Concetti Chiave
- Leopardi ricevette un'educazione domestica con un precettore ecclesiastico fino all'età di 10 anni, quando fu congedato a causa del declino economico della famiglia.
- La madre di Leopardi, amministratrice del patrimonio familiare, era fredda e distante, come dimostra il suo commento sulla morte di Silvia.
- Leopardi possedeva una vasta cultura sin da giovane, conoscendo greco, latino ed ebraico, e componendo opere ispirate ai classici antichi.
- La sua produzione iniziale era erudita e basata su una cultura libresca, priva di libera interpretazione e immaginazione.
- I frequenti riferimenti a opere di autori greci, romani e italiani evidenziano il suo ampio bagaglio conoscitivo e la sua erudizione.
L'educazione e la famiglia di Leopardi
Leopardi fu educato da un precettore ecclesiastico a casa fino all’età di 10 anni, quando il costui fu congedato con la gioia della madre perché, sebbene la famiglia Leopardi fosse fra le più nobili delle Marche, era oramai in declino. La madre di Leopardi era l’amministratrice del capitale familiare ed era una persona anaffettiva: tanto che, per consolare i genitori di Silvia alla sua morte, disse meglio morta, che peccatrice.
La cultura e le prime opere di Leopardi
L’educazione di Leopardi gli permise di conoscere il greco, il latino e l’ebraico. Era infatti un giovane caratterizzato dalla cultura smisurata, tanto che nell’infanzia compose dei testi su modello di quelli degli antichi; ne è un esempio la patracomachia, ispirata ad Omero, dove, sotto la storia principale si cela la lotta fra liberali e dominatori in Italia. Questa prima fase della produzione di Leopardi può essere definita erudita: dovuta una cultura libresca, molto nozionista, senza la propria libera interpretazione attraverso l’immaginazione, senza la maturità. I continui rimandi a autori greci, romani e italiani dimostrano il suo bagaglio conoscitivo. Per esempio quando nel Dialogo di un folletto e di uno gnomo parla degli imperi che scoppiano come bolle vi è un chiaro riferimento ad Astolfo dell’Orlando furioso, il quale aveva paragonato gli antichi imperi come vesciche colme che scoppiano.