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Habilis
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Concetti Chiave

  • L'islandese cerca di sfuggire alla natura, ma finisce per incontrarla, riflettendo sull'inutilità della ricerca della felicità nei piaceri effimeri come ricchezza e fama.
  • Alcuni filosofi credono che smettere di desiderare porti alla felicità, mentre altri, come Leopardi, vedono nei desideri un elemento vitale, anche se generano infelicità.
  • Leopardi definisce la felicità in termini negativi, come assenza di infelicità, suggerendo che la ricerca della felicità dovrebbe avvenire per sottrazione del superfluo.
  • L'islandese decide di rinunciare ai desideri e ai piaceri, perseguendo un ideale di felicità simile all'atarassia di Epicuro, che consiste nell'assenza di dolore e turbamento.
  • L'approccio dell'islandese è limitare le possibilità di infelicità, evitando la ricerca smodata e senza limiti di beni materiali e piaceri.

Indice

  1. La ricerca della felicità
  2. Desiderio e infelicità
  3. Felicità negativa e rinuncia
  4. Limitare l'infelicità

La ricerca della felicità

Nel dialogo, l’islandese, nel cercare di fuggire alla natura, la incontra. Nella prima parte del dialogo l’islandese utilizza le seguenti espressioni vita vana e uomini stolti in quanto ritiene gli uomini tanto più si allontanano dalla felicità, tanto più la cercano. Per lo più la cercano nei piacere effimeri, come la ricchezza e la fama, che possono rendere l’uomo felice solamente transitoriamente.

In altri termini, quanto più l’uomo lotta per essere felice, tanto più sia allontana dalla felicità ed è in questo suo disperato lottare che sta l’ammissione della propria infelicità.

Desiderio e infelicità

Alcuni filosofi, come l’islandese, ritengono che sia il desiderio a rendere l’uomo inquieto, e quindi, smettendo di desiderare, apprezzando ciò che si ha invece che desiderare ciò che non si ha, si può essere felici. Altri filosofi ritengono invece che i desideri fanno si che l’uomo viva, seppur nell’infelicità, ma, per lo meno, vive.

Felicità negativa e rinuncia

Leopardi fa parte di questa seconda schiera: lotta per la felicità, pur avendo la consapevolezza che per l’uomo esistono solo la ricerca e l’attesa della felicità, oltre a quale istante di sospensione dall’infelicità. Il poeta propone quindi una definizione di felicità negativa, nel senso che non è un qualcosa di per sé, ma è mancanza di qualcos’altro. L’islandese decide così di rinunciare ai propri desideri, a cercare di progredire la sua condizione a danno altrui perché la ricerca della felicità deve avvenire per sottrazione e non per accumulazione, bisogna cercare di eliminare il superfluo. Altrimenti ci si proietta verso la ricerca smodata che non ha limiti, in quanto ci spinge a puntare a qualcosa di sempre maggiore.

Limitare l'infelicità

L’obiettivo dell’islandese è quindi quello di limitare le possibilità per essere infelice. Prima di tutti si astiene dai piaceri; è una concezione simile a quella di Epicuro che descrive la felicità come atarassia, ovvero assenza di dolore fisico e di turbamento spirituale. Il saggio, secondo Epicuro, è colui che guarda una nave in mezzo alla tempesta e è contento, perché, stando nel porto, si è sottratto alle intemperie.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione dell'islandese sulla ricerca della felicità?
  2. L'islandese ritiene che più l'uomo cerca la felicità nei piaceri effimeri, come la ricchezza e la fama, più si allontana da essa, ammettendo così la propria infelicità.

  3. Come Leopardi definisce la felicità?
  4. Leopardi propone una definizione di felicità negativa, intesa come assenza di infelicità, e suggerisce che la ricerca della felicità avvenga per sottrazione, eliminando il superfluo.

  5. Qual è l'obiettivo dell'islandese per limitare l'infelicità?
  6. L'obiettivo dell'islandese è limitare le possibilità di essere infelice, astenendosi dai piaceri e seguendo una concezione simile a quella di Epicuro, che descrive la felicità come atarassia, ovvero assenza di dolore fisico e turbamento spirituale.

Domande e risposte

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