Antonella912
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Concetti Chiave

  • Verga utilizza l'impersonalità nelle sue opere per garantire una narrazione priva di influenze esterne e opinioni personali.
  • L'autore ritiene che non abbia il diritto di giudicare poiché la società è dominata da una legge immutabile del più forte.
  • Verga vede la realtà come crudele, priva di spazio per valori ideali come famiglia e compassione.
  • Il pessimismo di Verga si basa sulla convinzione che la legge della forza sia eterna e immodificabile.
  • Non essendo possibile modificare la realtà, qualsiasi giudizio o intervento risulta inutile secondo Verga.

Indice

  1. L'impersonalità nella narrazione di Verga
  2. Il pessimismo e la legge del più forte
  3. L'inutilità del giudizio secondo Verga

L'impersonalità nella narrazione di Verga

Verga ha un modo tutto suo (e anche vagamente contorto), per giustificare l'impersonalità che regna quasi sovrana in tutte le sue opere. Da una parte egli afferma di utilizzarla poiché ella è l'unico strumento capace di permettergli una narrazione pulita, priva di interventi esterni e di qualsivoglia parere che possa condizionare il lettore nel suo incontro con l'opera. D'altra parte, questo non è l'unico motivo: Verga infatti è anche convinto che l'autore abbia il dovere di eclissarsi, poiché egli non ha il diritto di giudicare.

Il pessimismo e la legge del più forte

Come base di fondo, c'è un forte pessimismo: Verga crede che la società sia dominata dalla forza per la vita, una vita crudele, una realtà dominata dalla legge del più forte, dove o ci si adegua o si accetta di finirne schiacciati. In tale società non vi è alcun posto per i valori ideali, per cose come 'la famiglia', 'l'affetto', 'la compassione'. E, Verga si premura di avvisarci, tale legge è immutabile, immodificabile: non esistono alternative, in alcun senso (né nel passato, che è sempre stato governato da tale legge, né nel futuro, che lo sarà per sempre, né nel trascendente).

L'inutilità del giudizio secondo Verga

Ed essendo la realtà fatta in questo modo, nessuno (e Verga intende proprio nessuno, nemmeno l'autore) ha il diritto di giudicare. Per lui infatti, l'unico giudizio giusto, l'unico che è degno di essere fatto, è quello correttivo: ma se non è possibile modificare il reale, esso diviene decisamente inutile, in quanto se non si può modificare l'esistenza, qualsiasi intervento risulta privo di senso.

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