Concetti Chiave
- "Libertà" è una novella di Verga ispirata all'eccidio di Bronte del 1860, pubblicata inizialmente nel 1882.
- La trama esplora la rivolta dei contadini siciliani delusi dalle promesse non mantenute dei garibaldini.
- Verga enfatizza la violenza e il caos della folla, che sfocia in crimini contro i ricchi detentori del potere.
- Il senso di colpa e la paura di punizioni emergono nei rivoltosi dopo l'atto violento.
- L'arrivo dei garibaldini e le loro azioni violente sottolineano il disagio economico e sociale dell'epoca.
Origini e contesto storico
“Libertà” rappresenta una novella della raccolta “Novelle Rusticane”, ma in realtà la sua prima pubblicazione avvenne sulla rivista “Domenica Letteraria” il 12 marzo del 1882. La sua trama prende ispirazione da un fatto realmente accaduto diversi anni prima, nel 1860, con l’eccidio di Bronte in Sicilia: arrivarono i garibaldini sull’isola promettendo al popolo, in particolare ai contadini, migliori condizioni di vita e di lavoro ma che poi si rivelarono irrealizzate, dunque questo portò alla rivolta del popolo. Le masse che si ribellarono poterono anche contare su un aiuto politico proveniente delle forze liberali, soprattutto dall’avvocato Nicolò Lombardo, non ci fu tuttavia nessuna mediazione pacifico, tanto che il generale Nino Bixio dovette istituire il tribunale di guerra per condannare a morte alcuni insorti.
Rivolta e violenza popolare
Verga si sofferma principalmente sull’aspetto della violenza, anche dal punto di vista narrativo, infatti il lettore viene introdotto nella storia medias res in mezzo alla folla caotica e bellicosa di “berrette bianche”, che al grido di “viva a libertà!” si rivolgono verso i detentori del potere e dei privilegi, quindi i più ricchi per scaricare su di loro questa rabbia attraverso terribili crimini quali l’omicidio. Una volta saziata questa loro terribile sete di vendetta, Verga si sofferma sullo stato d’animo dei rivoltosi, se infatti prima presi dal “mare in tempesta” si dimostravano coraggiosi e senza pietà, ora invece cominciano a mostrare i primi segni di senso di colpa, unito poi anche alla paura di essere puniti e di non aver risolto nulla con i propri metodi violenti.
Conseguenze e riflessioni finali
Infine, viene mostrato l’arrivo del generale Bixio accompagnato dai garibaldini, probabilmente il loro arrivo e i conseguenti ordini vengono accettati passivamente proprio perché ormai la rivolta era finita e i rivoltosi erano già consapevoli che sarebbero stati puniti severamente. Dunque sembra anche inutile l’intervento eccessivamente violento dei soldati, che non si trattengono nelle fucilazioni di massa con “i primi che capitavano” e nei loro toni intimidatori. Verga svolge quindi un buon lavoro nel porre l’attenzione sul disagio economico e sociale che si viveva all’epoca, la sua ragione non viene posta nelle mani di nessuno, entrambi hanno torno, se infatti all’inizio il narratore onnisciente entra ancora nella narrazione, alla dine si eclissa lasciando spazio invece ad un narratore omodiegetico che si cala nella folla. La contrapposizione tra folla e soldati viene evidenziato anche nelle parole del carbonaio alla fine, che crea un parallelismo tra la conquista della libertà e l’attribuzione di una proprietà agraria.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine storica della novella "Libertà"?
- Come viene rappresentata la violenza nella novella?
- Quali sono le conseguenze della rivolta secondo Verga?
- Come si evolve la narrazione nella novella?
La novella "Libertà" si ispira all'eccidio di Bronte del 1860, quando i garibaldini arrivarono in Sicilia promettendo migliori condizioni di vita ai contadini, promesse che non furono mantenute, portando alla rivolta popolare.
Verga si concentra sulla violenza popolare, descrivendo una folla caotica che, al grido di "viva a libertà!", si scaglia contro i ricchi, commettendo crimini terribili come l'omicidio, per poi mostrare il senso di colpa e la paura delle conseguenze tra i rivoltosi.
La rivolta si conclude con l'arrivo del generale Bixio e dei garibaldini, che impongono ordini accettati passivamente dai rivoltosi ormai consapevoli della punizione imminente, evidenziando l'inutilità della violenza e il disagio economico e sociale dell'epoca.
La narrazione passa da un narratore onnisciente a uno omodiegetico, che si immerge nella folla, sottolineando la contrapposizione tra i rivoltosi e i soldati, e riflettendo sulla libertà e la proprietà agraria attraverso le parole del carbonaio.