della stirpe umana (uman seme), che la crudele nutrice, quando meno se lo aspetta, in un momento, con un leggero movimento (lieve moto), distrugge (annulla) in parte e che può, con movimenti di poco meno leggeri, anche all'improvviso (ancor subitamente) annientare (annichilare) del tutto.

In queste terre (rive) sono raffigurate le sorti splendide e in continuo progresso (progressive) del genere umano (umana gente).

Critica al progresso moderno

52-63 Guarda e specchiati qui, secolo arrogante e stupido, che hai abbandonato la strada (calle) segnata sin qui (innanti) dal pensiero risorto. e, invertito il cammino (volti addietro i passi), ti vanti della tua svolta all'indietro (del ritornan), e la chiami progresso (procedere).

Tutti gli intellettuali (ingegni), di cui la loro sorte sciagurata (rea) ti ha fatto padre, sono intenti ad adulare il tuo atteggiamento infantile (pargoleggiar), benché a volte, tra loro, si facciano beffe di te (a ludibrio t'abbian).

La diversità del poeta-eroe

Il poeta contro l'oblio

63-71 lo non morirò (scenderò sotterra) con tale vergogna; ma piuttosto avrò mostrato il più apertamente possibile il disprezzo nei tuoi confronti che è racchiuso (si serra) nel mio cuore:

anche se so che la dimenticanza (obblio) annienta (preme) chi sia risultato troppo spiacevole (troppo increbbe) al proprio tempo (età).

Di questo male, che avrò in comune con te, già sin d'ora mi faccio beffe.

La verità e la libertà del pensiero

72-86 Vai sognando la libertà, e al tempo stesso (a un tempo) vuoi che il pensiero sia di nuovo schiavo (servo), quel pensiero grazie al quale soltanto ci siamo in parte rialzati dalla barbarie, e grazie al quale soltanto si cresce in civiltà, che unica guida al meglio il destino comune (pubblici fati). Perciò ti è spiaciuta la verità sulla sorte amara (aspra) e sulla bassa condizione (depresso loco) che la natura ci ha assegnato (die). Per questo motivo hai voltato, da vigliacco, le spalle (tergo) alla luce che aveva mostrato tale verità (il fe' palese); e, mentre fuggi, chiami (appelli) vile chi segue la verità e magnanimo soltanto chi, astuto o stolto, illudendo (schernendo) sé stesso o gli altri, eleva (estolle) il genere umano (mortal grado) fin sopra le stelle.

L'umiltà e la nobiltà d'animo

87-110 Un uomo di umili condizioni (povero stato) e fisicamente infermo, che sia generoso e nobile nell'anima (dell'alma) ed elevato, non si definisce né si considera ricco di beni materiali (d'or) o. forte (gagliardo), e fra la gente non fa ridicola ostentazione (risibil mostra) di una vita splendida o di un fisico possente (valente persona); ma senza vergogna lascia apparire sé stesso e, parlando, si dichiara apertamente privo (mendico) di forze e di denaro (tesor), e giudica la propria condizione (sue cose) conformemente alla realtà (al vero uguale). lo non ritengo davvero (già) un essere animato (animale) nobile (Magnanimo), bensì ritengo sciocco, quello che, nato per morire (a perir), cresciuto nel dolore (in pene), dice: «Sono stato creato per provare piacere», e riempie i suoi scritti (empie la carte) di orgoglio disgustoso (fetido), promettendo sulla Terra eccezionali (ecce/si)

destini e straordinarie (nove) felicità quali non solo questo mondo (orbe), ma anche il cielo intero ignora a popoli che un maremoto (onda di mar commosso), un soffio d'aria infetta (fiato d'aura maligna), un terremoto (sotterraneo crollo) distruggono in un modo tale che a stento (a gran pena) sopravvive il loro ricordo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della ginestra nel contesto del Vesuvio?
  2. La ginestra rappresenta la resilienza e la solitudine in un paesaggio desolato, simbolizzando la fragilità della condizione umana di fronte alla natura distruttiva del Vesuvio.

  3. Come viene descritta la distruzione causata dal Vesuvio?
  4. Il Vesuvio è descritto come un monte terrificante che ha annientato città e campi fertili con le sue eruzioni, lasciando un paesaggio di ceneri e lava pietrificata.

  5. Qual è la critica rivolta al progresso moderno?
  6. Il testo critica il progresso moderno come un ritorno indietro, definendolo arrogante e stupido, e accusa gli intellettuali di adulare questo falso progresso.

  7. Come viene affrontato il tema della verità e della libertà del pensiero?
  8. La verità è vista come scomoda e spesso evitata, mentre la libertà del pensiero è considerata essenziale per il progresso civile, ma viene minacciata da chi preferisce l'illusione.

  9. Qual è la visione dell'umiltà e della nobiltà d'animo nel testo?
  10. L'umiltà e la nobiltà d'animo sono apprezzate, con l'uomo nobile che riconosce la sua condizione reale senza ostentazione, in contrasto con chi promette felicità irrealistiche.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community